“Il cattivo poeta”: Gianluca Jodice porta al cinema il decadente e romantico Gabriele D’Annunzio

L'opera prima di Gianluca Jodice è un biopic su Gabriele D'Annunzio, romantico e decadente, che trascorre i suoi ultimi anni di vita nel cupo e solenne Vittoriale.

Asia Solfanelli
Asia Solfanelli
Intraprendente e instancabile penna, poliglotta, appassionata lettrice e avida viaggiatrice. Sviscerata amante del cinema. E ultimo, ma non per importanza, eterna studiosa, perché non si finisce mai d’imparare.
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Al suo debutto con un lungometraggio Gianluca Jodice scrive e dirige un biopic su Gabriele D’Annunzio: è “Il cattivo poeta”.

Un film che racconta il poeta nella sua fase più decadente, quella degli ultimi anni della sua vita rinchiuso nel Vittoriale. Un’opera in cui la storia personale del Vate, molto diversa da quel che si insegna generalmente a scuola, si mescola con quella dell’Italia fascista.

Un film frutto di uno studio molto approfondito nonché di una passione e di un rigore che emergono inequivocabilmente soprattutto dall’accurata scelta delle parole. Decadenza e romanticismo si uniscono nel raccontare un personaggio che ama il suo paese, ma ne percepisce l’immediata rovina.

Il cattivo poeta, due mondi e due generazioni a confronto

Il cattivo poeta, due mondi e due generazioni a confronto.

Il cattivo poeta, prodotto da Matteo Rovere e Andrea Paris, con Sergio Castellitto nei panni di Gabriele D’Annunzio e Francesco Patanè in quelli di Giovanni Comini, porta sul grande schermo il Vate negli ultimi anni della sua esistenza, quando come un vampiro, un fantasma vive rinchiuso nel suo lussuoso castello.

L’opera è ambientata nella primavera del 1936, quando il federale Giovanni Comini viene incaricato di sorvegliare Gabriele D’Annunzio, ormai da 15 anni rinchiuso nel Vittoriale, quel complesso di edifici, vie, piazze, un teatro all’aperto, giardini e corsi d’acqua, eretto sulla sponda bresciana del Lago di Garda per volontà dello stesso poeta.

Giovanni Comini, a servizio diretto del Duce, è un giovane dalle ideologie e convinzioni molto forti che è chiamato a tenere sotto controllo qualsiasi atteggiamo sovversivo del Vate nei confronti del fascismo. Due mondi, due generazioni si trovano così a confronto.

Le parole del grande poeta saranno però così potenti da far vacillare anche quella che, almeno in apparenza, sembra essere una fede incrollabile.

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Il cattivo poeta narra di un personaggio “mai stato raccontato dal cinema“: “Il suo mito è simile ad una rockstar di oggi

Il cattivo poeta narra di un personaggio "mai stato raccontato dal cinema": "Il suo mito è simile ad una rockstar di oggi".

È la prima volta che la macchina da presa entra nel Vittoriale e ne racconta la bellezza e la magnificenza. È un luogo solenne e cupo, che non senza ragione venne scelto come rifugio e luogo di isolamento: “Il Vittoriale è il luogo dell’anima di D’Annunzio, quasi come se fosse una placenta, che restituisce potenza, bellicosità, morte e decadenza ma anche desiderio di vita”, commenta Sergio Castellitto.

È la prima volta che il cinema cerca di rendere giustizia a una figura complessa come quella del Vate, un poeta-soldato che allo scendere a compromessi preferisce l’isolamento del suo universo privato, che al declino del mondo preferisce la desolazione del suo microcosmo.

Che d’Annunzio simpatizzasse per il fascismo è un fatto noto, ma altrettanto innegabile è che egli prediligesse la sua libertà di pensiero e d’espressione e che non fosse disposto a vederle confinate.

Lo stesso regista Gianluca Jodice racconta cosa l’abbia spinto a narrare di questo tanto amato quanto odiato poeta:

Perché D’Annunzio? Mi ricordavo questo poeta recluso in questo castello di Dracula, negli ultimi 15 anni, tra perversioni, ossessioni, donne, cocaina, aveva anche perso la sua vena, era una specie di Nosferatu, che poi ha subito la damnatio memoriae nel Novecento, un personaggio storico complesso, che ha vissuto mille vite, e non è mai stato raccontato dal cinema.

Mentre Castellitto aggiunge:

Il poeta è stato adorato ed amato in vita, il suo mito è simile ad una rockstar di oggi, ma non c’è stato uomo più maledetto in morte, basti leggere cosa dicevano gli intellettuali del dopoguerra.

Elsa Morante diceva che era un imbecille, Pasolini lo detestava. Invece il dono che ti fa il cinema, anche se lo avevo già capito prima che fosse un genio, è che se c’è un poeta assimilabile a D’annunzio è proprio Pasolini; entrambi sono stati poeti-soldati, i primi ad uscire dalla trincea, a prendere il colpo in fronte.

Il cattivo poeta, un film molto realistico, quasi filologico

Il cattivo poeta è un film filologico, teso a una tale fedele ricostruzione della realtà, che recupera frasi e citazioni proprio dagli scritti del Vate e dal diario del federale Comini.

Lo stesso titolo non è che una citazione del modo in cui lo stesso poeta si etichetta in una lettera. Non c’è giudizio, lo stesso regista cosi come gli attori vogliono andare oltre qualsiasi forma di preconcetto o pregiudizio e restituire verità.

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