“Il mio caffè letterario è stato chiuso per aver messo un tavolo fuori e un posacenere”

Silvia Buffo
Silvia Buffo
Silvia Buffo, 1985, giornalista. Ha fondato e dirige Il Digitale. Formazione classica e filologica, un dottorato di ricerca in Letteratura italiana, sui legami tra scrittura e nuovi media. “La bellezza è promessa di felicità” è il suo motto, che ha delicatamente rubato a Stendhal.
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Vi raccontiamo l’atmosfera di questo posto speciale a Roma nel cuore di Trastevere in via San Francesco a Ripa 100, parliamo di Lettere Caffè, storico caffè letterario nato nel 1999, con il patrocinio dei Beni Culturali e dell’assessorato alla Cultura del Comune, per volontà di Enza Li Gioi, scrittrice goriziana che all’epoca dirigeva la rivista “Lettere”. Ci scrivevano Dario Fo, Maurizio Costanzo, Stefano Benni, Monica Vitti, Vittorio Sgarbi, Sabino Acquaviva, Carmen Moravia, Jacopo Fo, giusto per citarne alcuni. Che nostalgia, viene da pensare. La naturale evoluzione della rivista fu proprio l’apertura di questo luogo d’eccezione: ci hanno suonato cantautori come Claudio Lolli, Francesco de Gregori, Stefano Rosso, Nicolò Fabi, Mannarino. E sono intervenuti personaggi della cultura come Moni Ovadia, Oliviero Beha, personalità note sì, ma anche persone comuni e al tempo stesso speciali si ritrovano qui da 20 anni.

È uno dei rari posti che abbraccia più generazioni in un dialogo armonioso

Disegno dal Vero, “Giulietta”.
Ormai in controtendenza con il resto dei locali nella Capitale, ha restistito all’appiattimento culturale che ha investito l’Italia, grazie alla gestione di Enza e di sua figlia Costanza che hanno scommesso sulla cultura puntando sull’imprenditoria femminile. Già noto per la presentazione di libri e il Poetry Slamm, la storica gara di poesie, condotta dall’attrice e poetessa Claudia D’Angelo, che da 17 anni il lunedì vede riunirsi poeti di ogni genere, il Lettere Caffè è anche un luogo speciale di intrattenimento: il martedì c’è un appuntamento imperdibile per chi vuole vivere un momento di pausa in un’atmosfera diversa, l’Aperitivo con Disegno dal Vero, una serata decennale ereditata preziosamente da una storica galleria d’arte. Qui è possibile respirare una aria davvero particolare, un pubblico eterogeneo di bambini, giovani e adulti si cimenta a ritrarre i modelli e le modelle, che interpretano dei temi letterari come “Giulietta”, o fanno nudo artistico in un clima composto e lontano da smartphone, dove matite, birre alla spina, calici di vino e musica jazz di sottofondo fanno da cornice. Ed ancora jam session, musica live, monologhi, letture e piccoli spettacoli. Oltre che interessanti conversazioni casuali in ogni angolo del caffè.

A Lettere caffé è ci si sente a casa

Si può andare il pomeriggio anche a bere un tè o a leggere e scrivere e si ha l’opportunità di parlare sempre con persone speciali, senza aver bisogno di farsi prima un colpo di telefono, lì ci si incontra sempre senza darsi un appuntamento. “Ci vediamo a Lettere Caffè”, e così, prima o poi ci si ritrova, per stare in compagnia e mangiare ottimi aperitivi vegetariani preparati sul momento da Costanza, che oltre ad essere una grafica è anche chef. Spesso su divanetti fra libri e riviste, spesso d’epoca, che possono essere letti, comprati a prezzi simbolici o presi in prestito, a fare un pisolino c’è un grande gatto nero. Un bellissimo gatto di quartiere di nome “Otaria”, conteso da tutto il vicinato. Ma Lettere Caffè è sempre stato un angolo speciale anche se non risparmiato da qualche problema nel corso del tempo, amereggiando gli affezionati e i frequentatori.

Un’isola felice ma con delle difficoltà, ce ne parla Enza Li Gioi

Enza Li Gioi e lo storico apino di Lettere Caffé.
Enza Li Gioi ha denunciato l’ultimo episodio a danno del suo caffè letterario, ieri ha scritto un avviso sulla sua pagina FB:

Informiamo i nostri più affezionati amici e gli artisti che erano in programma in questa settimana che saremo chiusi con tanto di sigilli alle porte per cinque giorni per aver criminosamente occupato lo spazio pubblico davanti al locale con un tavolino e un portacenere. Così, la città dei Casamonica e dei Tredicine, dei locali sciacquasoldi e della corruzione senza fine, ringrazia per il suo ventennale lavoro chi cerca di renderla migliore. Prego Roma. Non c’è di ché.

Le abbiamo chiesto nel dettaglio di raccontarci le difficoltà riscontrate in questi anni e di come la sua attività sia stata ostacolata. Ecco le parole di Enza Li Gioi, non solo in merito all’ultima spiacevole vicenda ma riguardo una storia ben più lunga:

I vigili ci riempivano di multe e poi ci proponevano di stracciarle in cambio di soldi

I vigili hanno sempre avuto una sorta di accanimento con noi. Nel 2010 denunciai la giunta Alemanno e i vigili urbani per averci riempiti di multe nentre lavoravamo d’estate in piazza Mastai, uno spazio all’aperto che il primo municipio ci aveva ‘concesso’ alla modica cifra di 20.000 euro per un mese e mezzo. Essendo la piazza piena di buche, non ci era possibile mettere i tavolini nel modo e nello spazio stabilito poiché la gente cadeva e si infortunava. Io stessa caddi ed ebbi la frattura del polso. E Sara, una delle nostre cameriere si infortunò a una gamba. La causa con il Comune è ancora in atto. È anche noto che nel passato i vigili urbani ci riempivano di multe altissime che trattenevano nella loro cartella e poi si ripresentavano dopo qualche giorno facendoci la proposta di stracciarle in cambio di soldi dati a loro. Ne abbiamo passate di tutti i colori e la mia denuncia ebbe una grande attenzione dalla stampa tanto che la cosa finì nella trasmissione l’Arena, allora sulla Rai. Per un po’ fummo lasciate in pace ma da un po’ di tempo la cosa è ricominciata.

Chiediamo aiuto alla Sindaca: vogliamo solo fare il nostro lavoro

Ancora una foto da Disegno dal Vero.
Abbiamo inoltrato una nostra richiesta di aiuto alla sindaca per quanto concerne la nostra licenza che è stata lasciata fuori dal provvedimento di omologazione di tutte le licenze. Ed è una autorizzazione fortemente penalizzante e piena di limiti assurdi. Abbiamo chiesto un appuntamento alla Raggi e abbiamo ottenuto una laconica risposta da parte del portavoce Stefano che si è limitato a mandare altri vigili dal comando centrale e a convogliarci all’ennesimo assessore. Ma speriamo di riuscire ad essere ascoltati prima o poi.

È che noi in questa cosa ci crediamo

Ciò che è accaduto ora è questo: noi da anni denunciamo il fatto che durante la bella stagione non riusciamo a lavorare. Non possiamo avere dei tavoli all’esterno, non possiamo esibire insegne, non possiamo nemmeno, per chi vuole fumare, mettere dei portacenere, cosa che comporta, per noi, passare un’ora al giorno a tirare fuori le cicche di sigaretta infilate nelle fughe dei sampietrini. Questo lavoro viene fatto da noi ogni giorno, gratis, sullo spazio davanti al locale, chiamato pubblico. Assieme a questo abbiamo trovato l’escamotage dell’Ape, un ciclomotore in regola che può stazionare legalmente sulle striscie pedonali su cui abbiamo esposto un cartello e decorato il nostro logo con due sticker sulle porte del locale. Orrore! Pubblicità gratuita!

Leggi anche: Nascono i locali per pensare: niente musica e confusione, solo scambio di idee

Niente è più difficile che portare avanti un progetto culturale

Bambini alle prese con il Disegno dal Vero.
Il fatto è che neanche Giobbe avrebbe resistito vent’ anni a portare avanti un progetto culturale come il nostro con tutti questi impedimenti e senza certamente diventare ricchi. È che noi in questa cosa ci crediamo. Perché a Roma, a parte le iniziative di chi è ammanicato con la politica, la cultura è ferma e perlopiù considerata come un orpello inutile e molte delle cose migliori in ogni campo, rimangono sommerse. Da noi sono passati artisti di ogni genere e credo senza esagerare che raramente un locale sia stato tanto amato, da italiani e stranieri. Basti sapere che siamo segnalati da tutte le più importanti guide turistiche. Certo, le regole sono chiare: non si può occupare lo spazio pubblico gratis. E chi lo vuole gratis? Noi abbiamo richiesto da anni un minimo spazio a pagamento e la risposta è stata sempre no. E allora? Dobbiamo rinunciare? A un progetto importante, al nostro lavoro? Lavoro che ci siamo inventate, che ci paghiamo da sole in uno spazio dove paghiamo un affitto elevato e senza mai chiedere niente a nessuno? Sembra una sciocchezza ma questa chiusura in un locale che costa duecento euro al giorno solo di affitto, senza contare i mancati incassi e il sovvertimento di una programmazione esistente da mesi, è un grosso guaio. E infine… Con i problemi che ha questa città, qual e il vantaggio per i cittadini nel rompere le scatole a un piccolo caffè letterario di Trastevere, ormai diventato storico e che alla città non porta che un po’ di bellezza in più?

di Silvia Buffo

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