Psichiatria: paziente ricoverato si laurea, è il primo in Italia

Tonia Samela
Tonia Samela
Tonia Samela, nata a Potenza nel 1994. Psicologa Clinica e Dottoranda di Psicopatologia del Comportamento, attualmente conduce la sua attività di ricerca a Roma. È attiva nella promozione della salute e nella divulgazione scientifica del sapere psicologico.
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Il trattamento delle persone affette da malattia mentale ha avuto nel corso della storia molteplici volti. In Italia la promulgazione della Legge 180, meglio conosciuta come Legge Basaglia, ha comportato notevoli cambiamenti nella gestione istituzionalizzata della sofferenza mentale. Il più importante compito affidato ai servizi psichiatrici è la riabilitazione del paziente. Da un po’ di tempo a questa parte non mancano, infatti, le storie di riscatto e reinserimento sociale delle persone provenienti da queste realtà. Molto diversa è la situazione delle persone con un disturbo mentale che hanno commesso dei reati e che sono state giudicate dal Tribunale come non dimissibili e quindi non reinseribili nella società. Da questi contesti di più complesso e delicato intervento arriva la storia di Gabriel, neolaureato in ingegneria informatica e ospite di una Residenza per l’esecuzione della misura di sicurezza (Rems) nella provincia di Messina.

Le Rems: cosa sono e perché sono nate

La Legge n.81 del 2014 ha prescritto la chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari a partire dal 31 marzo 2015. Questa normativa ha messo in moto una serie di cambiamenti e riorganizzazioni a cascata, alcuni dei quali ancora in atto. Per via di questa legge è cambiato infatti “il luogo di esecuzione della misura di sicurezza prevista per l’infermo di mente autore di reato e per il condannato divenuto infermo di mente”. Prima del 2015, questo luogo era appunto l’OPG. Il primo manicomio giudiziario propriamente detto è stato inaugurato in Italia a Montelupo Fiorentino, in provincia di Firenze, nel 1886. In realtà esisteva già una una speciale sezione per maniaci in una struttura di Aversa nata col medesimo scopo: ospitare i detenuti che, successivamente alla commissione di un reato, erano stati colpiti da un’infermità psichica. Nel 1930, durante il ventennio fascista, il Codice Rocco allora in vigore ha istituzionalizzato il ricorso al manicomio giudiziario quale misura di sicurezza da disporsi sempre nei confronti dell’imputato prosciolto per infermità psichica. Da qui l’idea di internare “i detenuti pazzi e pericolosi” proprio negli OPG e la fondazione di 6 strutture di questo tipo disseminate per l’Italia: Montelupo Fiorentino, Aversa, Napoli, Reggio Emilia, Barcellona Pozzo di Gotto e Castiglione delle Stiviere. Da quell’anno in poi nessuna novità sul piano legislativo, i ricoveri coatti diventano una realtà ordinaria. Nel 2008 qualcosa cambia: il Comitato per la prevenzione della tortura del Consiglio d’Europa visita per la prima volta un OPG. Due anni più tardi, la Commissione parlamentare d’inchiesta sull’efficacia e l’efficienza del servizio sanitario nazionale effettua ripetuti sopralluoghi nei 6 OPG italiani. Dai rapporti ufficiali della Commissione viene fuori che le modalità di attuazione delle misure cautelative osservate in questi luoghi non sono in linea con le adeguate pratiche cliniche e, in alcuni casi, risultano essere lesive della dignità della persona. Da questi rapporti nasce una Legge che dichiara che, a partire dal 31 marzo 2013, le misure di sicurezza del ricovero in Opg devono essere eseguite esclusivamente all’interno di strutture sanitarie. Seguono una serie di proroghe fino al Marzo 2015, poi la svolta. Dalle ceneri degli OPG è nata la Residenza per l’esecuzione della misura di sicurezza (Rems). La Rems è una struttura concepita appositamente per contenere pochi ospiti, di conseguenza è molto più vivibile di un OPG, che conteneva normalmente centinaia di persone. In più, l’autorità responsabile che esegue la misura di sicurezza psichiatrica per le Rems è la sanità regionale, mentre per gli OPG era il Ministero di Giustizia. Prima il personale era prevalentemente giudiziario, oggi è tutto sanitario. Soltanto l’attività perimetrale di sicurezza e vigilanza è rimasta di competenza della pubblica sicurezza. Leggi anche: Made in Carcere: il brand che regala una seconda opportunità ai detenuti

Il neolaureato Gabriel e la sua storia di rivincita

L’introduzione delle Rems ha scatenato però non poche polemiche, prima tra tutte la carenza in numero delle strutture. Data la disparità di numeri prevista tra OPG e Rems, nessuno sembrava sapere dove questi detenuti sarebbero andati una volta chiusi i primi. All’interno delle strutture riabilitative del territorio c’era un certo fermento: avevano tutti paura che l’obbligo di custodire queste persone ricadesse su di loro. In realtà, su 750 internati, circa la metà furono dichiarati dimissibili perché non più socialmente pericolosi, e ricoverati in altre strutture con l’obiettivo di riabilitarli. Nelle Rems devono risiedere per legge solo ed esclusivamente i pazienti non dimissibili, socialmente pericolosi, affetti da patologia mentale permanente e per i quali esiste un rapporto diretto fra la malattia mentale e il reato commesso. Proprio da una di queste Residenze per l’esecuzione della misura di sicurezza proviene una storia rara quanto edificante di riabilitazione e riscatto. Un ospite della Rems di Naso, in provincia di Messina, si è laureato a distanza in Ingegneria informatica. Il suo nome è Gabriel ed è nella Rems siciliana dal Settembre 2018, a seguito di un’ordinanza del Tribunale di sorveglianza di Messina. Una volta completati i colloqui psichiatrici e psicoterapeutici del team della Rems, Gabriel ha deciso di riprendere gli studi universitari che aveva abbandonato a causa dell’acuirsi della sua patologia. Gli specialisti della struttura, dopo l’autorizzazione del Tribunale, hanno stabilito un accordo con il Politecnico di Milano, permettendo a Gabriel di sostenere gli esami universitari e laurearsi a distanza tramite Skype. I familiari di Gabriel, secondo il regolamento della struttura, hanno assistito alla seduta di laurea e organizzato un rinfresco al quale il giovane neolaureato ha partecipato accompagnato dal personale della struttura. Si tratta di un evento unico in Italia, è la prima volta che un ospite di Rems si laurea durante l’esecuzione della misura restrittiva. Questo evento dovrebbe far comprendere che grazie alla professionalità degli operatori sanitari e ai percorsi riabilitativi personalizzati è possibile mettere a frutto le potenzialità individuali delle persone affette da disturbi mentali. Anche quando il percorso riabilitativo sembra particolarmente difficile e lungo, si può sempre migliorare la propria condizione di vita. È importante che queste notizie arrivino anche a chi non è esperto di salute mentale, così da permettere a tutti di avere cognizione delle realtà psichiatriche, al di là dell’immaginario collettivo forse troppo spesso nutrito esclusivamente di stereotipi. Leggi anche: Andare dallo psicologo è ancora un tabù: 5 miti da sfatare   di Tonia Samela

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