Mariaelena Masetti Zannini, una vita dedicata a regia e teatro

L'intervista a Mariaelena Masetti Zannini. Regista bresciana, nativi da contessa da cui ha ereditato tutto il suo essere sofisticato, ha scelto di dedicare la sua vita all'arte.

Silvia Buffo
Silvia Buffo
Silvia Buffo, 1985, giornalista. Ha fondato e dirige Il Digitale. Formazione classica e filologica, un dottorato di ricerca in Letteratura italiana, sui legami tra scrittura e nuovi media. “La bellezza è promessa di felicità” è il suo motto, che ha delicatamente rubato a Stendhal.
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Mariaelena Masetti Zannini è un’attrice, scrittrice per teatro e cinema e regista da molti anni, ma il suo non è un semplice fidanzamento con l’arte, è una “ricercatrice indipendente”, un’amante del particolare e i cliché proprio non le appartengono. Di recente la ricordiamo per il suo stravagante omaggio a Gabriele D’Annunzio, con emblematico titolo dal richiamo omerico ma in chiave novecentista, Mùsami o Vate alle colonne del Vizio, spettacolo noto per aver raccontato i lati più intimi del poeta, anche quelli oscuri. Mariaelena crede molto infatti in un teatro che riporti la “verità”.

Mariaelena Masetti Zannini, l’intervista

marielena masetti zannini

Di solito si arriva a vivere di teatro non solo per passione ma per terapia di sé, è così?

In realtà solo ora ho compreso perché faccia questo lavoro, da piccola ero timida e fantasticavo molto, vivevo di mondi interiorizzati, e poi questi mondi sedimentati ho dovuto farli emergere durante la mia adolescenza, volevo trovare uno spazio alle mie parole e trasformarle in immagini.

Le foto di scena dei tuoi spettacoli sembrano dei dipinti di età barocca, straripanti di particolari dove ogni elemento si carica di suggestione e mistero. Su cosa basi questa così particolare ricerca estetica?

Non ho pudore di nulla a teatro, inseguo il bello ma non mi vergogno del brutto e della deformazione. Anche il brutto ha una sua funzione estetica. Per raccontare in modo autentico bisogna ricorrere a entrambi e a me viene naturale mettermi a nudo, perché amo sentirmi libera quando sono in scena, sempre per amore della verità sui personaggi che interpreto.

D’Annunzio in sé è l’icona dell’estetismo, come è stato costruire questo personaggio da regista?

È stato naturale, è una figura colma d’ispirazione, tutto quello che D’Annunzio tocca diventa oro, gli oggetti che ci ha lasciato sono reliquie da venerare. Ho voluto dar voce a quei personaggi che la letteratura ci tramanda come minori ma che invece sono parte integrante della struttura di un poeta, intorno al Vate se ne aggirano diverse che a mio avviso costituiscono la chiave per accedere agli strati più intimi del suo animo. Per i personaggi noti fin troppa celebrazione, sono inflazionati e a mio avviso sfalsati. Vivo come una missione la memoria, non faccio fede solo alle fonti o biografie, voglio trascendere in un concerto d’anime. Cerco di interpretare i gusti di questo immenso poeta, di mettere da parte le didascalie e le leggende, voglio fiutare e ricostruire la via intima dei miei personaggi.

La sensualità è fra le prime connotazioni del tuo fare teatro. Cosa ci riveli di questo fortissimo espediente?

Attraverso la sensualità vorrei rivelare mondi segreti, non scontati in un primissimo ‘900. Sconvolge pensare che alcune case fossero luogo di intrecci di corpi e anime, per quel momento storico potevano risultare scandalosi, invece c’è tanta nobiltà negli incontri privati dei salotti dell’epoca.

Da Andrea Sperelli a Eleonora Duse fino a Jean Cocteau, tutti presenti nella tua lode teatrale a Gabriele D’Annunzio ma sei stata decisamente tu l’incarnazione della Casati Stampa che non a caso scegli di interpretare…

La Marchesa è tanto di tutti, e io come lei, non sarei nulla senza gli altri. Senza questi meravigliosi artisti che mi nutrono, senza gli attori che stanno lavorando con un cuore immenso a questa coraggiosa operazione.

La Marchesa è ormai come una voce interiore perpetua per me. Una sorta di guida alla creazione: la musa per eccellenza, lo è stata per i Futuristi, per D’Annunzio, è stata in qualche modo anticipatrice della Body-Art, storiche le sue passeggiate completamente nuda nelle notti veneziane in compagnia dei suoi giaguari.

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Mariaelena Masetti Zannini, i suoi primi 40 anni tra ricerca poetica e genio

marielena masetti zannini

Quale bilancio artistico senti di fare per i tuoi 40 anni?

Vengo dagli studi filosofici universitari e da anni di recitazione, dal centro nazionale di drammaturgia contemporanea e ho ricevuto diversi premi letterari, ho scritto e portato in scena oltre 20 opere in versi personali e diretto anche grandi attori teatrali come Edoardo Siravo e Vanessa Gravina, fra gli altri. Sono stata chiamata anche come regista per lavori di altri autori e per quattro anni ho lavorato in Sicilia nei più importanti teatri con commissioni di scrittura come Eroideide per Castellammare del Golfo dove davanti a quattromila spettatori ho rielaborato il mito di Segesta con uno spettacolo portato in scena sul mare e anche il Paradiso delle Vergini, una struggente favola moderna ispirata ai versi più metafisici del Corano. Direi che nel mio personale percorso posso dirmi soddisfatta.

È un ottimo bilancio…

Ammetto di non poter essere troppo severa con me stessa perché ho sempre studiato nella vita. Infatti la ricerca letteraria e storica è al centro delle mie suggestioni, tanto che in contemporanea porto avanti come performer il verbo poetico collaborando con l’iconico Cabaret Domestique di Giuditta Sin e Gonzalo Mirabella, approfitto per ricordare il prossimo appuntamento nella data del 29 ottobre, ormai alla sua quinta stagione e appuntamento fisso della movida più alternativa romana. Inoltre continuo a mettere il mio corpo e la mia voce per Nuda Letteratura, nata ancor prima per lo storico locale letterario Lettere Caffè e che quest’anno tornerà ad essere un appuntamento mensile a nove anni dal suo debutto, l’8 novembre. Posso dire di esser felice di ciò che ho realizzato.

Oltre alla “performer poetica” quali grandi progetti in atto?

Torno alla regia, in collaborazione con Emanuela Bolco, di “A chi gioverebbe, delitto e castigo in una casa di piacere” di Enza Li Gioi in scena al teatro Anfitrione dal 26 al 29 Novembre, sto lavorando come regista di “La voce umana” di Cocteau, interpretata da Paola tarantino con la voce di Gabriella Arleo e le composizioni di Paolo Saginario cui avevamo ottenuto i diritti dell’opera dalla famiglia prima del covid, tra l’altro. Porto in scena uno dei miei primi lavori teatrali premiati come miglior atto unico: “Parole dal cielo”, un’opera in versi sull’amore saffico tra due giovani studentesse universitarie. Fra le attrici alcuni tra i volti più noti del nuovo cinema italiano. Sono molto emozionata per questa ripresa, ma preferisco non svelare ancora molto per scaramanzia, e soprattutto, visto il momento.

E invece il cinema?

Sto lavorando alla trasposizione cinematografica di “OrchiDea, storia di un fiore malato”, opera teatrale andata in scena con successo il gennaio scorso al Teatro Tordinona, il racconto poetico della vita di Laura Rinaldoni, una donna malata di Parkinson che confessa emozioni a caldo ed esperienze di vita forti legate alla sessualità e al dramma farmacologico che scatena in questa malattia impulsi violenti, autolesionisti ma al contempo vibranti di energia creativa. Gli effetti collaterali delle terapie son stati per questa donna più devastanti della malattia stessa. Questo lavoro mi ha colpito a fondo, Laura stessa ha avuto il coraggio di stare in scena e raccontarsi.

Tra noi è nato un rapporto speciale, profondo e so che ancora molto andrebbe detto su di lei, ecco perché ho sentito l’urgenza di far sentire la sua voce a un pubblico ancora più ampio.

La ciliegina sulla torta che riservi?

Dopo anni di esperimenti personali mai divulgati, il covid mi ha spinto a mettermi in gioco con l’audiovisivo. Sono in finale a un concorso di cinema con un cortometraggio, realizzato con la collaborazione di Pasquale Pino, che vede come protagonista Eleonora Manara, ispirato al mondo felliniano e sto iniziando le riprese di un’esoterica favola per bambini dedicata a un pubblico adulto. Ma non voglio svelare troppo. Ci riaggiorneremo in futuro.

Leggi anche: “Il mio caffè letterario è stato chiuso per aver messo un tavolo fuori e un posacenere”

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