OMS, stop alla vendita di animali vivi nei mercati: “Fonte di oltre il 70% delle nuove malattie infettive”

Freno sul commercio di animali vivi catturati allo stato selvatico: l’OMS esorta a un miglioramento complessivo dei mercati alimentari. Il fine è quello di poter individuare rapidamente eventuali nuovi agenti patogeni, tra le principali cause di diffusione delle pandemie.

Linda Scattolini
Linda Scattolini
Umbra. Da sempre appassionata di scrittura e comunicazione, ama le lingue e la letteratura straniera. Dalla maggiore età ha collaborato con testate e tv locali, co-condotto in dirette web e radio, cercando. Amante di cronaca, politica e dei dibattiti sui temi attuali in chiave socioculturale.
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Stop alla vendita di animali vivi nei mercati alimentari. È questa la strategia per evitare la diffusione di nuove malattie infettive tra gli uomini. A richiederne la sospensione è l’Organizzazione Mondiale della Sanità, dopo aver studiato a lungo la situazione.

Le indagini condotte sulla trasmissione del Covid-19, infatti, vedono tale pratica come una delle principali minacce alla salute. Dichiarano gli esperti dell’Oms:

Gli animali, in particolare quelli selvatici, sono la causa di più del 70% di tutte le nuove malattie infettive trasmesse agli esseri umani, molte delle quali determinate da nuovi virus.

I mammiferi selvatici, in particolare, rappresentano un rischio per l’emergere di nuove malattie.

Affermazioni che vanno ad associarsi al rapporto circa le origini del virus. Sempre gli esperti vedono il mercato umido di Wuhan, in Cina – nonché la metropoli cui sono stati manifestati i primi casi – come uno dei punti di diffusione di Sars-CoV2 alla fine del 2019.

Stop alla vendita di animali selvatici: il “salto di specie” mette a rischio la salute umana

stop alla vendita di animali vivi nei mercati

Un veicolo misterioso aggredisce l’uomo per il nutrimento, la sopravvivenza e l’espansione tramite microrganismi: la zoonosi, il “salto di specie”, è il sistema attraverso cui le malattie infettive passano dall’animale all’essere umano. Ultimo esempio che ha colpito il Pianeta è proprio il Covid-19.

A suscitare grande preoccupazione in scienziati ed esperti, sono le strane forme di infezione contratte da un numero sempre crescente di animali selvatici: micosi, funghi, escoriazioni cutanee e del pelo, con il rischio di trasmissione ai parenti domestici e, a loro volta, ai loro padroni.

Leggi anche: Coronavirus e allevamento di animali: il legame è ufficiale

Stop alla vendita di animali vivi nei mercati: cos’è la zoonosi

Dall’inquinamento alla deforestazione, l’attività umana ha influenzato negativamente l’habitat naturale delle specie in questione. Una volta rimossi i sedimenti in cui gli animali selvatici si trovano da secoli , scavando o strappando alberi, gli animali fuggono fino a raggiungere le zone abitate e infettano perciò le specie più deboli che, a loro volta, divengono vettori di contagio verso l’uomo.

Un esempio riportato dal rapporto di One Health Institute è l’aumento dei casi di scabbia tra i mammiferi selvatici in Cile negli ultimi quindici anni, soprattutto nella volpe, nel lama guanaco e nella vigogna.

La tendenza è in aumento a livello mondiale: infezioni mai osservate prima sono state denunciate, infatti, anche in vombati australiani, volpi rosse europee e capre iberiche.

A preoccupare è anche lo scioglimento dei ghiacci, dai Poli alle vette di montagna superiori a quattromila metri: l’acqua che scende a valle a causa di tale fenomeno trascina con sé rocce e terriccio in cui, da milioni di anni, sono sepolti virus e batteri che vanno a mescolarsi con le falde potabili.

Dichiara Marcela Uhart, direttrice del Programma latino-americano di One Health Institute, in un’intervista per El Paìs dello scorso gennaio:

C’è una stretta dipendenza e correlazione tra la salute degli umani, degli animali e dell’ecosistema.

Se uno di questi si ammala, si ammalano anche gli altri.

Leggi anche: Stop a deforestazione, WWF: “Le foreste sono il nostro antivirus”

Stop alla vendita di animali vivi: le richieste dell’Oms

Il più recente rapporto OMS sulle origini del virus vede il mercato umido di Wuhan come uno tra i punti principali di diffusione del contagio da Sars-Cov-2. Più in generale, individua nei wet market un rischio inaccettabile per la salute degli animali e delle persone per le condizioni igieniche precarie.

Perciò l’OMS chiede non solo alla sospensione del commercio di animali selvatici vivi. Altresì chiede un miglioramento delle norme igieniche nei mercati tradizionali – al fine di ridurre la trasmissione di virus da uomo a uomo. E ancora, il controllo di allevamento e vendita degli animali selvatici destinati al consumo umano e la formazione di ispettori veterinari.

In particolare, queste figure dovranno essere in grado applicare le nuove regole, rafforzare i sistemi di sorveglianza, in modo da rilevare in tempi rapidi gli agenti patogeni, e lanciare campagne di sensibilizzazione per commercianti e clienti.

Leggi anche: Il ghiacciaio Thwaites si sta sciogliendo troppo in fretta: “Serio pericolo per l’innalzamento dei mari”

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