Bambina recupera l’udito grazie alla ricostruzione dell’orecchio in 3D

Grazie alla tecnologia 3D i medici hanno ricostruito l’osso temporale della piccola paziente restituendole l’udito. È la prima volta all'ospedale Santobono-Pausillipon di Napoli.

Elza Coculo
Elza Coculo
Elza Coculo, 30 anni, di adozione romana. Lettrice appassionata con formazione in Studi italiani. Laureata in Editoria e Scrittura. Redattrice per Il Digitale. Amo scrivere di attualità e cultura eco-sostenibile.
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È successo a Napoli, all’ospedale pediatrico Santobono-Pausillipon. Una piccola paziente ipoacustica recupera l’udito grazie a un intervento di ricostruzione 3D dell’osso temporale. La patologia le ha causato un grave deficit uditivo e quindi problemi di apprendimento scolastico. Con l’ausilio della tecnologia 3D le è stata costruita una protesi estetica che aumentasse la capacità di comprensione della bambina. L’intervento è stato eseguito dall’Unita operativa di Chirurgia protesica della Sordità Infantile. 

Il planning chirurgico

L’intervento a cui si è sottoposta la piccola paziente ipoacustica è stato realizzato grazie a una tecnica innovativa in campo otochirurgico. La bambina era affetta da Atresia Auris, una malformazione congenita con assenza del padiglione auricolare, del condotto uditivo esterno e dell’orecchio medio. Quindi è stato necessario ricostruire la forma esatta dell’orecchio acquisita mediante TAC. Poi, grazie all’utilizzo di moderni software per l’elaborazione delle immagini, la zona di interesse è stata stampata con tecnologia 3D. Per stabilire la strategia operatoria con estrema precisione l’equipe ha effettuato un planning chirurgico pre-operatorio, simulando più volte l’intervento.

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Un passo avanti nella scienza

Lo scorso ottobre un simile intervento è stato eseguito all’ospedale Meyer di Firenze. Il piccolo paziente presentava una patologia diversa, ma l’impostazione dell’operazione è stata simile. Chirurghi e ingegneri della stampa 3D hanno collaborato nelle sale operatorie ed è stata necessaria una lunga preparazione per eseguire un intervento unico nel suo genere. Nel caso del Meyer il bambino non aveva sviluppato un deficit uditivo, ma ha spiegato il capo dell’equipe chirurgica Flavio Facchini, specialista in Chirurgia Plastica e Ricostruttiva:

Lui non aveva problemi di udito, ma la malformazione gli creava grande disagio. Per un bambino con una malformazione che era così evidente, il recupero estetico acquista una grande valenza psicologica e sociale.

Il sodalizio tra medicina e tecnologia 3D continua a garantire ottimi risultati.

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Elza Coculo, 30 anni, di adozione romana. Lettrice appassionata con formazione in Studi italiani. Laureata in Editoria e Scrittura. Redattrice per Il Digitale. Amo scrivere di attualità e cultura eco-sostenibile.
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