Cultura e spettacolo: lo Stato ci mette un miliardo

È il settore più duramente colpito dal lockdown e sarà l’ultimo a ripartire, bloccato per un anno. Parliamo di 400 mila lavoratori finora trascurati dagli aiuti statali.

Elza Coculo
Elza Coculo
Elza Coculo, 30 anni, di adozione romana. Lettrice appassionata con formazione in Studi italiani. Laureata in Editoria e Scrittura. Redattrice per Il Digitale. Amo scrivere di attualità e cultura eco-sostenibile.
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Il settore della cultura e spettacolo è stato, forse, il più duramente colpito dal lockdown e sarà l’ultimo a ripartire. Ed è stato anche l’ultimo ad essere considerato nel pacchetto di aiuti del Governo. E non parliamo solo di attori, registi e cantanti famosi, ma di un esercito di lavori intermittenti che, secondo le stime, conta circa 400 mila persone. La fetta più consistente è quella che ruota intorno alla musica pop e gli eventi live. Poi ci sono i lavoratori autonomi, che comprendono una grande varietà di figure professionali molto spesso privi di tutele. O di partite Iva che lavorano con contratti legati al singolo evento. Sono quasi 250 mila occupati e altri 160 mila lavoratori trasversali.

Fino a 2000 addetti per un grande evento

Per un concerto in un palazzetto lavorano all’evento, a vario titolo, circa 500 persone. Mentre per quelli organizzati negli stadi il numero sale fino a 2000 dipendenti. Ogni evento è un formicaio laborioso fatto di facchini che preparano il palco, di scaff che lo montano pezzo per pezzo, di rigger, gli uomini-ragno che si arrampicano e lavorano in quota sul palco. Poi ci sono i backliner che si occupano degli strumenti, ingegneri del suono e delle luci, fonici, addetti ai camerini, autisti. E a questi va sommato il personale della struttura che ospita l’evento: addetti alla sicurezza alle entrate e alle uscite, hostess, lo staff delle biglietterie, dei punti ristoro, gli addetti alle pulizie, etc.

I grandi eventi live: 3 milioni di biglietti bloccati

Gli eventi live sono occasione di aggregazione, o come più spesso si sente dire adesso, di assembramento. Per questo, centinaia di concerti di nomi di primo piano previsti per quest’estate, ma anche quelli considerati minori, sono stati rinviati al prossimo anno. E sono oltre 3 milioni i biglietti venduti e rimasti in sospeso, che resteranno validi per gli eventi spostati al 2021. In alternativa, gli spettatori possono richiedere un rimborso in voucher, pari al valore del biglietto acquistato, riutilizzabile entro 18 mesi. Alla fine della stagione estiva, Assomusica ha valutato una perdita di circa 350 milioni di euro solo nel settore live. E altri 600 milioni di perdite legati all’indotto. La Siae, invece, ha calcolato il potenziale danno per autori e editori musicali per la stagione 2020. Per il mancato versamento dei diritti d’autore, in relazione allo stop per le attività dal vivo e alla chiusura di esercizi commerciali, discoteche, palestre e altri luoghi di aggregazione, le perdite ammontano a circa 200 milioni. Cifra destinata a crescere finché non si tornerà alla normalità. Tutto sommato, si parla di oltre 1.150 milioni di euro.

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La produzione cine-televisiva: perdite per 80 milioni al mese

Secondo i dati dell’Osservatorio Apa, Associazione Produttori Audiovisivi, gli occupati nel settore sono circa 150 mila. Basta guardare i titoli di coda di una qualsiasi serie tv o film per rendersi conto del microcosmo che lavora dietro ogni pellicola. Su ogni film sono impiegate mediamente 200 persone tra produttore esecutivo, runner, responsabili del casting, direttore della fotografia e location manager. E ancora, scenografi, fonici ed elettricisti, costumisti, truccatrici e parrucchieri, addetti all’ufficio stampa. Parliamo di un settore che sta perdendo circa 80 milioni di euro al mese. E quando si tornerà sui set, girare costerà anche di più. Le regole di distanziamento, la sanificazione di ambienti e materiali, i test e i tamponi da fare, aumenteranno i costi e rallenteranno inevitabilmente la velocità delle riprese. Di pari passo, diminuiranno i guadagni con le restrizioni a cui sono soggette le sale cinematografiche per l’anno 2020. E anche per il 2021 le previsioni restano scoraggianti.

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Cinema e teatro: piccole speranze

Dal 15 giugno scorso cinema e teatri hanno avuto il via per ripartire, ovviamente con tutte le restrizioni del caso. La capienza nelle sale al chiuso arriva a un massimo di 200 posti. Mentre all’aperto può dipendere dallo spazio disponibile, senza superare, però, un massimo 1000 posti a sedere. Gli ingressi sono scaglionati e i posti preassegnati, grazie alla prenotazione online con pagamento elettronico. Il numero di lavoratori nel mondo del teatro lirico e di prosa, della danza e delle attività circensi è stimato attorno ai 140 mila, da scorporare dall’intero comparto musicale. Gli spettacoli possono essere più o meno articolati. Escluso l’organico fisso della location, si va dalle piccole produzioni, realtà in cui lavorano anche poche unità, a quelle più strutturate che coinvolgono decine e decine di persone. Negli spettacoli lirici invece, non si scende sotto il centinaio di collaboratori a spettacolo.

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Gli aiuti dello Stato a cultura e spettacolo

Il decreto Rilancio ha tamponato le perdite dell’intero settore dell’intrattenimento mettendo a disposizione 1 miliardo di euro. Anche se, a conti fatti, le perdite stimate vanno oltre il miliardo e mezzo. Anche per i lavoratori dello spettacolo c’è la possibilità di ricevere un bonus di 600 euro, accedendo all’indennità per i lavoratori iscritti al Fondo. Vi hanno diritto coloro che abbiano versato contributi per almeno 7 giornate lavorative nel 2019 e con un reddito che non sia superiore ai 35 mila euro. Tra le altre iniziative c’è il Fondo emergenza spettacolo per cinema e audiovisivo, che è stato aumentato a 295 milioni per il 2020. E altri 210 milioni sono disponibili per il sostegno agli spettacoli, da dividere, però, con i grandi eventi, le fiere, i congressi e le mostre.

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