“Il silenzio degli innocenti”, il film che ha sconvolto generazioni per decenni

Era già nelle sale 30 anni fa uno di quei film destinati a segnare la storia del cinema, il capolavoro di Jonathan Demme, un connubio unico e perfetto di talenti, personalità e intraprendenza.

Asia Solfanelli
Asia Solfanelli
Intraprendente e instancabile penna, poliglotta, appassionata lettrice e avida viaggiatrice. Sviscerata amante del cinema. E ultimo, ma non per importanza, eterna studiosa, perché non si finisce mai d’imparare.
spot_img

Il film, capolavoro di Jonathan Demme, festeggia i suoi trent’anni. Per alcuni uno dei primi horror della storia del cinema, per altri il thriller destinato a vincere l’anno successivo i cosiddetti Big five, l’Oscar per film, regia, sceneggiatura, attore e attrice protagonista, Il silenzio degli innocenti non solo porta sulla schermo una trama destinata ad appassionare per decenni, ma anche delle interpretazioni che, uniche, iconiche e intramontabili, fanno la storia del cinema.

Il film di Demme, un ingranaggio perfetto

Il film di Demme, un ingranaggio perfetto.

Uscito nel febbraio del 1991 negli States, il lungometraggio thriller tratto dal romanzo di Thomas Harris, con la sceneggiatura di Ted Tally e la regia di Jonathan Demme, festeggia i suoi 30 anni come grande classico del cinema nonché uno dei migliori film statunitensi di sempre.

Con scomodi primi piani e battute da far rabbrividire, la camera di Demme, riprede le indimenticabili interpretazioni di Anthony Hopkins e Jodie Foster che fanno de Il silenzio degli innocenti uno dei tre film vincitori dei cinque Oscar più importanti.

Curioso ma vero, i due attori protagonisti non erano la prima scelta. Essa ricadeva su Michelle Pfeiffer, che racconta di aver rifiutato il ruolo perché troppo cupo, e prima Gene Hackman e poi di Sean Connery, entrambi quasi disgustati dal personaggio che erano chiamati a interpretare.

Eppure, doveva essere destino che quella parte spettasse proprio a loro. Jodie Foster commenta il fatto così:

Nessuno di noi era mai stato tanto bravo prima e non lo siamo più stati da allora.

È semplicemente andata così.

A una trama impressionante e delle interpretazioni senza eguali si uniscono scelte stilistiche, come le personalissime soggettive che Demme decide di mettere in scena, che, quanto mai azzeccate, rendono il film un ingranaggio sorprendente, a tratti agghiacciante e quanto mai funzionante.

Leggi anche: Morte dell’agricoltura contadina, un film di Rohrwacher per riflettere

Anthony Hopkins e Jodie Foster, due icone cinematografiche immortali

film

Nella convinzione che egli possa essere l’unico a poterla aiutare a trovare il serial killer Jame Gumb “Buffalo Bill” (Ted Levine), che uccide e scuoia ragazze, la promettente recluta dell’FBI, Clarice Starling (Jodie Foster) interroga ripetutamente il Dottor Lecter (Anthony Hopkins), l’ex psichiatra e criminologo segregato nel manicomio criminale di Baltimora con l’accusa di aver ucciso e consumato i corpi dei suoi pazienti.

Tra i due si instaura un rapporto privilegiato, fatto di empatia e sincerità, che fa del dialogo il canale di scambio per eccellenza tra i due protagonisti nonché un meccanismo cruciale della sceneggiatura.

Se nella magnifica esibizione di Jodie Foster l’audacia e la tenacia di una giovane detective si fondono indissolubilmente con la fragilità, eredità di un passato doloroso, Hopkins, come nessun altro, porta in scena la follia. In un miscuglio di fascino e terrore, con quegli occhi sbarrati e quello sguardo fisso in camera, Lecter coinvolge e sconvolge.

Si racconta che lo stesso Hopkins, per preparare la parte, seguendo il metodo di Konstantin Sergeevič Stanislavskij che si basa sull’approfondimento psicologico del personaggio, abbia studiato numerosi processi criminali.

Tra questi, Charles Manson, il serial killer di Cielo Drive, sembra aver contribuito enormemente alla definizione di quel personaggio arricchito dallo stesso interprete di numerosi tratti e caratterizzazioni fuori sceneggiatura, ma indubbiamente calzanti.

Quel che ancora non sai, ma dovresti sapere, del film “Il silenzio degli innocenti”

Quel che ancora non sai, ma dovresti sapere, del film "Il silenzio degli innocenti".

Quel che ancora non sai, ma devi sapere de Il silenzio degli innocenti:

  • Anthony Hopkins ha vinto il premio Oscar recintando meno di mezz’ora, ben 24 minuti e 52 secondi.
  • È stato lo stesso Anthony Hopkins a suggerire che la tuta gialla o arancione prevista dalla sceneggiatura nella scena del trasferimento da Baltimora fosse sostituita da un camice bianco. L’ispirazione, risultante dalla comune e diffusa paura del dentista, estremizza i caratteri del serial killer in maniera quasi paradossale, con un colore che è sinonimo di pace, calma e quiete.
  • La famosa citazione della pellicola, nonché una delle più celebri nella storia del cinema, “Uno che faceva un censimento una volta tentò di interrogarmi: mi mangiai il suo fegato con un bel piatto di fave e un buon Chianti” sembrerebbe avere un significato nascosto. Fegato, vino e fave, come alimenti ricchi di tiramina, hanno effetti devastanti se associati agli antidepressivi I-MAO che Lecter era supposto assumere. La critica vuole che con quella dichiarazione, in estrema lucidità, il criminale volesse avvisare la detective di non essere sotto l’effetto di psicofarmaci e di essere quindi capace di aiutarla.
  • Contro chi legge nella vicenda de Il silenzio degli innocenti un sottotesto sentimentale nutrito dalla relazione platonica tra Hannibal Lecter e Clarice Starling, molti studiosi, primo tra tutti il brasiliano Olavo de Carvalho, teorizzano invece quel conflitto tra intelligenza umana, incarnata nelle sue virtù nel personaggio di Clarice, e astuzia diabolica, esemplificata dal disumano acume intellettuale del cattivo.
  • Nella locandina del film si nasconde In Voluptas Mors, una foto artistica creata da Salvador Dalí e Philippe Halsman nel 1951, che raffigura 6 donne nude disposte a formare un teschio. Nell’immagine che raffigura il volto di una giovane con un lepidottero a sigillo delle labbra, l’opera di Dalí e Halsman si mimetizza nel dorso dell’insetto.
  • Il titolo dell’opera di Harris “The Silence of the Lambs”, in italiano letteralmente “Il silenzio degli agnelli”, da cui è tratto il film, richiama il trauma giovanile di Clarice costretta ad assistere alla macellazione di agnelli nonché ad ascoltarne le grida di sacrificati innocenti. Il silenzio arriverà quando la giovane detective smetterà di sentirli gemere. “Coraggiosa Clarice…me lo farai sapere quando quegli agnelli smetteranno di gridare, vero?”, così il Dottor Lecter trasforma la follia di omicida in empatia e in un rispetto e affetto quasi paterno per la giovane recluta dell’FBI. E così si chiude uno dei capitoli più sensazionali della settima arte.

Leggi anche: Angelina Jolie in regia, arriva “Unreasonable Behaviour”, film sulla vita di Don McCullin

Il film Il silenzio degli innocenti, come nascono opere eterne

Da un connubio unico di talenti, personalità e intraprendenza nascono opere come Il silenzio degli innocenti.

Quando a una sceneggiatura geniale prende mano un regista audace e visionario, capace di osare e sperimentare, quando interpreti straordinari danno voce a personaggi peculiari ed estremamente complessi mettendoci del proprio, diventando quei personaggi, quando oltre il detto e il fatto vive un sottotesto allusivo, sofisticato e sofistico, sul grande schermo finiscono capolavori che appassionano, intrattengono ed emozionano per decenni.

Così si fa il grande cinema.

spot_img

Correlati

La Canzone della Terra, di cosa tratta il film e perché è evento dell’anno

È uscito nelle sale italiane il film “La Canzone della Terra”, Songs of Earth,...

Chi era Salvatore Liguori, direttore dell’Accademia Totò di Napoli scomparso a 37 anni

Salvatore Liguori, direttore dell'Accademia delle Arti Teatrali del Teatro Totò, nel cuore di Napoli,...

Tatami – Una donna in lotta per la libertà, di cosa tratta il film e perché è così attuale

Oggi recensiamo Tatami – Una donna in lotta per la libertà, il film diretto...
Asia Solfanelli
Asia Solfanelli
Intraprendente e instancabile penna, poliglotta, appassionata lettrice e avida viaggiatrice. Sviscerata amante del cinema. E ultimo, ma non per importanza, eterna studiosa, perché non si finisce mai d’imparare.
spot_img