Plastica monouso ai tempi del Covid: 70mila tonnellate annue in più solo in Italia

Scoraggiare l’utilizzo dell’usa e getta e investire su materiali più ecosostenibili è la direzione in cui si sta muovendo l’Unione Europea. Ma il virus ha interrotto anche questo importante processo.

Asia Buconi
Asia Buconi
Classe 1998, romana. Laureata in Scienze politiche e relazioni internazionali, ama l’attualità e la letteratura, ma la sua passione più grande è la sociologia, soprattutto se applicata a tematiche attuali. Nel tempo libero divora film e serie tv.
[joli-toc]
[adning id="29441"]

Bottiglie, bicchieri, piatti, cannucce, posate e sacchetti: siamo circondati da oggetti in plastica monouso.

Un materiale che ha sicuramente i suoi vantaggi, dai costi minori rispetto al ferro e al legno, alla versatilità e resistenza. C’è però un grande e ostico problema: la plastica per biodegradarsi impiega dai 100 ai 1000 anni.

E così avviene che il fulmineo utilizzo di una bottiglia d’acqua o di una cannuccia abbia un peso enorme per il nostro pianeta. Un peso che forse non riusciamo neanche a immaginare.

[adning id="24782"]

Secondo l’ISPRA, Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, ogni anno finiscono in mare circa 8 milioni di tonnellate di plastica, di cui il 7% nelle acque del Mediterraneo.

Dati preoccupanti arrivano pure dalla Ellen MacArthur Foundation, che attestano che nel 2050 in mare ci sarà più plastica che pesci.

L’unica soluzione è quella di scoraggiare l’utilizzo dell’usa e getta e investire su materiali più ecosostenibili. Ed è proprio in tale direzione che si sta muovendo l’Unione Europea. Ma il virus ha interrotto questo importante processo verso l’ecosostenibilità.

Leggi anche: La Corte dei Conti UE: “Plastica in imballaggi e agricoltura, nociva per salute e ambiente”

I tratti salienti della direttiva UE sulla plastica monouso

plastica monouso

Il 21 maggio 2019 si concludeva l’ultima fase legislativa del Consiglio Europeo in materia di plastica monouso, che portava all’adozione di una direttiva molto stringente: secondo tale norma, i piatti, le posate, le cannucce e i bastoncini cotonati avrebbero dovuto essere vietati entro il 2021.

[adning id="24786"]

In quell’occasione gli Stati si impegnavano pure a conseguire importanti risultati in materia di riciclaggio: la raccolta del 90% delle bottiglie di plastica entro il 2029, la presenza in tali bottiglie di almeno il 25% di contenuto riciclato entro il 2025 e il 30% entro il 2030.

Inoltre, si rafforzava l’idea che coloro che favorivano l’inquinamento dovessero essere puniti in qualche modo: si introduceva per i produttori una responsabilità estesa, che imponeva loro costi aggiuntivi per contribuire, ad esempio, alla raccolta di filtri di sigaretta, senza contare l’obbligo di un’etichettatura informativa sull’impatto ambientale di certi prodotti.

Trattandosi di una direttiva, sarebbe toccato ai legislatori degli Stati membri decidere in che modo raggiungere l’obiettivo stabilito dall’UE. E il momento di affrontare il problema della plastica monouso è arrivato anche per l’Italia.

Plastica monouso in Italia: a che punto siamo?

In Italia la misura che vieta la produzione e l’utilizzo di alcuni prodotti in plastica monouso è stata approvata dal Senato nell’ottobre 2020, comprendendo anche la messa al bando, oltre che degli oggetti segnalati dall’UE, anche i bicchieri, che secondo l’indagine di Legambiente “Beach Litter” rappresentano il 49% dei rifiuti presenti sulle spiagge italiane.

Il recepimento della direttiva UE dovrà essere emanato entro il 3 luglio 2021.

Si rimane dunque in attesa dell’approvazione della Camera dei deputati, il cui ordine del giorno è stato però travolto dai problemi derivati dall’emergenza pandemica.

[adning id="29443"]

Leggi anche: Plastica, i traffici illeciti dell’Italia. Ecco dove finiscono i nostri rifiuti

Come il Coronavirus ci sta coprendo di rifiuti

Nel frattempo, l’epidemia di coronavirus non ha di certo migliorato il fronte inquinamento da plastica monouso: la salute prima di tutto, ovviamente, ma attenzione alla miopia.

L’emergenza sanitaria ha monopolizzato l’attenzione e l’interesse di tutti, facendo perdere di vista problemi meritevoli di eguale considerazione.

Così la direttiva UE non ha retto il confronto col virus: mascherine, visiere, divisori in plexiglas, imballaggi per l’asporto e stoviglie sono ovunque attorno a noi e non sembra esserci un’alternativa efficace se non la plastica. Mentre cerchiamo di combattere il virus, ci stiamo nuovamente coprendo di rifiuti.

Il Politecnico di Torino prevede che in Italia saranno utilizzati fino a un miliardo di mascherine usa e getta e circa 500 milioni di guanti al mese, con la conseguente creazione di circa 70 mila tonnellate annue di rifiuti.

Inoltre, i dispositivi di protezione individuale non possono essere riciclati: tutto ciò rende il virus una vera e propria minaccia ecologica. E la destinazione finale di quell’enorme quantità di plastica non può che essere il mare.

Una possibile soluzione è rendere sostenibile lo smaltimento dei DPI e indossare mascherine riutilizzabili. Ma ovviamente tali accorgimenti non risolvono il problema, che deve essere ancora compreso e affrontato dai più.

Bisogna in ogni modo evitare che l’emergenza sanitaria ed economica si trasformi anche in emergenza ambientale, perché sarebbe davvero difficile uscirne in questo momento.

Leggi anche:

Le alternative alla plastica monouso esistono

Mettendo da parte la non felice prospettiva di un’emergenza ambientale causata dal virus, esistono in realtà molte alternative sostenibili alla plastica monouso.

La European Bioplastics, associazione europea dei produttori di bioplastiche, consiglia ad esempio l’utilizzo di plastiche biobased non biodegradabili, ma riciclabili meccanicamente, e quelle biobased e compostabili.

Comportamenti virtuosi poi dovrebbero partire da ognuno di noi: sostituire le bottigliette di plastica con una borraccia o quelle più grandi con brocche in vetro, fare la raccolta differenziata e riciclare correttamente potrebbero essere degli esempi. Senza contare la scelta di bibite imballate nel cartone, o anche l’acquisto di frutta sfusa da inserire in sacchetti biodegradabili.

La sostenibilità e il rispetto per il nostro pianeta si costruiscono ogni giorno attraverso scelte consapevoli.

Far scendere il livello di inquinamento è molto difficile, ma adottare una mentalità nuova e rispettosa dell’ambiente è oggi più che mai una vera urgenza, soprattutto con l’epidemia che ci costringe a un utilizzo di plastica monouso massiccio e dannoso per tutti.

Non dobbiamo perdere di vista lo status prioritario di queste problematiche: è più che mai necessario sensibilizzare le persone, in modo che interiorizzino una coscienza ambientale seria e duratura. È proprio il caso di dirlo: ne va del nostro futuro.

Leggi anche: Plastica biodegradabile che si dissolve in acqua, la rivoluzione di Sharon Barak

[adning id="23504"]
Asia Buconi
Asia Buconi
Classe 1998, romana. Laureata in Scienze politiche e relazioni internazionali, ama l’attualità e la letteratura, ma la sua passione più grande è la sociologia, soprattutto se applicata a tematiche attuali. Nel tempo libero divora film e serie tv.

Popolari

[adning id="29422"]

Ultimi