Ipocondria da Covid, l’allarme degli psichiatri: “Nessuno si sente al sicuro”

La diffusione della variante Omicron mette a dura prova la salute mentale degli italiani, favorendo la diffusione dell’ipocondria da Covid: le dichiarazioni della Società Italiana di Psichiatria.

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Non una società di malati, ma di ipocondriaci sì: è questo ciò che rischiamo di diventare secondo la Società Italiana di Psichiatria. La riflessione arriva al grande pubblico attraverso una serie di recenti dichiarazioni rilasciate da Massimo Di Giannantonio, Presidente Emerito della SIP, che ci mette in guardia dal rischio di una nuova forma di ipocondria: l’ipocondria da Covid.

Il problema principale, secondo Di Giannantonio, è la continua e persistente esposizione al rischio di ammalarsi, complice anche la diffusione della variante Omicron. Tuttavia, se la possibilità concreta di finire in ospedale non è così alta quanto potremmo pensare, l’impatto psicologico di questa quarta ondata sta pesantemente intaccando la salute mentale degli italiani.

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Massimo Di Giannantonio: “Siamo tutti sottoposti a una continua fonte di stress”

La convivenza con il Covid e le misure quotidianamente impiegate per contenere l’epidemia stanno modificando il nostro rapporto con le attività quotidiane, portandoci a svolgere un costante screening della nostra salute in cerca di sintomi o campanelli d’allarme.

Non ci concediamo soltanto l’accortezza di indossare la mascherina e igienizzare le mani, quindi, ma ci perdiamo in una continua indagine su noi stessi e gli altri: chi ha starnutito e dove, se la percezione di odori e sapori è inalterata, quel lieve mal di gola che potrebbe non essere dovuto al freddo, i tamponi effettuati con regolarità per scongiurare il contagio, e così via. E il sempre più diffuso leitmotiv “Tanto lo prenderemo tutti” non è certo di aiuto.

Secondo la SIP, questa sorta di autocondizionamento può diventare fuori controllo e sfociare nella suddetta ipocondria da Covid, rendendoci eccessivamente vulnerabili alla percezione del rischio, anche quando di fatto non siamo in reale pericolo.

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Il 10% degli adulti italiani soffre di un disturbo mentale

Passiamo ai numeri: sempre secondo la SIP, il 10% della popolazione adulta è affetta da un disturbo mentale, mentre negli adolescenti la percentuale sale a 1 su 7. Quando poi si analizzano problemi adattivi, relazionali e di stress, le percentuali diventano ancora più spietate: una persona su quattro convive con un problema di questo tipo.

È una realtà alienante e sempre più esacerbata dall’eccezionalità della situazione attuale, dove anche le conquiste scientifiche vengono messe alla prova dall’inaspettato, come la recente variante Omicron.

Il virus si infila nel tessuto connettivo dei rapporti individuali, sociali e familiari minacciando le condizioni professionali e sanitarie. Oggi non c’è una risposta certa, né un modo di essere soddisfacentemente tranquillizzati.

Di Giannantonio: “C’è una minoranza di persone che reagisce al virus in modo immaturo, persecutorio e fantastico”

ipocondria da covid

Davanti a una minaccia, sia essa rivolta alla salute individuale o collettiva, non può non esserci una risposta da parte dell’individuo. La SIP sottolinea che la maggioranza delle persone reagisce in maniera adulta e matura, tuttavia una percentuale di popolazione risponde invece in altra maniera, ad esempio andando a cercare l’infezione anziché il vaccino.

Questa spaccatura sociale diventa sempre più evidente con le recenti disposizioni da parte delle autorità, tra le quali la possibilità di effettuare i tamponi in maniera autonoma. Come interpretare questa spinta ad autosensibilizzarci? La risposta è una crescente ipocondria da Covid o una sorta di autogestione più matura?

Sempre di Giannantonio lo spiega con questo paragone:

È come se ci dovessimo trovare a scegliere se guardare la bottiglia mezza vuota, considerando questo modo di parlare agli italiani capace di rendere milioni di persone più sensibili e ipocondriache, oppure mezza piena, nel senso di responsabilizzare e rendere più attivi tutti i comportamenti che possono limitare la diffusione del virus.

Gli psichiatri: “Basta fare riferimento ai grandi fenomeni del passato”

Secondo la SIP, una strategia funzionale è non pensare sempre e soltanto alla malattia. I continui riferimenti a eventi storici di notevole rilevanza – le epidemie di peste, le guerre mondiali, la borsa nera – possono essere presi come esempio dell’innata capacità di resilienza della razza umana, ma non sempre aiutano a valutare il presente con oggettività.

Meglio indirizzare i propri pensieri verso la messa in atto di pratiche che possano aiutare a contenere i contagi.

Questo modo di parlare agli italiani rischia di rendere le persone più sensibili invece di responsabilizzare e rendere più attivi i comportamenti che possono limitare la diffusione del virus. Fondamentale anche evitare di parlare solo di malattie e timori, perché ciò non fa altro che alimentare l’ansia, e ridurre i controlli diagnostici superflui e ingiustificati.

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