Emozioni, ciò che non puoi dire lo stai già facendo capire

Tonia Samela
Tonia Samela
Tonia Samela, nata a Potenza nel 1994. Psicologa Clinica e Dottoranda di Psicopatologia del Comportamento, attualmente conduce la sua attività di ricerca a Roma. È attiva nella promozione della salute e nella divulgazione scientifica del sapere psicologico.
spot_img

La teoria Dell’Ipotesi del feedback facciale ha cercato di dimostrare che le espressioni facciali che facciamo mentre comunichiamo influenzano le nostre emozioni. Sembrerebbe infatti che mimando una determinata emozione sia possibile in qualche modo influenzare il nostro effettivo stato d’animo, ma non è finita qui, ovviamente quella emozione comunicata è a sua volta in grado di suscitare nell’altro una emozione di rimando. Grazie a questo scambio si crea il clima di connessione emotiva e empatia che caratterizza le buone relazioni umane. Leggi anche: Orbiting e Ghosting: relazioni che si ammalano sul web

Non sempre le emozioni e ciò che diciamo e facciamo in presenza degli altri concordano

Immaginiamo una tipica situazione: dopo aver ottenuto un buon voto all’università, o dopo aver ottenuto un piccolo riconoscimento al lavoro, ci apprestiamo a dirlo alle persone che amiamo. Tutto sembra perfetto, le persone che ci amano ci sono vicine, noi ci stiamo apprestano a raccontare l’accaduto. Dopo aver comunicato la notizia rimaniamo un attimo in sospensione, ci siamo, è tutto pronto ma….ecco, c’è un ma. Il nostro interlocutore ha il viso contratto, gli occhi sono un po’ sbarrati, le pupille sembrano evitare il contatto con noi e la bocca accenna un sorriso, che però è asimmetrico. L’espressione sul viso del nostro interlocutore non assomiglia lontanamente né alla sorpresa né alla felicità. Ci rendiamo conto che l’altro si sta genuinamente sforzando di mostrarsi contento, ma proprio non riusciamo a credergli.

Vi è capitato di mostrare i vostri sentimenti in un modo tale di cui in seguito vi siete pentiti?

La difficoltà nel manifestare l’emozione che gli altri si aspettano da noi, piuttosto che ciò che veramente proviamo, può essere un problema, soprattutto in contesti in cui occorre essere accondiscendenti. Un recente studio del 2019 condotto da R. M. Reynolds e i suoi colleghi della Michigan State University ha tentato di far luce sull’effettivo controllo che abbiamo sulla nostra espressione emotiva. I ricercatori hanno esaminato non solo il ruolo del viso ma anche quello del corpo nella comunicazione non verbale delle emozioni. Lo studio si basava sul presupposto che “le inferenze sulle emozioni altrui sono una parte essenziale dell’interazione sociale”. Secondo i ricercatori facciamo molta fatica a manifestare emozioni che non corrispondono al nostro vero stato d’animo principalmente perché le emozioni servono come spiegazioni per il comportamento passato e attuale, guidano le nostre aspettative verso azioni future e modellano le risposte sociali. In altre parole, attraverso le emozioni giustifichiamo all’altro il nostro comportamento, mandiamo delle segnalazioni evidenti di cosa l’altro dovrebbe aspettarsi da noi. Arrivano ben prima delle parole e del comportamento consapevole perché probabilmente sono comparse nel nostro comportamento molto prima che comparisse il linguaggio e, con lui, la menzogna. Ritornando ora alla domanda su come possiamo controllare l’impressione che facciamo sugli altri rispetto al nostro modo di sentirci, alla luce del fatto che questa impresa sia particolarmente complicata, i risultati secondo gli studiosi indicano che sarebbe meglio prestare attenzione a tutto il corpo, non solo al nostro viso.

Le persone accanto a noi faranno caso al nostro viso, al nostro corpo e a ciò che diciamo

Quando ci troviamo in situazioni reali tutti i canali verbali sono attivi e le persone che ci sono affianco saranno pronte a recepire tutti i segnali possibili per interpretare le nostre razioni. Attenzione, non in maniera volontaria e consapevole, ma solo perché stare così attenti a questi segnali nel corso dei secoli ci ha permesso di sopravvivere meglio nel nostro ambiente sociale.

Comunicare correttamente ciò che sentiamo e ciò che proviamo agli altri è una sfida difficile, soprattutto nel momento in cui ci troviamo costretti a non poter dire ciò che veramente pensiamo.

Nel far questo impieghiamo tutto il nostro corpo, non solo il viso e le parole. Dobbiamo ricordarci di sintonizzarci tutti sulla nuova versione che vogliamo dare delle nostre emozioni. Se non vogliamo che dal nostro viso trapeli più del dovuto assicuriamoci che anche il corpo ci stia seguendo. La comunicazione con gli altri è fatta di emozioni e di parole. Per evitare di inviare all’altro messaggi confusi e fraintendibili è meglio essere consapevoli del nostro corpo e usare le emozioni e le parole a nostro vantaggio. Assicuriamoci quindi di essere ben coordinati. Ovviamente, per chi non volesse fare tutta questa fatica, basterà essere sinceri. Leggi anche: Italiani e psicofarmaci, perché lo Xanax non sostituisce lo psicologo di Tonia Samela

spot_img

Correlati

Logopedia e disturbi del linguaggio: quando è necessario intervenire

Sempre più spesso si sente parlare di logopedia, ma risulta ancora difficile comprendere di...

Bonus psicologo, come funzionano le graduatorie e quando saranno disponibili?

Bonus psicologo, da oggi 18 marzo fino al 31 maggio 2024 sarà possibile richiederlo...

Ansia e angoscia, facciamo chiarezza sui 2 volti della sofferenza psicologica

La differenza tra ansia e angoscia non è così facile da intuire di primo...
Tonia Samela
Tonia Samela
Tonia Samela, nata a Potenza nel 1994. Psicologa Clinica e Dottoranda di Psicopatologia del Comportamento, attualmente conduce la sua attività di ricerca a Roma. È attiva nella promozione della salute e nella divulgazione scientifica del sapere psicologico.
spot_img