Niente processo a Carola Rackete, il gip: “Aveva il dovere di salvare vite umane”

La giovane comandante della nave ONG Sea Watch due anni fa aveva forzato il blocco imposto dall'allora ministro dell'Interno, Matteo Salvini, per portare in salvo migranti nel porto di Lampedusa.

Tommaso Panza
Tommaso Panza
Salentino, classe 1993. Una laurea in mediazione linguistica. Fondazione Basso(Roma). Amante della lettura e del cinema, in particolare delle opere che raccontano spaccati di realtà. Deciso sin da piccolo a diventare un giornalista.
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Il processo a Carola Rackete non ci sarà. La comandante della Sea Watch che entrò in collisione con la motovedetta della Guardia di Finanza durante le manovre per entrare nel porto di Lampedusa con 42 migranti a bordo non verrà processata.

All’epoca nei porti italiani c’era il blocco imposto dall’allora ministro dell’Interno, Matteo Salvini.

Lo ha deciso il gip di Agrigento, Alessandra Vella, che ha accolto la richiesta della Procura, il processo a Carola Rackete dunque non ci sarà.

Processo a Carola Rackete: la vicenda

Processo a Carola Rackete: la vicenda

La 33enne Carola Rackete, comandante della Sea Watch 3, due anni fa aveva forzato il blocco sui porti imposto dall’allora ministro dell’Interno, Matteo Salvini, entrando nel porto di Lampedusa per far sbarcare i 42 migranti a bordo della sua nave, dopo oltre due settimane di navigazione al largo delle acque territoriali italiane.

Nella manovra speronò l’imbarcazione della Guardia di Finanza, finendo così in manette per resistenza o violenza contro una nave da guerra.

Il procuratore Luigi Patronaggio aveva fatto richiesta di non processare l’attivista che due anni fa è diventata famosa non solo per il salvataggio dei 42 migranti ma anche per il botta e risposta a distanza con Matteo Salvini, mentre cercava di far sbarcare i naufraghi, salvati dal mare, a bordo della sua nave.

Carola Rackete lo stesso giorno fu arrestata per la “resistenza o violenza contro una nave da guerra” dopo la manovra che le consentì di entrare nel porto dell’isola siciliana. Il procuratore Luigi Patronaggio ha spiegato:

Ci siamo adeguati alle indicazioni della Corte di Cassazione che aveva confermato l’annullamento dell’arresto.

Pur avendo qualche perplessità sul bilanciamento dei beni giuridici in gioco.

Processo a Carola Rackete: le inchieste della Procura di Agrigento

Processo a Carola Rackete: le inchieste della Procura di Agrigento

Secondo le indagini della Procura di Agrigento nella figura del procuratore Luigi Patronaggio, poi archiviate dal gip infatti: Carola Rackete ha agito per stato di necessità, perché aveva il dovere di portare i migranti in un porto sicuro non potendo più garantire la sicurezza a bordo dopo 17 giorni di attesa al largo delle coste italiane.

Salvatore Tesoriero, avvocato della comandante della Sea Watch 3, riguardo il mancato processo a Carola Rackete ha commentato:

La Procura all’esito dell’inchiesta ha svolto ulteriori indagini e ha valutato che effettivamente la causa dell’adempimento del dovere va rilevata e debba esserci.

C’erano diverse avvisaglie che arrivavano anche dalla Corte di Cassazione.

Ricordo ai tempi le disposizioni dell’ex ministro Salvini e rilevo oggi, a distanza di due anni, che Carola Rackete aveva agito per salvare vite umane in adempimento di un dovere.

Questo è stato sostenuto dall’inizio.

Esulta anche Giorgia Linardi, portavoce di Sea Watch:

Possiamo considerare ufficialmente chiusa la vicenda che ha visto Carola indagata per essere entrata in un dichiarato stato di necessità nel porto di Lampedusa nel giugno del 2019.

È una conclusione logica e necessaria di una vicenda rispetto alla quale la Corte di Cassazione, responsabile per l’interpretazione dei diritti nel nostro Paese, si era già espressa sottolineando due importantissimi principi.

Quello per cui soccorrere chiunque si trovi in pericolo in mare costituisce l’adempimento di un dovere e pertanto non può essere criminalizzato e il principio per cui la nave che presta soccorso non può essere considerata un porto sicuro, e il soccorso stesso si può considerare concluso solo nel momento in cui le persone giungono in un porto in salvo.

Parla anche Carola Rackete

Su Twitter ha postato un video dove ha commentato l’avvenuta archiviazione del processo. Il video è stato inoltre accompagnato da un post nel quale Carola Rackete “ha invitato a non cantare completamente vittoria e mettendo in evidenza come non sia ancora finita”

“La missione di salvataggio con Sea-Watch significava usare privilegi come i passaporti dell’UE o l’istruzione gratuita per essere solidali con le persone che lottano contro le strutture di potere razziste che mantengono l’ingiustizia”. Queste sono le prime parole di Carola Rackete, la giovane comandante tedesca che il 29 giugno di due anni fa forzò l’ingresso nel porto nel porto di Lampedusa trasportando 42 migranti a bordo salvando così le loro vite.

Questa lotta è tutt’altro che finita e dovremmo farne tutti parte mettendo quindi in evidenza come questo sia soltanto l’inizio e come la battaglia sia ancora lunga.

Leggi anche: La Cassazione: “L’arresto di Carola Rackete era illegittimo”

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