Hong Kong, i vaccini ci sono ma in pochi lo fanno: i cittadini non si fidano di Pechino

Nonostante la pandemia globale, la Cina non allenta la morsa su Hong Kong. I vaccini ci sono, ma la campagna vaccinale del Paese procede a rilento. Tra leggi e restrizioni: questioni di fiducia.

Naomi Di Roberto
Naomi Di Roberto
Naomi Di Roberto, classe 1996. Sono una giovane giornalista pubblicista abruzzese, scrivo di temi globali, scienza e geopolitica. Ho una laureata in Lettere, una Magistrale in Editoria e Giornalismo ed un Master in "Comunicazione della scienza/giornalismo scientifico". Nella vita inseguo senza sosta il mio sogno: scrivere.
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Hong Kong, lo ricordiamo, è una Regione amministrativa speciale della Cina. Ex colonia britannica, nel 1997 entrò sotto l’egemonia cinese che, per circa cinquant’anni, le ha garantito alcune libertà. Da diverso tempo, però, Pechino sta tentando di attuare strategie che mirano a un controllo sempre più stretto su Hong Kong, ormai tra i centri più importanti in Asia per il commercio con l’Occidente.

Tutto questo ha provocato non poche proteste da parte della popolazione locale che, pian piano, sta perdendo sempre più diritti e libertà, nonché la democrazia.

Ad Hong Kong c’è diffidenza sui vaccini

Un qualcosa che si è riversato anche nella campagna vaccinale del Paese, nonché su Sinovac, il vaccino proprio di produzione cinese. I vaccini ci sono, ma la popolazione è ormai diffidente circa qualsiasi consiglio o decisione presa dal governo, ormai sotto il controllo sempre più serrato di Pechino. 

Secondo OurWordInData, al 15 aprile sul totale della popolazione di Hong Kong ci sono circa 332.064 persone con vaccinazione completa (4,4%) e 648.896 con almeno una dose (8,6%).

Ricordiamo che proprio Hong Kong, avendo già vissuto l’epidemia della Sars nel 2003, ha tutti gli strumenti per contenere perdite e contagi. Un vantaggio sicuramente sfruttato dall’amministrazione locale: secondo quanto dichiarato da linkiesta, infatti, su una popolazione di 7 milioni di persone ci sarebbero stati infatti meno di 12.000 casi e solo 205 morti.

La pandemia sarebbe così potuta divenire un mezzo per concentrarsi sulla salute ed il benessere pubblico, nuovi spunti per rafforzare democrazia e sviluppo. Ma qualcosa è andato storto. 

La Cina su Hong Kong: solo “patrioti” al potere

Cina su Hong Kong: questioni di fiducia

A fine marzo è stata approvata una riforma che permette a Pechino di controllare elezioni e Parlamento ad Hong Kong. Un modo, in altre parole, per tenere sotto controllo il sistema politico e, soprattutto, i suoi candidati. Chiunque voglia presentarsi alle elezioni, infatti, dovrà passare al vaglio di un comitato, che farà capo direttamente a Pechino, e che esaminerà le posizioni politiche di ognuno. Questa idea era stata preannunciata già dagli alti ufficiali del Partito Comunista, in occasione della giornata di apertura dell’Assemblea Nazionale del Popolo. Una stretta sempre più serrata?

Secondo IlPost il nuovo sistema prevede un aumento dei Parlamentari della città da 70 a 90, e non solo. Di questi, infatti, solo 20 potranno essere eletti direttamente (finora erano 35), 40 saranno scelti dal comitato, e i restanti 30 da dei collegi funzionali. Questi ultimi rappresenteranno industrie e gruppi di interesse storicamente favorevoli al governo della Cina ed al suo Partito.

Il sostegno internazionale non ha tardato ad arrivare. Gli USA, infatti, hanno subito condannato la stretta accusando Pechino non solo di soffocare la democrazia, ma soprattutto di privare i cittadini dei loro diritti democratici.

Stretta della Cina su Hong Kong: la Legge sulla sicurezza

La revisione del sistema elettorale di Hong Kong riduce drasticamente la rappresentanza democratica, l’obiettivo del Partito Comunista cinese è garantire che solo i patrioti governino la città. Già a luglio 2020 vi furono diversi arresti dovuti all’approvazione, senza alcuna discussione pubblica, di una Legge sulla sicurezza nazionale. Tale legge dà alla polizia il potere di arrestare chi sia accusato di compiere attività terroristiche o atti contro l’ordine costituito. 

Formule che molti hanno interpretato come un tentativo per colpire i dissidenti, reprimere le proteste a favore della democrazia che stavano andando avanti nonostante i divieti imposti dalle norme anti-covid. Allo stesso tempo, però, la situazione potrebbe essere sfruttata per tener sotto controllo le elezioni, ed i politici che si insedieranno nel sistema.

Da mesi, insomma, la morsa si fa sempre più stringente sotto uno sguardo internazionale forse troppo concentrato sulla pandemia globale. Come andrà a finire?

Leggi anche: Coronavirus, approvato vaccino cinese per test umani, sarà iniettato in 180 adulti

Sicurezza nazionale: nuove norme anche nelle scuole

“Sicurezza nazionale: misure specifiche per le scuole” . È così che inizia la circolare diffusa nelle scuole di Hong Kong che mirano all’applicazione della Legge sulla sicurezza di cui abbiamo appena parlato.

“L’obiettivo è creare un ambiente e un’atmosfera scolastica pacifica e ordinata, approfondire la comprensione degli studenti dello sviluppo del Paese e della sicurezza nazionale, migliorare il senso di identità nazionale degli studenti e nutrire gli studenti come buoni cittadini rispettosi della legge”.

Tra i punti della sezione chiamata “Creare un ambiente e un’atmosfera scolastici pacifici e ordinati”, viene inoltre sottolineato che:

“le scuole dovrebbero vietare a qualsiasi estraneo di entrare nel campus della scuola per condurre attività che implichino propaganda politica”.

Gli insegnanti, insomma, avranno il compito di portare la norma nelle scuole correggendo i comportamenti ritenuti contrari alla Legge cinese. A sostegno di questi ci sarà sicuramente l’educazione morale, la cultura, l’insegnamento della storia della Cina: un modo, insomma, per costruire fin da piccolissimi un senso sempre più forte di identità nazionale. 

Anche gli insegnanti, allo stesso tempo, saranno tenuti sotto controllo dagli alunni. Questi ultimi, infatti, avranno il compito di denunciare alle autorità cinesi qualsiasi atto scorretto o sovversivo degli insegnati.

Questione di diritti

La Legge sulla sicurezza nazionale dà inoltre ampi poteri alla polizia circa la censura, ma anche la possibilità di intercettare le telefonate. In generale, alla polizia sono consentiti poteri ampissimi, tra cui la possibilità di intercettare le telefonate senza mandato. Tutti i principali social network, tra cui Facebook, WhatsApp, Twitter, e i motori di ricerca come Google, hanno dichiarato di sospendere la cooperazione con le richieste di informazioni sugli utenti da parte della polizia di Hong Kong.

A Gennaio di quest’anno sono stati arrestati ben 53 attivisti  pro-democrazia e, l’accusa, è proprio quella di aver violato la Legge sulla sicurezza nazionale.

Già un mese prima, aveva fatto il giro del mondo la notizia dell’arresto in Cina di Jimmy Lai, proprietario di Apple Daily, uno tra i tabloid più famosi ad Hong Kong. L’editore, ancora in carcere, sarebbe stato denunciato per aver diffuso idee democratiche sul giornale, per violazione della Legge sulla sicurezza e frode. Per questo mese (aprile 2021) è prevista la prima udienza del processo.

Ad oggi proteste, manifestazioni ed arresti non hanno intenzione di placarsi. In ogni caso, il Partito ha il potere e Hong Kong non fa alcuna eccezione.

Leggi anche: Polemica Cina-UK, USA contro la Cina: “Dovremmo dare rifugio a chi fugge”

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