Nichi Vendola, primo a dare allarme Covid in Italia: “Nessun merito, ho semplicemente fatto il postino”

Nichi Vendola, ex governatore della Puglia fu il primo a dare l'allarme dei medici italiani su cosa stesse accadendo in Cina. Ma si considera un semplice tramite.

Silvia Buffo
Silvia Buffo
Silvia Buffo, 1985, giornalista. Ha fondato e dirige Il Digitale. Formazione classica e filologica, un dottorato di ricerca in Letteratura italiana, sui legami tra scrittura e nuovi media. “La bellezza è promessa di felicità” è il suo motto, che ha delicatamente rubato a Stendhal.
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È il 12 febbraio 2020 e Nichi Vendola alle 12 e 45 riceve una mail.

Caro Nichi nei giorni scorsi siamo stati contattati da Haibo Qiu, presidente della società cinese di Terapia intensiva, che è a Wuhan, inviato dal Governo federale. Haibo si è formato in Italia e ha passato diversi anni a Torino e Milano lavorando con noi su progetti di ricerca clinica. Al di là delle differenze tra il quadro che Haibo ci ha fornito e i dati ufficiali, c’è da evidenziare il numero di malati che in Cina oggi hanno bisogno di ricovero in Terapia intensiva per trattamenti avanzati della insufficienza respiratoria acuta. Se sviluppassimo la percentuale dei pazienti ammessi in Terapia intensiva sulla base del numero di infetti dato oggi dalla Oms, sono 9.000 i pazienti che avrebbero bisogno di ricovero in Terapia intensiva”.

Il tempestivo allarme di Vendola al Ministro Speranza sul rischio epidemia in cui l’Italia sarebbe precipitata da lì a poco

L’ex governatore avvisa l’allora ministro della Salute, Roberto Speranza per potergli assicurare un’immediata gestione, pur non ricoprendo più alcun incarico ufficiale. Succede poi che, accolto l’allarme, Speranza lo inoltra ai dirigenti del suo ministero: “Ci stiamo lavorando”- risponde Giuseppe Ruocco, segretario generale del ministero- “pensiamo di dare una prima bozza di piano martedì prossimo”. Dunque, ricapitolando, Nichi Vendola accoglie e divulga l’allarme dei medici con una comunicazione firmata da Alberto Zangrillo, Antonio Pesenti, Giacomo Grasselli e Marco Ranieri.

Ma Nichi Vendola si dissocia dal merito, definendosi un tramite

“Ho semplicemente fatto il postino” commenta Nichi Vendola. L’ex parlamentare ed ex presidente della Regione Puglia però è stato il primo a raccogliere l’allarme dei medici italiani e questo è un dato di fatto.

Ma cosa hanno precisato i quattro medici che firmano il documento? “L’attività del Governo italiano – scrivono- in questi giorni è giustamente concentrata su misure di isolamento e prevenzione, vista la dimensione del problema e la necessità di ricoverare pazienti in terapie intensive attrezzate per garantire l’isolamento assoluto sarebbe augurabile aprire un tavolo tecnico dedicato alla problematicità del trattamento in Ti delle forme più gravi”.

Perché la mail ricevuta da Nichi Vendola rientra negli atti acquisiti dalla Procura

La documentazione ora è tra gli atti acquisiti dalla Procura di Bergamo nell’inchiesta sulla gestione della pandemia di Covid. Per i pm la mail è un documento fondamentale poiché costituisce uno degli allarmi ricevuti per tempo dalle istituzioni italiane: otto giorni prima dell’identificazione del cosiddetto “paziente 1”.

Vediamo le ragioni. In primo luogo c’è un problema di fonte, la menzione del medico cinese Haibo Qiu è presente solo in questo documento. In seconda analisi, vi è il fattore ‘posti letto in rianimazione’. Il Paese poteva contare di 5.184 posti letto nei reparti di Rianimazione e soltando il 4 per cento poteva essere isolato, queste sono le precisazioni dei medici che hanno firmato. Che l’Italia non fosse pronta ad affrontare la pandemia si sapeva già in termini di posti letto e questo è un dato fin troppo pratico, concreto e inequivocabile. La pressione sugli ospedali che ne è conseguita, nell’ampliamento di terapie intensive, ne costituisce riprova.

Leggi anche: Biomed approva terapie domiciliari Covid: “Si potevano evitare migliaia di decessi”

Vendola: “Non ho mai messo la testa sotto la sabbia davanti a un allarme”

nichi vendola

Entrando nelle ricostruzione della vicenda, abbiamo ascoltato direttamente Nichi Vendola che precisa come informare di un’emergenza sia un dovere assoluto, non un fatto di merito, e come nella complessità della situazione non si debba agire mediante una caccia al colpevole, bensì guardare all’errore per scongiurare rischi futuri:

Come sempre, quando ricevo una segnalazione di qualche criticità, cerco di sensibilizzare le autorità competenti.

Nelle chat e nelle mail di assesori o ministri non si troveranno mai una mia raccomandazione di qualcuno per un concorso o una mia richiesta di favori, ma si troveranno molte segnalazioni di ingiustizie o di criticità.

Lo faccio anche oggi, da semplice cittadino: se ho un contatto telefonico di una autorità, mi faccio carico di ciò che vengo a sapere e provo a sollecitare l’attenzione di chi ha responsabilità.

Lo faccio sempre, lo considero un dovere assoluto, non ho mai messo la testa sotto la sabbia dinanzi ad un allarme, ad una criticità, ad una sofferenza.

Nel caso specifico, io conosco fin dal 1972 Marco Ranieri, che è barese, abbiamo condiviso una bella esperienza nella ex Germania est e abbiamo frequentato la stessa organizzazione giovanile.

Marco è un medico e uno scienziato di grande valore, un professore universitario, un uomo di grande passione civile: in quei giorni che precedettero l’esplosione in Italia della pandemia mi cerca per chiedermi se ho contatti con le autorità di governo perché vorrebbe segnalare alcune preoccupazioni.

Così mi invia quella mail che un minuto dopo io giro al Ministro Speranza. Il mio ruolo fu quello del postino solerte.

Certo, fa impressione leggere oggi quella mail ma oggi, alla luce delle esperienze fatte e delle conoscenze acquisite, si può capire bene ciò che allora appariva come una realtà del tutto incognita.

Penso che sarebbe utile indagare politicamente su cosa è accaduto allora, non per cercare colpevoli ma per capire come prepararci a rischi futuri.

Leggi anche: “Quanto resta della notte?”. In scena a Roma lo spettacolo di Nichi Vendola

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