Maccio Capatonda, dentro la struttura linguistica delle battute del vincitore di Lol 2

La struttura linguistica delle battute di Maccio Capatonda gioca sul continuo schiacciamento tra finzione e realtà. Dove inizia una, comincia pure l'altra.

Melissa Matiddi
Melissa Matiddi
Esperta in comunicazione e digital marketing, studia lo yoga e le discipline orientali. Ama creare, leggere e viaggiare. Silenziosa ma rumorosa, è sempre pronta a varcare nuovi orizzonti.
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Maccio Capatonda è lo pseudonimo di Marcello Macchia, conosciuto dalla generazione Z come attore, regista, sceneggiatore, comico, scrittore e come Padre Maronno.

Vincitore della seconda edizione del programma Lol, chi ride è fuori, ci ha incuriosito con le sue battute superficiali, profonde e serie.

L’arguto 43enne di Vasto è entrato nel cuore degli italiani attraverso la creazione di tormentoni, visioni brillanti e parodie demenziali, ma geniali che hanno spinto l’umorismo del comico verso un nuovo stile espressionistico costituito da serietà, riflessioni e per ultimo risate. Con Marcello si ride un secondo, e quello dopo, subito si riflette.

Maccio Capatonda non utilizza la sua comicità per mitigare, addolcire e sedare le problematiche odierne, ma per sensibilizzare e per ragionare.

Riservato, timido e acuto, l’inventore di “E se poi te ne penti”, sfrutta tutta la potenza linguistica del suo sottotesto, per raggiungere lo status di voce fuori dal coro e per arrivare a costruire lo scheletro di una sciommiottatura, sempre presente nei suoi personaggi. Ma qual è la struttura comica utilizzata da Maccio e su cosa si fondano le sue battute?

Maccio Capatonda, la profondità del testo nel trailer de “l’italiano medio”

Nel trailer, Maccio Capatonda porta sul grande schermo il personaggio leggendario dell’italiano medio che cambia forma, ma non sostanza e che celebra un approccio primitivo, ignorante e banale alla cultura italiana. All’interno del video, il testo è retto da una struttura semantica e generativa che stabilisce i diversi livelli di significazione.

Per comprendere la tipologia utilizzata da Maccio, dobbiamo ricorrere al concetto del quadrato semiotico. Studiato e pensato da Algirdas Julien Greimas, definisce le categorie tramite cui un valore non sostanziale e differenziale viene generato da dei significati di carattere contrastante che si presentano ai poli opposti di un determinato genere.

La narrazione è sviluppata secondo la struttura semiotica di una forma geometrica, quella del quadrato, in cui ogni angolo si contrappone in orizzontale, in verticale e in obliquo alle corrispettive componenti del testo. Entrando più nello specifico, l’ossatura del linguaggio viene ripartita in questo modo: italiano e non italiano, mediocrità e intelligenza, non mediocrità e non intelligenza.

La manifestazione del quadrato semiotico serve a rivelare il significato fondamentale della narrativizzazione di un testo. Il trailer dell’italiano medio è sostenuto da questo asse che gli consente di rappresentare una categoria semantica, per esempio la mediocrità, mediante la messa in atto di tre relazioni binarie: la contrarietà rappresentata, nel video, dalla mente brillante di un Maccio che si preoccupa per l’economia del paese, la complementarietà costituita dall’amico del protagonista che gli offre la pasticca di IM ovvero di italiano medio, per alleggerire i suoi pensieri e la negazione data dal personaggio della moglie che si tormenta, davanti alla pochezza del marito, rispetto al problema della caduta del governo.

Una parodia seria della società italiana che riflette in modo reale e perfetto la mediocrità italiana.

Maccio Capatonda, il successo di Libro: dentro il significato e il significante

Poco prima della pandemia, nel novembre del 2020, l’autore abbruzzese ha pubblicato la sua prima opera autobiografia, il cui titolo, Libro, risuonava al pubblico carico di equivoci e di dubbi.

Adatto ad un pubblico “forte”, il romanzo ripercorre l’intera vita di un ragazzo degli anni ’80 che tra attività scolastiche, primi amori e varie consapevolezze, si racconta ai lettori prima nei panni di Marcello, serioso e filosofico, e poi nei panni di Maccio Capatonda, banale e inconsueto.

La genialità dell’autore, nel libro, è stata quella di sovrapporre la struttura linguistica triangolare, elaborata dal ginevrino Ferdinand de Saussurre. Secondo il semiologo, l’architettura di una lingua è costituita da un significante, un immagine acustica o un simbolo grafico, da un significato ovvero una rappresentazione semantica celata dietro un segno e da un referente cioè un oggetto concreto di cui si parla.

Maccio Capatonda è stato in grado di uniformare completamente i tre livelli linguistici in un solo segno contenuto nella parola libro che è sia sostantivo sia titolo.

L’intestazione dell’opera, infatti, mira ad appiattire la triangolazione glottologica, caricandola prepotentemente di un valore preciso, in cui significato, significante e referente divengono un’entità unica.

Nella promo di Libro, intitolata “consigli per gli acquisti” e pubblicata sul canale Youtube, lo scrittore, intento a sponsorizzare la sua opera, offre anche spunti, creativi ma soprattutto impensabili, per utilizzare e sfruttare al massimo l’oggetto, il libro. I protagonisti del video, a cui è stato regalato Libro, attribuiscono, sotto suggerimento del creatore, usi poco convenzionali all’oggetto che è considerato: un simpatico copricapo, uno schiaccia mosche, un piano per tagliare le verdure e un modo per alimentare il fuoco durante l’inverno.

La simpatia portata all’ennesima potenza da questa semplice trasposizione, ha reso la comicità di Maccio imprevedibile, paradossale e fuori ogni logica.

Il tormentone costruito intorno a questo processo, non solo ha coinvolto un’ampia schiera di seguaci, ma ha rappresentato anche una sorta di esclation di massa, un esperimento sociale in cui i lettori sono stati macciocapotondizzati nell’addossare all’oggetto libro i significati più strani.

Maccio Capatonda è il testimonial perfetto contro i pregiudizi

L’intelligenza del comico, comparsa sul piccolo e sul grande schermo, è la protagonista di gran parte degli sketch di Maccio che, riesce tra le varie cose, pure a scardinare quelle credenze mentali che ci obbligano ad agire sulla base di tendenze prettamente soggettive. È il caso del video, realizzato da Ciaopeople studios, che ritrae il signor Capatonda fare a botte con i pregiudizi negativi legati al vino, made in Italy, Tavernello. Attraverso un linguaggio ironico ed equilibrato, Maccio Capatonda, si aggiudica il titolo di perfetto Brand Ambassador dell’azienda, registrando nei primissimi giorni dell’uscita del video, un totale di circa 5 milioni di visualizzazioni.

Nel racconto non partecipa solo Marcello, ma tutti i suoi personaggi che affrontano il problema degli stereotipi connessi ad un brand. Convinto che si tratti di un vino scadente e low-cost, il comico si preoccupa che la sua immagine possa essere deturpata “dal vino che bevono solo i barboni”. Nel video, ci dimostra come il meccanismo insulso e inconsistente che regola i nostri pensieri, possa incastrarci in una trappola mentale da cui non riusciamo ad uscire.

In chiusura, rivolge allo spettatore una riflessione:

Tavernello, ma l’avete mai assaggiato? No, perché a sto punto, cioè se qua dite delle cose a vanvera, prima assaggiatelo e poi date dei pareri, perché sennò la gente ci rimane male eh. Avete capito o non avete capito?

Maccio Capatonda è un genio, riesce con ogni contenuto a promuovere e provocare una riflessione che non è mai fine a se stessa. È un testimonial sociale potentissimo, capace di coinvolgere e di influenzare con il suo humor, regalandoci la serietà di cui abbiamo bisogno.

Leggi anche: Il futuro della Tv italiana: più influencer e sempre meno gavetta

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