La tolleranza si impara a scuola, a Roma “Parole contro l’Odio” per combattere il cyberbullismo

Aldo Torchiaro
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Aldo Torchiaro, giornalista da quando si usavano le macchine da scrivere, si occupa oggi di innovazione digitale, nuovi media, e-democracy.
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Otto ore al giorno, un terzo della nostra vita. È la media del tempo trascorso in rete. Molto di più, se parliamo di giovani e giovanissimi. Stiamo in rete senza che nessuno ci abbia mai insegnato a farlo, con il risultato che c’è spesso chi finisce fuori strada. Gli haters, i cyberbulli, gli stalker digitali sono lì, dall’altra parte dello schermo telefonico. E sono tanti. Ma non è ─ non solo almeno ─ colpa loro. Non c’è una guida, un servizio, un percorso che porti i millennials e la generazione Z ad avere un comportamento digitale maturo. Mentre impazzano i corsi su qualunque cosa, e progetti di formazione un po’ su tutto, non c’è l’attenzione all’educazione digitale che il nostro tempo richiederebbe.

L’apertura dell’evento al Teatro Argentina.
Così il 27 novembre in quel tempio laico della ragione che sta diventando il Teatro Argentina sotto la guida del direttore del Teatro di Roma, Giorgio Barberio Corsetti, sono andate in scena le Parole contro l’Odio. Una mattinata di belle riflessioni in stile Ted Talk: davanti a cinquecento giovani ospiti si sono alternati sul palco Frankie Hi Nrg, Cristina Chinaglia – che ha ben condotto sul palco ─, Paolo Di Paolo, Claudio Di Biagio, Matteo Caccia, Michela Giraud, Benedetta Tobagi. Tutto il confronto tra palco e pubblico ─ sempre vociante e partecipe, ed è un bene ─ si giocava sulle antinomie tra parole. Leggi anche: Offese sui social: l’iniziativa di #OdiareTiCosta per sconfiggere gli haters

Le parole che utilizziamo in rete hanno delle conseguenze

Il pubblico del Teatro Argentina
Il peso della parola, il valore del singolo comportamento di comunicazione in Rete sono stati al centro della manifestazione. Solitudine/Diversità, Pregiudizio/Scoperta, Tolleranza/Diffidenza, Gentilezza/Rabbia, Paura/Coraggio, Altro/Incontro. Il messaggio finale: le parole che usiamo nelle conversazioni in rete sono importanti, provocano conseguenze, possono rimanere a lungo, rischiano di ferire le persone. Non lectures ma performances, narrazioni, provocazioni ─ come quella di Matteo Caccia che ha inscenato la paura del suo primo appuntamento e il primo bacio ─ capaci di avvicinare un pubblico da non dare mai per scontato. Una buona notizia, che il progetto “Io non Odio”, voluto dalla Regione Lazio, abbia riscosso tanto successo? Secondo chi scrive, no. Il progetto, sostenuto da Lazio Innova, è meritorio ma indica un need, una esigenza oggi insoddisfatta. I dati della Rete sono allarmanti: razzismo, dileggiamento, ricatti affollano il quotidiano di adolescenti poco più che bambini. E, dopo i 13 anni, fa capolino il revenge porn. Da TikTok a Facebook, passando per Instagram, sempre più baby-haters le sparano grosse, tanto per. Leggi anche: Le modelle curvy di Calvin Klein insultate sulla pagina Facebook di Zalando

Dal 2016, le denunce presentate da vittime sotto i 13 anni sono più che raddoppiate

Uno degli interventi della manifestazione al Teatro Argentina.
Che i fenomeni di cyberhate crescano in parallelo con l’aumento della presenza di utenti sempre più giovani, è accertato. Dal 2016 al 2018 le denunce alla polizia postale con vittime sotto i 13 anni sono più che raddoppiate. A due anni dal varo, le azioni previste dalla legge 71/2017 sono però rimaste in gran parte sulla carta. Il tavolo tecnico, ossia la cabina di regia degli interventi, si è riunito una sola volta, il piano di azione non è mai stato adottato, così come il codice di coregolamentazione per i gestori di siti. La legge 71/2017 approvata all’unanimità nella precedente legislatura si muove su più piani: da una parte, introduce una procedura volta all’oscuramento o alla rimozione del materiale online, come foto o video imbarazzanti o offensivi, pagine web e post in cui si è vittime di minacce, offese, insulti o ricatti, attivabile direttamente dai ragazzi. Dall’altra, disegna le azioni istituzionali di prevenzione e monitoraggio. Sono molti milioni i giovani e giovanissimi totalmente digiuni delle regole di base della civile convivenza in Rete. E spesso sono quelli più difficili da riunire sul velluto rosso del teatro Argentina di Roma. Ci vorrebbe davvero una ora di Educazione civica digitale da fare a scuola, sin dalle elementari e fino al liceo. Un’ora da alternare a quella dedicata all’Educazione Civica tout court, che secondo il Ministro Fioramonti sarà esecutiva dall’anno scolastico che inizia il prossimo settembre. Fino ad allora, benissimo che ci siano iniziative spot come “Io non Odio”, ma con l’obiettivo chiaro di doverle mettere a sistema.

Leggi anche: Offendere sui social è reato? Secondo la Procura di Roma sarebbe solo uno sfogo Aldo Torchiaro

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