Yara Gambirasio, il delitto della 13enne diventa un film: sarà su Netflix dal 5 novembre

Dal 5 novembre sulla piattaforma di streaming, Netflix, verrà raccontata la drammatica storia della tredicenne bergamasca Yara Gambirasio. La più grande indagine genetica della storia in un film.

Melissa Matiddi
Melissa Matiddi
Esperta in comunicazione e digital marketing, studia lo yoga e le discipline orientali. Ama creare, leggere e viaggiare. Silenziosa ma rumorosa, è sempre pronta a varcare nuovi orizzonti.
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Il delitto di Yara Gambirasio, la giovane ragazzina di Brembate di Sopra scomparsa il 26 novembre 2010, diventa un film. Dal 5 novembre, infatti, debutterà sulla piattaforma streaming di Netflix.

La pellicola prodotta dalla studio cinematografico Tao Due e diretta dal pluripremiato regista de “La meglio gioventù”, Marco Tullio Giordana, ripercorre la straziante vicenda della scomparsa e del ritrovamento della promessa bergamasca della ginnastica artistica.

Il film sul delitto di Yara Gambirasio è un pugno nello stomaco. La storia angosciante e atroce ha travolto anche il regista che l’ha definita come un caso unico: “ Trovarla tre mesi dopo fece toccare con mano l’orrore del delitto. Era agonizzante, morì di freddo. Una ragazza che esce dal centro sportivo, a 700 metri da casa, fa pensare che i figli non puoi proteggerli, sono così a rischio in un brevissimo lasso di tempo”.

Il delitto di Yara Gambirasio: la trama e il cast

Il delitto di Yara Gambirasio: la trama e il cast

Sono passati undici anni dall’omicidio della tredicenne, ma la vicenda scuote ancora l’intera comunità. La storia di Yara Gambirasio è entrata pungente nelle nostre case e ci ha fatto vivere momenti pieni di ansia e di angoscia. Nel film, Yara, è interpretata dalla giovane Chiara Bono mentre la Pm da Isabella Ragonese.

Al centro della trama del film che vedremo su Netflix, ruota la continua ossessione della Pm per scovare il colpevole. Si impegnerà con tutta se stessa, arrivando perfino a scontrarsi nel suo ambiente di lavoro, pur di arrestare l’assassino. La paura di ogni genitore di non trovare più il figlio diventa reale. Non a caso, all’epoca dei fatti la Pm aveva una figlia di 8 anni, più piccola di Yara. Questo particolare la rendeva ancora più attenta e determinata a risolvere il caso.

La casa cinematografica Taodue cercava da anni di mettere in scena il delitto di Yara Gambirasio, un drammatico evento di cronaca, facendo girare copioni su copioni. La chiave di svolta fu rimanere fedeli il più possibile alla storia e lasciarsi guidare dal corso degli eventi.

Tuttavia, non fu stato possibile girare il film nei luoghi della vicenda. Quando il set venne aperto, si minacciava il ritorno della pandemia. Tutte le scene furono girate a Sud di Roma (Fiano Romano), dove l’architettura geografica si scoprì molto simile a quella della Bergamasca.

Delitto di Yara Gambirasio e lo screening di massa

Una settimana dopo la scomparsa di Yara, venne fermato il marocchino Mohamed Fikri per un’intercettazione: “Non l’ho uccisa io”. Sembrò finalmente arrivare la svolta ma dopo 16 traduzioni 980 giorni, Fikri vienne scagionato. Il corpo fu ritrovato esattamente ad un anno dalla sparizione da un aereoplanino telecomandato da Ilario Scotti.

Yara fu ritrovata morta per il freddo, per gli stenti e per i fendenti. Il corpo fornì una prova inquietante: sui pantaloni e sugli slip, l’assassino lasciò il suo Dna, rinominato Ignoto 1.

Risaltò la vicinanza della discoteca al campo del ritrovamento di Yara, i 31 mila tesserati vennero chiamati per le prove del Dna. Da qui cominciò la mappatura da record che conterà oltre 21 mila prelievi e 14 mila confronti. Malgrado lo screening fu esteso a tutta la popolazione, il caso si arrestò.

Ad un certo punto si scoprì che un frequentatore del locale possedeva un aplotipo Y, una combinazione di varianti lungo i cromosoma, uguale a Ignoto 1, si chiamava Damiano Guerinoni ed era il figlio dell’ex colf dei Gambirasio. Purtroppo però, venne accertato che il giovane si trovava in Perù, quindi viene messa in atto una ricostruzione dell’albero genealogico dei Guerinoni fino al 1815. Si indagò sui figli maschi di Giuseppe Guerinoni, l’autista di Brembate morto nel 1999, il cui dna fu prelevato da un francobollo e da cui venne addirittura riesumata la salma. Il padre di Ignoto 1 era lui. Si scoprì però che i due figli legittimi non c’entravano, l’assassino doveva essere nato fuori dal matrimonio.

Era il 14 giugno 2014, la Pm Ruggeri venne chiamata mentre si trovava a cena, venne prelevato il dna di Massimo Bossetti, Ignoto 1 era lui. La mattina fu arrestato in cantiere e condannato in via definita all’ergastolo di Yara Gambirasio.

Delitto di Yara Gambirasio: la situazione di Massimo Bossetti dal carcere

Massimo Bossetti continua a proclamarsi innocente rispetto al delitto di Yara Gambirasio, Dalla prigione, lavora, assembla, legge e di recente ha anche ricevuto un premio letterario. I suoi difensori hanno cercato di chiedere la revisione del processo per il delitto di Yara Gambirasio.

L’Avvocato Claudio Salvagni l’ha incontrato qualche sabato fa.

Ci spera ancora. Siamo in attesa che Bergamo fissi la nuova udienza.

Stavolta, Bossetti vorrebbe rivendicare lo stato di conservazione dei reperti. Contro di lui pesano però tre gradi di giudizio. Anche la moglie lo incastrò, ricordando che la sera del 26 novembre rientrò a casa più tardi del solito senza dare alcuna spiegazione.

Delitto di Yara Gambirasio: l’Associazione la Passione di Yara

L’Associazione “La passione di Yara” è nata nel maggio del 2015 con l’obiettivo di finalità solidale e sociale tra le famiglie. È nata su proposta dei coniugi Gambirasio e si è sviluppata insieme ai genitori che gli sono stati vicini e che si sono riuniti per sostenere le passioni dei giovani in tutta Italia.

Il nome dell’associazione intende sottolineare la passione che Yara ha sempre nutrito con entusiasmo e dedizione per la ginnastica ritmica.

La finalità della Onlus è di sostenere e incoraggiare i giovani attraverso un duplice percorso di crescita: un aiuto economico e un sostegno educativo e sociale.

Leggi anche: Laura Letizia, la sorella di Massimo Bossetti: “Ho cambiato cognome, non riesco a trovare lavoro”

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