PAN di Napoli, Frida Kahlo in mostra con tanto materiale inedito: “Ojos que no ven corazón que no siente”

Fotografie mai viste prima e lettere inedite offrono ai visitatori un volto nuovo di una delle artiste più note e amate del Messico.

Asia Solfanelli
Asia Solfanelli
Intraprendente e instancabile penna, poliglotta, appassionata lettrice e avida viaggiatrice. Sviscerata amante del cinema. E ultimo, ma non per importanza, eterna studiosa, perché non si finisce mai d’imparare.
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Frida Kahlo in mostra al PAN Palazzo delle Arti di Napoli con “Ojos que no ven corazón que no siente”, una rassegna che mira a svelare il volto più nascosto e intimo di una delle artiste più conosciute e amate del Messico.

Fotografie e lettere mai prima d’ora presentate in Europa offriranno allo spettatore un punto di vista inedito, un volto nuovo dell’appassionata pittrice.

Frida Kahlo in mostra: a Napoli materiale inedito sulla vita della sorprendente artista

Frida Kahlo in mostra: a Napoli materiale inedito sulla vita della sorprendente artista.

In mostra nel capoluogo campano c’è tutta la vita di Frida: c’è la sua infanzia, la sua giovinezza, l’amore con Diego Rivera e infine la sua sfortunata morte.

Dal 3 maggio al 29 agosto 2021 da lunedì a venerdì dalle 9.30 alle 20.30, Sabato e  Domenica dalle 9.30 alle 21.30, “Ojos que no ven corazón que no siente” è visitabile al PAN di Napoli, luogo scelto dalla “Frida Kahlo Corporation”.

Nella rassegna sono raccolte, come dichiara Alejandra López, “fotografie mai viste prima“, che illuminano sulla vita dell’artista, lettere che ne svelano l’animo e riproduzioni dei luoghi della sua vita nonché di alcuni accessori e vestiti. Ad arricchire l’esposizione ci sarà anche un’area multimediale, realizzata con il sistema Remix 4.0, che darà la possibilità di un’esperienza unica e immersiva.

Quel che si offre è una prospettiva nuova, un approfondimento su una personalità tanto unica quanto caparbia e su un arte tanto universale quanto intima.

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La rivoluzione di Frida: “Non dipingo sogni… dipingo la mia realtà”

La rivoluzione di Frida: "Non dipingo sogni… dipingo la mia realtà".

Affetta da spina bifida, una malformazione o difetto neonatale dovuto alla chiusura incompleta di una o più vertebre, Frida ebbe un’asolescenza piuttosto sofferta, ma la sua audacia, la sua forza d’animo e la sua resilienza non la fecero mai desistere.

Il traumatico incidente che ebbe appena diciottenne fu l’ennesima prova che il suo animo e il corpo dovettero superare. Costretta a ben 32 operazioni, riposo forzato e mesi a letto con il busto ingessato, l’artista iniziò a dedicarsi alla lettura e ai primi autoritratti che oggi sono tra le sue opere più apprezzate.

La sua immobilità divenne slancio, energia vitale che la portarono a sperimentare nell’arte, a superarne i confini e a sondare nuovi terreni e nuove possibilità.

Dopo un anno di pandemia e di restrizioni, si capisce bene il sacrificio e la tribolazione di una vita costretta e si sente ancora più forte l’esigenza di celebrare coloro che, malgrado tutto, riescono a renderla degna di essere vissuta.

“Non dipingo sogni… dipingo la mia realtà”, dichiarava Frida Kahlo. La realtà di una rivoluzionaria che si sente figlia della rivoluzione messicana, emblema del suo animo ribelle fin dalla prima infanzia. Quella di una donna anticonformista e temeraria che attraverso le sue scelte e il proprio stile di vita è oggi d’insegnamento e d’esempio per la determinazione, intelligenza e coraggio a tutto l’universo femminile.

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L’amore tra Frida e Diego: l’elefante e la farfalla

Un capitolo a parte nella vita di Frida merita forse di essere dedicato all’amore con Diego Rivera. Un amore tanto appassionato quanto sofferto. Eppure, eterno.

Si dicevano “l’elefante e la farfalla”, così uniti eppure così distanti. Quando Frida decise di sposarlo era in realtà consapevole che non sarebbe potuta salvarsi dai tradimenti del marito. Lui l’amava, e almeno stando alle sue dichiarazioni la amò sempre, ma la sua natura non era quella di uomo fedele.

A Napoli Sky Arte, media partner dell’esposizione, dedica all’interno del percorso espositivo un documentario che getta luce su questo amore tanto profondo quanto travagliato.

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