Pandemic – il mondo al tempo del COVID: il racconto dell’ultimo anno in un documentario Rai

È la Giornata nazionale in memoria delle vittime dell'epidemia da Coronavirus. L'intervista a Luca Rosini, autore e regista del documentario Rai "Pandemic- il mondo al tempo del Covid".

Silvia Buffo
Silvia Buffo
Silvia Buffo, 1985, giornalista. Ha fondato e dirige Il Digitale. Formazione classica e filologica, un dottorato di ricerca in Letteratura italiana, sui legami tra scrittura e nuovi media. “La bellezza è promessa di felicità” è il suo motto, che ha delicatamente rubato a Stendhal.
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Il 18 marzo 2020 resterà per sempre nella memoria degli italiani. Così proprio oggi viene istituita la Giornata nazionale in memoria delle vittime dell’epidemia da Coronavirus al fine di conservare e di rinnovare la memoria di tutte le persone che sono decedute a causa di tale epidemia. 

Oggi è il giorno in cui le salme delle vittime del Covid venivano trasportate fuori da Bergamo sui camion militari. È stato approvato dalla Camera e dal Senato il testo unificato (A.C. 2451 ed abb., S. 1894) recante l’istituzione di una giornata nazionale in memoria delle vittime dell’epidemia di COVID-19.

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L’Italia è stato il primo paese occidentale a essere colpito

Il dolore vissuto a Cremona e Bergamo si intreccia nel documentario con quello delle persone nel mondo, accomunate dallo stesso copione: la perdita di una persona cara, che si è spenta in solitudine, i familiari che non possono piangerla. Ma quali riflessioni, quale bilancio a un anno di distanza dallo scoppiare della pandemia? Un documentario per soffermarsi sulla realtà di un mondo improvvisamente trasformato.

A un anno di distanza, RAI Documentari presenta Pandemic – il mondo al tempo del COVID

Un racconto su come la pandemia abbia segnato in modo indelebile la vita di tutta la popolazione mondiale, impotente di fronte a un nemico invisibile che non si riesce ancora a sconfiggere.

Le telecamere di RAI Documentari sono tornate a Vo’ Euganeo, in provincia di Padova, dove si è registrata la prima vittima europea di COVID-19 e dove è stato imposto il primo lockdown d’Europa, raccogliendo anche la testimonianza del virologo Andrea Crisanti, tra i primi a dare l’allarme

Il musicista Federico Paciotti, che non ha potuto dare l’estremo saluto alla madre, racconta di come la musica gli abbia dato la forza di reagire al dolore. Lo scrittore Paolo Giordano, offre un’importante riflessione sull’umanità impossibilitata a celebrare l’atto fondamentale del rito funebre. 

Metropoli deserte, abbracci negati, interi settori economici in crisi

Dal Brasile alla Svezia, passando per l’Inghilterra, l’Indonesia e la Corea del Sud, il documentario racconta la vita quotidiana durante il lockdown, il dolore e la solitudine ma anche le piccole e grandi risorse che hanno mantenuto in vita ognuno di noi, storie di disperazione, di resistenza, di vita vissuta e resilienza in un anno impossibile da dimenticare. 

Una coproduzione internazionale Rai Documentari con MBC, la televisione pubblica sudcoreana, con la regia italiana di Luca Rosini, Pandemic – il mondo al tempo del COVID raccoglie le storie e i video messaggi di persone che in tutto il mondo hanno attraversato l’esperienza del Covid 19.

Pandemic, un omaggio all’umanità

Una riflessione sullo stato attuale della pandemia a livello globale e un messaggio di solidarietà che viaggia oltre le frontiere. Ha dichiarato Duilio Giammaria, Direttore di RAI Documentari:

Pandemic è un grande affresco su una delle più grandi tragedie sanitarie della nostra epoca e sul suo impatto sulla società, la vita e la quotidianità di ciascuno di noi. Con questa co-produzione internazionale, RAI Documentari affronta un tema di grande attualità, in linea con la sua missione di servizio pubblico volta a divulgare contenuti di qualità, di attualità, in grado di stimolare la riflessione del grande pubblico.

Pandemic- il mondo al tempo del Covid andrà in onda questa sera su Rai Tre alle ore 23 e 19, poi il racconto di Rai Documentari proseguirà giovedì 25 marzo su Rai Due con il secondo episodio “Gli invisibili della pandemia” di Catia Barone, che affronta l’eredità del COVID-19 raccontando in presa diretta le vite dei “long-covid”, i reduci del Coronavirus, che continuano a soffrire nonostante siano guariti dal virus.

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Leggi anche: Perché la Giornata nazionale in memoria delle vittime di Covid dovrebbe essere mondiale

L’intervista a Luca Rosini, l’autore di Pandemic

Come è nato il progetto Pandemic?

Il documentario nasce in modo molto fortuito: sono stato invitato in Corea dalla Korea Foundation, per un viaggio alla conoscenza del paese a novembre 2019 prima della pandemia. Lì ho incontrato varie televisioni coreane, era un viaggio offerto per giornalisti e filmmaker del mondo.

È in questo contesto che ho incontrato televisioni, festival, case di produzione di documentari coreane e ho conosciuto la casa della televisione MBC che è una delle più importanti televisioni della Corea del Sud e del mondo orientale fondamentalmente e con loro è nata un’intesa.

Poi mi hanno proposto di lavorare a questa coproduzione internazionale perché chiedevano alla Rai di collaborare con loro su questo progetto di documentari e quindi è nato questo scambio, loro hanno fornito due documentari sulla pandemia a livello globale e la Rai, e cioè io fondamentalmente, con Rai documentari abbiamo fornito dei materiali, delle storie dall’Italia alla Corea. Quindi così è nato il progetto.

Quali storie possiamo guardare attraverso il tuo documentario, Pandemic?

Allora il documentario racconta come l’umanità contemporanea sta affrontando la pandemia e quindi gli aspetti sono soprattutto emotivi, sociali, antropologici, quindi trovano spazio sicuramente le storie delle vittime del Covid in tutto il mondo perché comunque il 18 marzo è la Giornata nazionale dedicata alle vittime Covid, quindi insomma al centro ci sono le storie dall’Italia da Bergamo, da Cremona, dagli ospedali, dalle terapie intensive, poi ci sono storie di vittime dall’inghilterra, dal Brasile.

Vengono raccontate storie da tutto il mondo e poi ci sono le storie di resistenza, ci sono quelli che si sposano online, quelli che suonano i concerti ancora nonostante il Covid via appunto internet, oppure ci sono il grande racconto del lavoro, della mancanza del lavoro in Corea del Sud, Napoli, le proteste contro il primo lockdown.

E poi c’è una grande riflessione su questa umanità contemporanea che affronta tutta insieme questa emergenza e forse per la prima volta nella sua storia l’umanità si sente unita nel dolore e nella resistenza e, come dice Paolo Giordano, “questa cosa di non potere seppellire i propri morti con un rito funebre accomuna le esperienze di tutti gli esseri umani sul pianeta”.

Cosa senti di dire in merito a questa prima Giornata della memoria, come dovrebbe essere vissuta collettivamente?

Non so come dovrebbe essere vissuta questa prima Giornata della memoria e la memoria di chi non c’è più, forse dovrebbe servire a farci capire quali sono i limiti dell’essere umano.

Come immagini il post- Covid in termini di consapevolezza, credi che si svilupperanno finalmente modi più sostenibili di vivere?

C’è una grande riflessione anche sulla natura e sul fatto che forse la natura ci sta lanciando un segnale, un messaggio: dobbiamo fermare questo sfruttamento incontrollato dell’ambiente.

Infatti non viene mai ricordato nel documentario, non ne parlo però è sotto traccia, non è mai ricordato che probabilmente il virus sicuramente è passato da degli animali all’uomo, perché l’uomo ha invaso delle zone che non dovrebbero essere invase, perché dovrebbero essere tutelate, perché gli spazi della natura sono spazi della natura che l’uomo non dovrebbe toccare. Forse al di là del dolore per le vittime che mancano forse gli esseri umani dovrebbero riflettere su come impostare il proprio mondo futuro per evitare che queste tragedie si ripetano.

Che tipo di lezione stiamo apprendendo dal virus?

Sicuramente spero che l’essere umano svilupperà dei nuovi modi per affrontare le emergenze, per non trovarsi impreparati difronte ai futuri probabili virus che arriveranno, ma dovrà fare lavorare, come dicevo prima, per rispettare la natura, non sottrarre gli spazi, non sottrarre ambienti naturali alle specie che invece si portano dietro questi virus terribili e poi sicuramente affrontare finalmente in Italia tutte le problematiche che ci hanno impedito di essere veloci, di essere operativi di lavorare finalmente come un unico organismo.

Proprio come è stato possibile invece fare in Corea del Sud, un paese che è più o meno simile numericamente all’Italia: 50 milioni di persone hanno avuto pochissimi morti, pochissimi casi perché è un paese organizzato, ha uno sviluppo della tecnologia che gli ha permesso di tenere sotto controllo il virus e ha uno Stato che funziona, ha della burocrazia che è preparata alle emergenze, insomma tutto questo dovrebbe insegnare anche all’Europa, all’Italia che il modo per sopravvivere in modo efficiente alle epidemie esiste.

Chi è Luca Rosini

Bentivoglio (Bo), 18/02/1977. Giornalista, regista e conduttore, allievo del regista tedesco Werner Herzog, ha realizzato inchieste e reportage in Italia e all’estero per i programmi Annozero (Rai 2), Piazzapulita (La 7), Virus e Night Tabloid (Rai 2). Due volte vincitore del premio Ilaria Alpi, il suo film “Souvenir Srebrenica” è stato finalista ai David di Donatello 2007. Con il documentario “In a single breath”, prodotto da Rai Due, ha vinto l’American Documentary Festival di Palm Springs (Usa). Ha condotto “Evolution” e “Human Files” su Rai Due e “Uno mattina in famiglia” su Rai Uno. Attualmente è inviato per “Oggi è un altro giorno” su Rai Uno.

Leggi anche: L’intervento di Draghi a Bergamo per la Giornata delle vittime del Covid-19: “Lo Stato c’è e ci sarà”

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