Maddalena Urbani uccisa da un mix di droghe, ma restano i dubbi: “Mia sorella non era tossicodipendente”

Maddalena Urbani, figlia del medico che isolò la Sars, è morta per overdose. Gli inquirenti stanno indagando per ricostruire la dinamica dei fatti, ma la ricostruzione dei testimoni non convince.

Michela Sacchetti
Michela Sacchetti
Intuitiva, con un occhio attento alla realtà e alla sua evoluzione, attraverso una lente di irrinunciabile positività. Vede sempre nella difficoltà un’occasione preziosa per migliorarsi da cogliere con entusiasmo.
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Maddalena Urbani, figlia dello scienziato scopritore della Sars, è stata trovata morta sabato 27 marzo nella casa romana di uno spacciatore di origini siriane.

L’autopsia effettuata sul corpo della ragazza 21enne ha confermato l’ipotesi di overdose per un mix di sostanze, tra cui alcol e eroina.

Gli inquirenti stanno verificando se sia stato l’uomo a dare la droga alla giovane, che da parte sua smentisce ogni accusa.

Ora il sospettato si trova presso il carcere di Regina Coeli, in stato di fermo.

Morte di Maddalena Urbani: la ricostruzioni dei fatti secondo l’amica

Maddalen Urbani_overdose

Secondo la ricostruzione data dall’amica di Maddalena Urbani, poi confermata dallo stesso spacciatore indagato, le due sarebbero partite venerdì 26 marzo da Perugia, in pieno lockdown, per recarsi a Roma. A un certo punto Maddalena Urbani si sarebbe sentita male per strada.

Non sapendo cosa fare, l’amica di Maddalena si rivolge al suo spacciatore. Racconta l’amica di Maddalena:

Era nervosa. E stava per perdere conoscenza.

E allora ho pensato di chiedere aiuto a Abdul, che noi chiamiamo Zio’.

Versione simile è stata data dall’uomo, Abdul Aziz Rajab, spacciatore di Maddalena Urbani:

Quando ho soccorso Maddalena in casa non stava bene, soprattutto era su di giri.

Le ho offerto un succo d’arancia e un letto dove riposare. Ma poi non si svegliava. Ci siamo preoccupati.

Sono stato io a chiamare i soccorsi, il 118. Non ho nessuna responsabilità per la sua morte.

La conoscevo da qualche tempo. Sono addolorato.

Gli inquirenti sulla morte di Maddalena Urbani: “È probabile che i soccorsi siano scattati tardi”

Anche se l’autopsia sul corpo della giovane è stata fatta, saranno necessari ulteriori esami per accertare quali e quante sostanze ha assunto Maddalena Urbani e se sia stata vittima di abusi sessuali.

Per questo il procuratore Nunzia d’Elia e il sostituto Pietro Pollidori hanno messo in campo un pool di esperti composto dal medico legale Antonio Oliva, la tossicologa Sabina Strano Rossi e la genetista forense Francesca Scarnicci.

Lo spacciatore siriano sessantaquattrenne al momento del fermo si trovava già agli arresti domiciliari, nella sua casa sulla Cassia, in zona Tomba di Nerone, dove è avvenuto il decesso.

Gli investigatori della Squadra Mobile, visti i precedenti, sospettano di lui e credono che le versioni date da Abdul e dall’amica di Maddalena Urbani non corrispondano alla verità.

L’idea è che l’allarme sia scattato tardi, per evitare problemi, quando ormai le condizioni della ragazza erano gravi. Al momento dell’arrivo dei soccorsi infatti la ventunenne si trovava nella camera da letto dell’uomo ed era già morta.

Leggi anche: A Roma emergenza overdose da eroina, lockdown non ferma la droga

Caso Maddalena Urbani, perché si sospetta dello spacciatore

In casa dell’uomo è stata trovata una traccia di eroina, che ha portato all’arresto per detenzione di sostanza stupefacente ai fini di spaccio. Sarà da accertare l’altro reato, quello di morte come conseguenza di spaccio.

Gli inquirenti si aspettavano di trovare maggiori quantità ma probabilmente l’uomo è riuscito a disfarsi del resto della droga.

Rajab stava scontando gli arresti domiciliari perché lo scorso agosto era stato trovato in possesso di una decina di dosi di eroina, alla fermata dell’autobus vicino casa sua, in via Vibio Mariano al civico 14.

Questa però non si tratta della prima condanna dell’uomo. Già nel 2017 era stato arrestato per detenzione di un centinaio di dosi di eroina.

Leggi anche: Krokodil, la droga mangia-carne che uccide in poco tempo

Luca Urbani: “Mia sorella non era una tossicodipendente. La sua era un personalità geniale”

Maddalena Urbani_papà Carlo

Carlo Urbani, papà di Maddalena, oltre ad essere l’infettivologo che nel 2003 in un ospedale del Vietnam isolò il virus della Sars, impedendo al coronavirus di diventare pandemia, ne fu anche vittima, morendo da eroe.

Carlo amava tantissimo i suoi tre figli: Tommaso, Luca e Maddalena.

Tommaso ha 33 anni e attualmente è impegnato in una missione di Medici Senza Frontiere. Luca ha 25 anni e, intervistato, ha speso parole di affetto, stima e comprensione nei confronti della sorella scomparsa:

Mia sorella Maddalena era la più piccola, aveva soli 3 anni quando papà è morto, le è stato strappato via.

È lei che ha subito il trauma più grande e alla fine ha pagato più di tutti.

La sua scomparsa attribuita a una overdose ci sconvolge, forse era finita in un giro di brutte amicizie.

Ma non era una tossicodipendente, mia sorella era altro: era passione per l’arte e amore per gli altri, generosa come lo era stato nostro padre Carlo.

Amava dipingere e scolpire. La sua era un personalità creativa e geniale.

Leggi anche: Mafia City non è solo un videogioco

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