Guardia costiera libica uccide tre migranti. E noi la finanziamo

Dopo la polemica dei giorni scorsi per il rinnovo dei finanziamenti alla discussa guardia costiera libica, arriva l'ennesima notizia di violenze e abusi da parte di questa forza militare.

Luca Tartaglia
Luca Tartaglia
Classe 88. Yamatologo laureato in Lingue Orientali, specializzato in Editoria e Scrittura, con un Master conseguito in Diritto e Cooperazione Internazionale. Ama dedicarsi a Musica e Cultura, viaggiare, “nerdeggiare” e tutto ciò che riguarda J. J. R. Tolkien
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Un rapporto dell’OIM, Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, ci informa che ieri tre migranti sudanesi recuperati al largo di Tripoli sono stati uccisi dalla guardia costiera libica. Dopo che il gruppo di migranti, recuperati dalla forza marittima libica mentre attraversava il Mediterraneo, ha tentato la fuga una volta a terra, a quel punto i militari hanno aperto il fuoco. Sette le persone colpite, di cui tre morti. L’accaduto ci ricorda ogni giorno, insieme a molte organizzazioni umanitarie intergovernative e Ong, che la Libia non è né un porto né un luogo sicuro. Tutto ciò riaccende con forza la discussione intorno ai finanziamenti da poco approvati dal parlamento italiano in favore di questa sempre più evidente “forza militare” che dimostra tutto il suo carattere violento e criminale.

Il finanziamento delle missioni all’estero

Il 16 luglio il Parlamento italiano ha dato il via libera al rifinanziamento delle missioni militari italiane all’estero e con essa ha rinnovato i fondi per l’addestramento e l’appoggio della cosiddetta guardia costiera libica, un reparto militare creato nel 2017, addestrato e finanziato anche dall’Italia con lo scopo di intercettare e limitare le imbarcazioni di migranti nel Mediterraneo centrale e riportarle indietro. In Libia, dove decine di report ci rendono edotti di come sia un paese che non riconosce la Convenzione di Ginevra sui rifugiati, dove gli abusi, le violenze e addirittura la compravendita di “schiavi” sono all’ordine del giorno. Alla Camera tutti i partiti hanno votato a favore del rifinanziamento, tranne 23 deputati di Leu e i dissidenti del Pd. I voti favorevoli sono stati 401, una maggioranza larga e convinta.

Leggi anche: Oltre 1000 migranti a Lampedusa. Il sindaco: “Dichiaro io lo stato d’emergenza”

Centro detenzione Libia
Un centro di detenzione libico per migranti. Novembre 2017.

Fondi in mano alle milizie?

Diverse le inchieste sia giornalistiche sia di varie Ong che riportano indagini che vedrebbero questi fondi finire nelle mani delle milizie che imperversano in Libia, che ricordiamo essere nel pieno di una guerra civile. Guerra civile che vede da una parte il governo riconosciuto dalla comunità internazionale di Fayez al-Sarraj, dall’altra il potente Generale Haftar, che governa sulla parte orientale del paese dal 2014 e sostenuto da Francia, Russia e Egitto. Un paese che non ha nessun equilibrio politico o sociale, dove malattie, violenze e crisi economica hanno messo in ginocchio uno dei paese africani una volta più ricchi. E per questo che ci sono molti dubbi e sospetti su come questi fondi, proveniente da Italia e Europa, vengano effettivamente spesi. L’OIM ha recentemente denunciato un “mercato degli schiavi” in cui migranti vengono venduti per circa duecento dollari. Dove i centri di permanenza sono veri e propri lager e dove non mancano episodi di torture e sfruttamento quotidiani. Dove il mercato delle armi è sempre più florido. Così come l’affacciarsi del terrorismo.

Orfini e Bonino chiedono di smettere di finanziare la guardia costiera libica

Emma Bonino, leader di Europa+, interviene duramente sulla questione dei finanziamenti in Libia, e condanna la decisione del Parlamento: “L’Italia è il bancomat di queste operazioni insopportabili e lo fa scegliendo interlocutori che erano i rappresentanti di organizzazioni criminali, compreso il famoso Bija. Quei soldi finiscono dritti dritti ai carcerieri dei lager libici solo per toglierci un problema. Orfini, deputato Pd, dichiara che è ora di chiudere un rapporto iniziato durante il Governo Gentiloni, e che continua ancora oggi, soprattutto dopo i discussi decreti sicurezza del governo giallo-verde con Salvini. Importante l’affermazione, che ci illumina su tutte le ipocrisie e le incoerenze di una Europa debole sulla questione migranti:

Siamo di fronte a una doppia vergogna: se una nave europea salvasse i migranti, non potrebbe riportarli legalmente in Libia, considerato un porto non sicuro. Allora si chiede alle navi europee di non intervenire e si lascia il compito del respingimento alla guarda costiera libica, che viene pagata affinché compia un atto illegale al posto nostro.

E continua, assumendosi una responsabilità istituzionale:

Si continua a far finta che la situazione in Libia sia accettabile, ma quei campi illegali di detenzione sono dei veri e propri lager. Non salvare quelle persone in mare significa rispedirle consapevolmente in luoghi di tortura”.

Guardia Costiera Libia
Una fotografia di una motovedetta libica che passa sopra un gommone con diversi migranti a bordo, ferendone diversi. Novembre 2017

Leggi anche: Nello Scavo minacciato per le inchieste su Malta e migranti: “Fermatevi o vi fermeremo noi

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Classe 88. Yamatologo laureato in Lingue Orientali, specializzato in Editoria e Scrittura, con un Master conseguito in Diritto e Cooperazione Internazionale. Ama dedicarsi a Musica e Cultura, viaggiare, “nerdeggiare” e tutto ciò che riguarda J. J. R. Tolkien
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