Domicilio digitale: cos’è, come si fa e chi può averlo

Il domicilio digitale segna un passaggio importante nell'era della digitalizzazione. La Pubblica amministrazione potrà inviarci comunicazioni direttamente sulla nostra casella Pec.

Michela Sacchetti
Michela Sacchetti
Intuitiva, con un occhio attento alla realtà e alla sua evoluzione, attraverso una lente di irrinunciabile positività. Vede sempre nella difficoltà un’occasione preziosa per migliorarsi da cogliere con entusiasmo.
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Il domicilio digitale oggi è una realtà. La Pubblica amministrazione, attraverso l’Inad, il cui servizio è attivo dal 6 luglio, potrà notificare, recapitare e consegnare i propri atti direttamente sul computer dei cittadini, risparmiando nella produzione di carta ed evitando costi suppletivi inutili.

Questa possibilità, finora prerogativa degli iscritti a un Ordine, Albo professionale o collegio, in quanto possessori di Pec, cioè di una casella di posta elettronica certificata, è stata estesa a tutti i cittadini.

Con l’Inad si supera definitivamente l’uso della vecchia posta cartacea. La dematerializzazione degli atti inviati dagli enti locali porterà, di conseguenza, a un enorme impatto sull’ambiente e sulla spesa pubblica.

Identità digitale e domicilio digitale: Pec e Inad

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L’identità digitale è un’identità virtuale che si ottiene registrando il proprio dominio digitale, associandolo a un indirizzo Pec, per ricevere comunicazioni della Pubblica amministrazione. L’Agenzia delle Entrate per tutti i cittadini iscritti a un Albo comunica tramite Pec, mentre per la restante parte è nato Inad, acronimo di Indice Nazionale dei Domini Digitali. Si tratta di un indirizzario, un elenco pubblico di nomi, cognomi e indirizzi con “chicciolina” (@).

Nell’ambito della rivoluzione digitale, attraverso l’iscrizione al domicilio digitale della Pec, nata 18 anni fa e oggi posseduta da 14,4 milioni di individui, ogni cittadino potrà ricevere le comunicazioni degli atti recapitate dalla PA, le quali assumono immediatamente valore legale di notifica ufficiale. I recapiti possono riguardare sia accertamenti e verbali di sanzioni amministrative quali multe per violazione del codice della strada o tasse non pagate, detrazioni e rimborsi fiscali. A differenza dell’indirizzo reale, quello virtuale ha il vantaggio di ricevere le comunicazioni in tempo reale, senza i tempi tecnici delle spedizioni e con il rischio di non trovare nessuno in casa.

Gli uffici delle pubbliche amministrazioni potranno risalire al nominativo dell’interessato cui recapitare l’atto, semplicemente visitando liberamente l’area pubblica del sito Inad. Basta inserire il codice fiscale della persona di cui si vuole conoscere il domicilio digitale.

Domicilio digitale: come attivarlo

Chi non ha domicilio digitale, e una Pec, ha tempo fino al 30 novembre 2023 per attivarli. Dopo questa data, infatti, non verranno più inviate comunicazioni cartacee. La Pubblica amministrazione, quando dovrà inviare un avviso, verificherà se per il codice fiscale in questione è attivo o meno un domicilio digitale.

Per l’attivazione occorre dapprima dotarsi di una Pec, in caso non ancora se ne sia in possesso, attraverso uno dei tantissimi provider che la forniscono.

Successivamente, tramite le proprie credenziali Spid, Cie o Cns si deve accedere al portale https://domiciliodigitale.gov.it, entrare con le proprie credenziali Spid, Cie o Cns e registrare il proprio indirizzo seguendo le istruzioni.

Domicilio digitale: rischi e possibili rincari

L’Inad, però, potrebbe portare dei rincari a carico dei cittadini. Da una parte, l’aumento della domanda di caselle Pec potrebbe spingere i fornitori ad aumentare i costi degli abbonamenti. Spiega così il Codacons:

Con tale nuovo servizio si possono abbattere le spese postali a carico dei cittadini, consentendo risparmi alla collettività, ma occorre vigilare sull’operato di società ed enti locali.

La nascita di Inad farà salire il numero di cittadini che decideranno di dotarsi di Pec, e il pericolo è che le società che forniscono servizi di posta elettronica certificata, a seguito dell’aumento della domanda, possano aumentare i costi richiesti ai propri clienti per l’attivazione delle caselle.

Inoltre i comuni, non potendo più contare sugli introiti derivanti dalle spese di spedizione a carico dei cittadini potrebbero aumentare gli altri costi di accertamenti, come già rilevato dall’Antitrust lo scorso anno, specifica il Codacons.

Leggi anche: Intelligenza artificiale e rischi etici: facciamo il punto

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