Fase 2: cosa ricorderemo della quarantena? Non tutto è da buttare

Catiuscia Ceccarelli
Catiuscia Ceccarelli
Catiuscia Ceccarelli, giornalista e imprenditrice, si occupa di personaggi, interviste, attualità e lifestyle. Segni particolari? Mamma di Matilde
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Oggi inizia l’agognata quanto temuta Fase 2. La fine, seppur parziale, di una quarantena durata circa due mesi. È il secondo tempo di una partita che non sappiamo quando finirà e né come. Allentante le restrizioni, ritrovati i congiunti sempre mantenendo le distanze e indossando mascherine, cosa ricorderemo di questa quarantena?

La nascita di nuove abitudini

Alcuni psicologi sostengono che per abituarsi a una nuova abitudine occorrerebbero circa ventuno giorni. Due mesi in casa, ostaggio di un virus che ha ucciso persone, cari, sogni e speranze lavorative, sono stati più che sufficienti per rivoluzionare la nostra vita. C’è chi ha imparato a svegliarsi presto la mattina, chi a fare sport domestico, chi a sorseggiare il caffè lentamente guardando fuori dalla finestra o, per i più fortunati, sul terrazzo o in giardino. Oppure riscoprire il piacere di mangiare lentamente a tavola, insieme alla famiglia. Leggi anche: Tutto sulla Fase 2: le risposte alle domande più frequenti

Come e quanto ci ha cambiati la quarantena?

Dopo un inizio sicuramente traumatico un po’ per tutti, con la sensazione di trovarci in un tempo sospeso, ogni giorno abbiamo scoperto qualcosa in più di noi stessi e magari rispolverato vecchi interessi, assopiti dalla frenesia della precedente normalità. C’è chi si è riscoperto un amante dei fornelli, sperimentando nuove ricette o, come ha fatto gran parte della popolazione, preparando la pizza in casa. La scrittura, la lettura, le arti creative hanno trovato modo di emergere o riemergere dalle radici profonde del nostro essere, per impiegare il tempo in questo lockdown, ormai alle spalle, con la speranza di non viverlo di nuovo.

Bambini e ragazzi, eroi silenziosi

Quella che ci stiamo lasciando dietro le spalle in queste ore è sicuramente la quarantena dei bambini e dei ragazzi. Loro malgrado. I primi, privati all’improvviso della loro routine fatta di certezze, come l’asilo o la scuola primaria, gli amici, correre e giocare nei parchi tra scivoli e altalene. I più grandi, alle prese con la rivoluzione della scuola, fatta non più di ansie da interrogazione o compiti in classe, ma di un insegnante in diretta su una piattaforma online, non sempre di facile connessione, che deve valutarli in un modo nuovo, impersonale. Leggi anche: Conte: “Valutare l’apertura in via sperimentale di nidi, scuole dell’infanzia, centri estivi”

La quarantena delle donne

La casa, rifugio per tutti per evitare il contagio, per alcune donne o per le vittime di soprusi e violenza, una prigione. Due mesi di sopportazione, sacrificio e paura. La fase 2, è per molte la vera liberazione. Le donne, punto focale di un nucleo familiare in quarantena, dovranno affrontare anche il peso della Fase 2. Non sono poche coloro che rinunceranno a tornare a lavorare per restare con i figli, senza nonni, senza baby sitter. Leggi anche: Coronavirus: “Per molte donne rimanere in casa non è una salvezza”. L’intervista a Roberta Bruzzone

Cosa rimarrà della quarantena

Per chi può organizzarsi, la scelta dello smart working. Lavorare da casa è ormai un’esigenza per molte aziende, soluzione caldamente consigliata anche dal governo nei vari DPCM. Compromesso importante, specialmente per le famiglie con i figli, per conciliare lavoro e cura. Anche se lo smart working con i bambini in casa rappresenta una nuova sfida affrontata, soprattutto dalle mamme durante la quarantena, che forse ci accompagnerà anche nelle fasi successive, se le scuole e i centri estivi continueranno ad essere chiusi. Un altro fattore determinante è il diverso rapporto con i social, non più solo un utilizzo compulsivo per lavoro o per immagine, ma utili per rimanere in contatto con il mondo esterno. Leggi anche: Caffè a cielo aperto con più tavolini all’esterno: così saranno le città italiane

Cosa ci mancherà della quarantena

La consapevolezza del tempo. Rallentare i ritmi. La coscienza di avere un tempo lento e vuoto dai numerosi impegni che avevamo prima della quarantena. Aver superato la tirannia del tempo, ci mancherà. Sarà importante anche non avere paura di aver perso tempo, di non aver sfruttato l’occasione dello stallo da lockdown per aver fatto qualcosa per noi, come la formazione, o come riscoprire i nostri interessi.

Torneremo alla normalità?

In Cile, prima dello scoppio della pandemia, su un palazzo è apparsa una frase che diceva No volveremos a la normalidad porque la normalidad era el problema, ovvero non torneremo alla normalità, perché la normalità era il problema. La fase 2 fa appello alla nostra responsabilità per convivere con il virus in una nuova forma di normalità.   di Catiuscia Ceccarelli

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