“Non emigrate”: il profugo cantante che vuole convincere gli africani a non partire

Martina Mugnaini
Martina Mugnaini
Martina Mugnaini. Classe 1991. Nata e vissuta a Roma, ha un forte legame con le sue origini fiorentine. Laureata in Filologia Moderna alla Sapienza e giornalista, ama scrivere di tutto quello che riguarda l’arte, la letteratura, il teatro e la cultura digitale. Da anni lavora nel campo della comunicazione e del web writing interessandosi di tutto ciò che riguarda l'innovazione. Bibliofila e compratrice compulsiva di libri di qualunque genere, meglio se antichi: d'altronde “I libri sono riserve di grano da ammassare per l’inverno dello spirito” e se lo dice la Yourcenar sarà vero.
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Immigrazione. Ne parliamo così tanto, ma spesso non sappiamo davvero quello che stiamo dicendo. Abdul Embalo ha 27 anni, è un cantante del Gambia e nelle sue canzoni pop tenta di convincere i suoi connazionali a restare in Africa perché secondo lui “L’immigrazione non è la soluzione“.

Dobbiamo riflettere e capire che non è un nostro desiderio perdere la vita in un gioco, dobbiamo guardare alla nostra Africa. Ho avuto questa ambizione che mi ha portato a diventare immigrato clandestino, ma se avessi saputo non sarei mai partito. Mi chiedo se è davvero il mio destino scappare dalla polizia, cucinare nella stessa stanza in cui dormo, non avere una doccia e neppure la colazione. E quindi caro fratello, l’immigrazione clandestina non è la soluzione.

I suoi sono video di denuncia, di rabbia per il destino a cui vanno incontro migliaia di africani che non hanno idea dei rischi del viaggio e della vita a cui andranno incontro in Europa. Ma soprattutto sono parole che trasmettono forza, incoraggiamento a tutti quei ragazzi che si trovano a vivere ogni giorno nella condizione di migranti.

Lui vorrebbe far cambiare loro idea, vorrebbe che non partissero: il viaggio è troppo pericoloso, quello a cui vanno incontro molte volte è peggio di quello da cui scappano ma soprattutto devono riappropriarsi del loro continente.

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L’esperienza da migrante e la decisione di tornare indietro

Abdul non parla per sentito dire o per luoghi comuni, l’emigrazione l’ha vissuta sulla sua pelle. A 24 anni, nel 2016, decise di partire per l’Italia dalla Guinea-Bissau, seguendo l’esempio di un amico, in un viaggio che non potrà più dimenticare. Orfano di genitori, senza lavoro, non riuscendo a far fronte alle numerose difficoltà, ha scelto la strada della migrazione irregolare con la speranza di costruirsi un futuro migliore. Il suo viaggio è durato tre mesi: Senegal, Mali, Burkina Faso, Niger e per finire, Libia. Qui è stato imprigionato e torturato, un destino comune a molti migranti che tentano di partire dalle coste libiche. Questo è stato il punto di svolta.

Ho visto un amico di viaggio morire proprio accanto a me. È stato in quel momento che ho deciso che era meglio tornare indietro.

Ha deciso di rimpatriare. Poco dopo il rientro in Guinea, Abdul ha conosciuto Mani Tese, l’Ong italiana che promuove il progetto “Antula è giovane”, che si occupa di aiutare le persone che tornano a vivere dignitosamente nella comunità attraverso il progetto “Ritorno alla terra”.

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La passione per la musica e il riscatto per convincere le persone a non partire

Seguendo la sua grande passione, quella per la musica, ha cominciato a cantare, a scrivere canzoni per raccontare quello che ha vissuto.

Vorrei usare la mia musica per sensibilizzare i giovani come me sui rischi della migrazione irregolare.

Ecco perché Mani Tese l’ha invitato a partecipare nel 2017 e nel 2018 alle prime due edizioni del Festival di Gabu. Questa località non è stata scelta a caso: Gabu è una città di frontiera da cui parte la maggior parte dei migranti irregolari in Guinea-Bissau e il festival ha lo scopo di sensibilizzare soprattutto i giovani sui rischi della migrazione irregolare. Proprio per raccontare la sua esperienza, in soli 3 giorni Abdul ha scritto e registrato una canzone, Emigracao clandestina, per convincere le persone a non partire.

Ho voluto contribuire al festival con un messaggio di allerta sui pericoli del viaggio ma anche di amore verso la propria terra. Dopo aver cantato sul palco, ho capito che c’è qualcosa di grande dentro di me, che posso usare la musica per far capire agli altri che non vale la pena perdere la vita attraverso l’immigrazione irregolare e che nel nostro Paese possiamo trovare opportunità di crescita.

Le frasi della sua canzone fanno riflettere:

Sei giovane, non puoi rischiare sulle canoe per farti una vita in Europa, milioni di giovani sono morti nel Mediterraneo, sono tantissimi e molti altri sono rinchiusi in Libia… non andare, fatti prima delle domande perché sei tu la persona che può cambiare il proprio futuro. Sono stato testimone di questa storia, non partire mai come emigrato clandestino.

Così Abdul è diventato famoso, ha scelto il nome d’arte Bigs Lion e oggi continua a cantare: sogna un mondo di pace e lo esprime con ritmo ed entusiasmo nella sua musica. Aveva investito tutta la sua vita nell’emigrazione, ma quando stava per arrivare a destinazione, dopo le sofferenze sopportate, si è reso conto che non era la scelta giusta. E così è tornato a casa, tra affetti e amicizie, per aprire gli occhi ai futuri migranti e convincerli a non partire. “Perché il futuro dell’Africa è nostro”.

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di Martina Mugnaini

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