Covid, scovata una “variante milanese” del virus. Cosa rischiamo?

È stata riscontrata in due diversi pazienti. La variante, isolata nei laboratori dell’Università Statale di Milano, interessa il gene che codifica la proteina Orf6. Lo studio

Elza Coculo
Elza Coculo
Elza Coculo, 30 anni, di adozione romana. Lettrice appassionata con formazione in Studi italiani. Laureata in Editoria e Scrittura. Redattrice per Il Digitale. Amo scrivere di attualità e cultura eco-sostenibile.
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All’Università Statale di Milano è stata isolata una nuova “variante milanese” del virus, meglio, un’alterazione del suo codice genetico.

La variante interessa il gene che codifica la proteina Orf6.

“Si tratta del primo rapporto di una sequenza di Sars-Cov-2 – spiegano i ricercatori – che trasporta una mutazione nucleotidica che porta a un codone di stop nella regione codificante di Orf6”.

I risultati dello studio sono già stati depositati sia alla Gen Bank sia presso la banca dati Gisaid.

Covid, isolata una nuova “variante milanese” del virus

La nuova variante milanese è stata identificata in due pazienti, un uomo e una donna, rispettivamente di 51 e 48 anni, entrambi medici operanti in una divisione ospedaliera Covid presso una struttura di Milano.

È stata isolata nei laboratori dell’Università Statale di Milano coordinati da Pasquale Ferrante, Serena Delbue ed Elena Pariani, in collaborazione con l’Istituto Clinico di Città degli Studi di Milano e subito condivisa con la comunità scientifica.

I dati del sequenziamento genetico sono stati pubblicati sulla rivista Emerging Microbes & Infections.

La variazione, si legge nello studio, potrebbe derivare da un processo di mutazione intraospite del virus ed è la prima volta che viene studiata. I ceppi sono stati classificati di lignaggio B 1.1 per la presenza di mutazioni del gene N. Un’altra mutazione puntiforme è stata identificata invece nel gene S.

Leggi anche: Vaccino Covid, i medici raccontano gli effetti collaterali dopo la seconda dose

Variante milanese, conseguenze cliniche sull’evoluzione della malattia

La mutazione del virus è abbastanza complessa, ma più che l’ormai famosa vitamina Spike, riguarda più da vicino la proteina accessoria Orf6, in grado di modulare la risposta immunitaria dell’ospite.

La mutazione potrebbe dunque avere conseguenze sulla diffusione del virus nell’organismo umano infettato e sull’evoluzione clinica della malattia spiegano i ricercatori.

Come funziona la variante milanese

I ricercatori hanno messo a confronto la proteina Orf6 con un’altra piccola proteina accessoria, Orf8, presente nella variante inglese.

Dal confronto è emerso che mentre la prima mutazione porta la proteina a un segnale di stop, cioè si interrompe a livello di questa mutazione, che si ritiene non più funzionante.

Diversamente, “la delezione di Orf6 in vitro ha portato all’induzione della produzione di interferone” spiegano gli scienziati. E un’eccessiva produzione di interferone, avvertono i ricercatori, può provocare determinare “risposte proinfiammatorie e aggravare l’infezione da SARS-CoV-2”.

Ma nessun allarmismo. Concludono i ricercatori:In questo scenario ancora incerto della patogenesi di Covid-19 l’isolamento di nuove varianti virali, impiegando possibili, anche se ipotetici, diversi meccanismi di patogenesi potrebbe essere utile per lo studio di strategie terapeutiche innovative”.

Leggi anche: Quando ci libereremo del Coronavirus? Non prima del 2022, secondo Bill Gates

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