“I ristoratori cambino mestiere” Laura Castelli alla gogna per una frase mai pronunciata

Laura Castelli avrebbe detto: “Mancano clienti? I ristoratori cambino mestiere”. Una frase sprezzante e indegna di una carica istituzionale ma non è andata proprio così.

Giommaria Monti
Giommaria Monti
Giornalista e autore TV (Annozero, Il raggio verde, Omnibus, Unomattina, Cartabianca), ha scritto di politica, cronaca, mafia e terrorismo. A tempo perso di cantautori italiani. Conosce a memoria i testi di Pasquale Panella per Battisti. E se ne vanta.
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“Questo lo dice lei”, scandì l’allora deputata, oggi viceministra all’economia, Laura Castelli un paio d’anni fa a uno sbalordito ministro Padoan che in tv cercava di spiegarle come funziona lo spread. Le si potrebbe ritorcere contro oggi, se come hanno titolato molti giornali per due giorni avesse detto “Mancano clienti? I ristoratori cambino mestiere”. Una frase arrogante, sprezzante e indegna di una carica istituzionale che si occupa di economia in un momento tragico per tutti i settori, compresa la ristorazione.

Laura Castelli, le scrivono 50mila ristoratori indignati

Se davvero l’avesse detta: ma non è andata esattamente così. Cinquantamila ristoratori, prima firma Vissani, hanno scritto indignati al viceministro contro “questi scivoloni che mettono alla gogna mediatica un intero comparto”. Eppure alla gogna c’è finita lei, anche se quella frase non l’ha mai detta. Al Tg2Post, nel corso di un dibattito, ha detto tutt’altro:

Questa crisi ha spostato la domanda e l’offerta, le persone hanno cambiato il modo di vivere e bisogna tenerne conto, aiutare le imprese e gli imprenditori creativi a muoversi sui nuovi business che sono nati. Se una persona ha deciso di non andare più a sedersi in un ristorante, bisogna aiutare l’imprenditore a fare un’altra attività, a non perdere l’occupazione. E va sostenuto anche nella sua creatività perché magari ha visto che c’è un nuovo business che può affrontare.

Ora è vero che la viceministra grillina non è nuova a uscite bizzarre, come “Questo lo dice lei” detto a Padoan ricordato prima, ma anche quando, a proposito di uno sciopero del pubblico impiego, disse che sono giornate di non lavoro pagate con i soldi pubblici, quando chiunque lavori sa che se scioperi, nel pubblico come nel privato, ti tolgono i soldi dalla busta paga. Ma questa volta l’uscita della Castelli non solo non è quella titolata dai giornali e commentata dai politici-social, ma era perfino un’idea giusta, come ha rilevato il sito del Gambero rosso, che di ristorazione sicuramente capisce più di chi scrive e di molti indignati speciali:

Invitare gli imprenditori a prepararsi a cambiar mestiere e a misurarsi su altri prodotti, altri progetti e altri contenuti sarebbe null’altro che realismo, lucidità, trasparenza. Caratteristiche che dovremmo esigere – non stigmatizzare – da politici e governanti…È deprimente pensare che un intero settore, maturo, cruciale e strategico per l’economia del paese e per la sua immagine, si sia fatto coinvolgere in un dibattito al ribasso basato su ciò che alcuni titolisti e alcuni influencer senza scrupoli hanno deliberatamente deciso di far dire a un rappresentante politico.

Ma i ristoratori che hanno scritto al viceministro sono furiosi:

Non sforzatevi ad analizzare il mercato che cambia nella domanda ed offerta, lo sappiamo fare bene anche noi. In questo momento non abbiamo bisogno di sentirci dire nulla di tutto questo, abbiamo bisogno che turismo e mobilità torni a vivere nelle nostre vie.

Leggi anche: Decreto Maggio: tre mesi di affitto rimborsato per ristoranti e commercio

Come se bastasse la volontà di un governo a far tornare indietro all’era pre-Covid il nostro Paese

Come se Conte o Salvini, Zingaretti o la Meloni, Di Maio o Berlusconi con un colpo di scena improvviso fossero in grado di dirci è tutto come prima, abbiamo risolto il problema. Duole dirlo, banalmente, ma non sarà così. Né il lavoro, né la scuola, né il turismo, né l’arte e lo spettacolo. E nemmeno la ristorazione. Invece cari Vissani & c., c’è bisogno anche di idee in un mondo che è cambiato alla velocità della pandemia: turismo e mobilità per ora non torneranno come prima nelle nostre vie e un governo che dice vi aiutiamo economicamente a cambiare dovreste tenervelo stretto e parlarci, non metterlo alla gogna sui social per cose non dette.

Quando, ben prima del Covid, la musica si è accorta che qualcosa cambiava nella fruizione cui si erano abituati (i cd), è cambiato il modo di distribuire le canzoni e l’industria si sta da tempo adeguando con piattaforme come Spotify. Così come l’informazione della carta stampata, visto che da anni i giornali in edicola non si comprano praticamente più. E così la cinematografia, il lavoro d’ufficio e sì, anche la ristorazione. Che non vuol dire cambiare mestiere, vuol dire cambiare il modo di farlo e di raggiungere il cliente.

Il viceministro Castelli forse non ha detto una sciocchezza

Castelli forse non ha detto una sciocchezza, come altre volte le è capitato e nemmeno una cosa sensata ma detta male. No, quello che ha detto è stato fatto a pezzi, sminuzzato, tradotto a uso e consumo della pubblica indignazione che ha costante bisogno di qualcuno o qualcosa cui sputare in faccia. E forse è solo la deriva di un modo di fare politica che ha educato a insulti, sberleffi e gogne social l’opinione pubblica. Senza curarsi della verità ma solo della post-verità: dove non importa più il fatto, quello che è stato veramente detto, ma la sua verosimiglianza. E l’effetto che fa.

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