In Spagna viene approvata la legge contro gli abusi sessuali, “Solo sì è sì”. E in Italia?

Il Consiglio dei Deputati di Madrid ha approvato per la prima volta una legge che disciplina il consenso esplicito e manifesto dei rapporti sessuali.

Melissa Matiddi
Melissa Matiddi
Esperta in comunicazione e digital marketing, studia lo yoga e le discipline orientali. Ama creare, leggere e viaggiare. Silenziosa ma rumorosa, è sempre pronta a varcare nuovi orizzonti.
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La Spagna ha approvato una nuova legge contro gli abusi sessuali: con la promulgazione della norma per “la garanzia integrale della libertà sessuale”, il consenso femminile viene per la prima volta ascoltato, ma soprattutto considerato.

Mentre lo stato italiano continua a giocare a moscacieca, scontando continuamente la pena o peggio ancora lasciando libero chi commette una violenza sessuale, in Spagna invece, il governo segna, una vittoria decisiva, e lo fa in stile matador.

La cosiddetta “Ley del solo sì es sì”, la legge del sì è sì, ispirata dalle mobilitazioni femministe del 2018, dopo il caso de la Manada, lo stupro di gruppo avvenuto ai danni di una 18enne, durante la festa di San Fermìn a Pamplona, è finalmente stata approvata. La nuova norma prevede che venga abolita la differenza, nel codice penale spagnolo, tra abuso e violenza sessuale.

La legge contro gli abusi sessuali è stata approvata con 201 voti favorevoli

Dopo quasi 11 mesi di estenuanti procedure legislative, il Congresso dei Deputati di Madrid, con 201 voti favorevoli, 140 contrari e tre astenuti ha approvato la legge contro gli abusi sessuali. Questo nuovo regolamento si concentra e dà voce alle precedenti istanze femministe e trasforma completamente lo stigma della violenza sessuale.

La volontà di ogni donna diventerà l’unico asse di valutazione per il trattamento dello stupro subito. Secondo la Ministra spagnola per l’uguaglianza, Irene Montero, questa legge presuppone “Un passo decisivo per cambiare la cultura sessuale del nostro Paese, lontano dalla colpa e dalla paura, per lasciarsi alle spalle la cultura dello stupro e creare una cultura del consenso”.

Infatti, uno studio commissionato dal Ministero dell’Interno, elaborato con i dati del 2018 e del 2019, dal Gruppo per lo studio sulla violenza dell’Università di Barcellona, ​​​​con a capo il Professore di Psicologia Antonio Andrés Pueyo, ha dimostrato che nella penisola iberica si sono registrati, in quegli anni, circa 400.000 atti di violenza sessuale.

Questi numeri dimostrano che una donna su 45 rischia di subire un’aggressione nel corso della sua vita. Quando la legge del sì è sì entrerà ufficialmente in vigore, si diffonderà una nuova cultura del consenso.

Leggi anche: Accuse di stupro durante le proteste in Sudan: 13 gli episodi denunciati dall’ONU

Cosa prevede la nuova legge “solo sì è sì”

In attesa dell’approvazione ufficiale da parte del Senato, la nuova norma ha introdotto delle importanti modifiche tra cui l’abolizione della differenza nel codice civile tra aggressione ed abuso sessuale. Tramite tale legislazione verrà considerato stupro qualunque atto sessuale in cui la persona coinvolta non abbia dato specificatamente il proprio consenso

L’obiettivo di modificare il Codice Penale è stato pensato per adattarsi alla convenzione di Instabul che richiede che la regolamentazione sui crimini sessuali sia basata sul’assenso.

Il costrutto normativo evidenzia, chiarisce e definisce la natura del termine stesso di consenso. Ogni atto, gesto o comportamento che non sia basato espressamente sulla volontà del soggetto di interagire sessualmente con un altro, verrà considerato a tutti gli effetti come violenza sessuale.

La giustizia spagnola non si potrà più appellare alla mancata ed esplicita resistenza da parte della vittima, come avvenne nel caso de la Manada, dove il giudice derubricò lo stupro ad un abuso. 

Inoltre, nel testo legislativo è stata prevista l’introduzione del divieto per la promozione pubblicitaria della prostituzione, il riconoscimento per il diritto alla residenza e al lavoro, per le vittime di violenza sessuale non ancora in regola con il permesso di soggiorno, e una maggior tutela.

Che cos’è la cultura del consenso?

Se l’elemento determinante per accusare qualcuno di violenza sessuale è l’assenza del consenso fornito direttamente dalla vittima, perché ancora oggi, la persona aggredita è indotta a giustificarsi, specificando l’abbigliamento indossato, l’alcool consumato ed eventuali atteggiamenti provocatori? Come possono questi fattori discolpare da un’accusa di stupro?

L’unica domanda che ci si dovrebbe porre, è: “Ma la vittima era consenziente, aveva voglia di intrattenere un rapporto fisico? Malgrado il quesito dimostri la banalità e la semplicità del caso, non viene mai considerato, analizzato o esaminato. Si preferisce, quasi sempre, asportare l’attenzione dal reato e trapiantarla sull’inadempienza di chi viene violata nell’intimità. 

La legislazione approvata in Spagna rappresenta un momento molto importante per la storia di tutte le donne. Anche se per ora a beneficiarne sono solo le cittadine iberiche, la cultura del consenso sta aprendo una breccia nell’immaginario collettivo, verso un modo più pulito di vedere le cose, libero dai dettami sociali e dall’ostracismo becero e vile di chi risponde con la formula del “se l’è cercata

La cultura del consenso ingloba quindi due diverse volontà e racchiude il desiderio condiviso di stare insieme. L’espressione del consenso è sinonimo di una scelta libera e voluta, in cui le parti coinvolte portano avanti un’azione comune. Tutte le altre manifestazioni che non comprendono l’esplicitazione diretta del proprio consenso, sono da considerarsi come un dissenso.

La violenza sessuale è un reato che prescinde dal comportamento della vittima. Solo sì significa sì, tutto il resto è violenza e, questo, la Spagna l’ha capito perfettamente. 

Leggi anche: Spagna: la polizia marcia a Madrid per protestare contro la riforma della “legge bavaglio”

Lo stupro de la Manada

La vicenda della Manada, è stato il caso giudiziario più seguito di tutta la Spagna ed ha scatenato una serie infinita di proteste da parte del movimento femminista.

Nel 2018, durante i festeggiamenti a Pamplona, una 18enne venne stuprata da 5 uomini. Nonostante la chiara ricostruzione dei fatti, tutti gli accusati, di età compresa tra i 24 e i 27 anni, riuscirono ad evitare la pena perché la vittima, per la controparte, non manifestò apertamente la sua opposizione.

Secondo i giudici, il video girato dagli stessi accusati, mostrava la ragazza bloccata davanti ad un muro con gli occhi chiusi, incapace di prendere alcun tipo di iniziativa e di esprimere quindi il proprio dissenso. I magistrati decisero che non si trattava di violenza sessuale, ma di abuso, dal momento che la giovane non si oppose in maniera chiara e decisa all’atto.

Tuttavia la sentenza di primo grado, espressa a favore del branco, generò una valanga di proteste da parte delle attiviste spagnole. In tutta la Spagna furono organizzati cortei, contro la decisione del tribunale, a suon di “non è abuso, è stupro, noi ti crediamo, solo si è si”

I cinque stupratori ottennero la vittoria perché la loro difesa si era basata unicamente sulla presunta mancanza di un no da parte della ragazza, un’assenza dovuta, lo si dimostrerà nel corso del processo, semplicemente dallo stato di shock e dallo spavento per la violenza subita. Nove anni dopo, la sentenza venne però ribaltata e i responsabili furono condannati a 15 anni di reclusione.

Solo nel 2021, in Spagna sono stati denunciati 2.143 casi di stupro, circa 6 al giorno, è stato perfino registrato, rispetto al 2020, un incremento del 34%. Secondo l’inchiesta promossa dal Ministero dell’uguaglianza sulla violenza contro le donne, solo l’8% denuncia l’aggressione. Sono dati allarmanti che dimostrano la paura e l’imbarazzo nel notificare il fatto verso un sistema che giudica la donna e non la violenza.

Com’è la situazione in Italia?

Il codice penale italiano è legato ad una definizione di stupro basata esclusivamente sull’uso della violenza, della forza e della coercizione. Il nostro statuto non fa in alcun modo riferimento alla cultura del consenso, così come previsto dall’Articolo 36 della convenzione di Istanbul, ratificata nel bel paese nel 2013. 

Gli stupri sono un fenomeno molto diffuso e frequente, secondo un sondaggio condotto a livello europeo, sono circa 9 milioni le donne, di età pari o superiore ai 15 anni, che hanno subito uno stupro nei paesi dell’Ue.

Purtroppo questi dati parlano ancora e ancora di una società che vede il corpo delle donne come un oggetto, una proprietà e uno straccio. Modificare la cultura del nostro paese è un dovere morale, civico, ma soprattutto umano. Il cambiamento da apportare riguarda infatti la ratifica dell’Articolo 609-bis del C.P. applicato alla Convenzione di Istanbul, un trattato internazionale che si propone di prevenire la violenza, favorire la protezione delle vittime e condannare i colpevoli. 

In Italia esiste ancora il pregiudizio che la donna sia responsabile della violenza che subisce. Secondo uno studio dell’Istat del 2019, per il 23,9% degli intervistati è colpevole per il modo di vestire e per il 15,1% se è sotto l’effetto di alcool o droghe.

Per evitare che una gonna corta, un cocktail di troppo o semplicemente un atteggiamento diventino il pretesto per scagionare una violenza, abbiamo bisogno di una legge che attribuisca potere al consenso, proprio come ha fatto la Spagna.

Leggi anche: Perché nel 2022 ci sono ancora vittime di stupro?

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