Coronavirus, Crisanti al Governo: “Per i tamponi serve un coordinameto unico tra regioni”

In questi giorni il Governo sta valutando la strategia proposta dal virologo per un “piano nazionale di sorveglianza” del virus. Obiettivo: 300 mila test al giorno.

Elza Coculo
Elza Coculo
Elza Coculo, 30 anni, di adozione romana. Lettrice appassionata con formazione in Studi italiani. Laureata in Editoria e Scrittura. Redattrice per Il Digitale. Amo scrivere di attualità e cultura eco-sostenibile.
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Servono tamponi per tutti. Questo è quanto sostenuto dal virologo e direttore di Microbiologia di Padova, Andrea Crisanti, che ha messo nero su bianco la sua proposta per un “piano nazionale di sorveglianza” del virus, al momento è al vaglio del ministero della Salute e del Comitato tecnico scientifico. “Tutto è nato da un colloquio informale con il ministro D’Incà e il sottosegretario Sileri, che mi hanno chiesto cosa fare per affrontare la nuova ondata di contagi” ha raccontato il virologo al Corriere. Si tratta di un progetto ambizioso, ma minuziosamente ragionato in termini di costi e risorse. Ha detto Crisanti:

La base è passare dai 70-75 mila tamponi al giorno in Italia, con punte sporadiche di 90 mila, a 300 mila. È indispensabile soprattutto in questa fase intermedia tra i casi legati ai rientri dalle vacanze e la vigilia della riapertura delle scuole. Dobbiamo prevenire, per limitare nuove chiusure e quarantene.

Tamponi per tutti significa più laboratori

Il Governo si prepara a gestire una nuova possibile ondata di contagi legata alla riapertura di scuole e alla ripresa delle attività. Secondo il modello seguito da Crisanti, su circa 8 milioni di studenti e un milione di professori, i positivi potrebbero arrivare vicino al 2-3%. Un numero importante se si considera che su questo 2-3% ognuno, a sua volta, genera la necessità di fare tamponi ad altre centinaia di persone. Per il virologo Crisanti il miglior modo per ridurre il rischio di contagio è la prevenzione, dunque, fare tamponi a tutti. Per realizzare questo passaggio, però, chiaramente è necessaria una preparazione delle strutture sul territorio. Ha detto il virologo:

Il mio piano prevede di attivare venti nuovi laboratori in ogni regione, in grado di arrivare a processare 10 mila tamponi al giorno e coordinati dal governo. Saranno supplementari alle Microbiologie già presenti e gestiti dalle Regioni, che non si vogliono esautorare ma aiutare. Parliamo di strutture fisse e mobili, cioè tir attrezzati per andare a fare i tamponi e ad analizzarli subito in aree remote o in difficoltà.

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L’organizzazione dei tamponi va centralizzata

I laboratori aggiuntivi serviranno a supportare le Regioni e ad aumentare la sorveglianza nelle scuole, negli uffici pubblici e alle frontiere, con l’obiettivo di intercettare i casi di importazione. Inoltre, attualmente ogni regione segue un proprio standard e ci sono differenze sostanziali tra i territori. Questo penalizzerebbe l’efficacia della strategia d’intervento. È dunque necessario un coordinamento. Nel suo intervento nel programma InOnda di La7, alla domanda ‘cosa bisognerebbe fare’ ha risposto:

Identificherei immediatamente spazi nelle università, creerei delle unità mobili, acquisterei macchinari utilizzando il modello di Padova, che, come abbiamo dimostrato, funziona molto bene e riduce sensibilmente i costi. Perché sia efficace, è necessario che la strategia e la sua applicazione siano adottate in maniera omogenea in tutta Italia.

I costi della strategia Crisanti

La strategia al vaglio del Governo prevede una spesa iniziale di 40 milioni di euro, più 1,5 milioni al giorno per la gestione. Questo calcolo prevede, però, che i laboratori seguano il modello padovano, dove i reagenti per l’analisi dei tamponi vengono autoprodotti. Ha spiegato Crisanti:

Il modello che abbiamo a Padova riduce drammaticamente i costi dei test e aumenta la produttività. Abbiamo fatto i calcoli e un tampone in ospedale ci costa 2 euro e mezzo. I reagenti vengono progettati da noi e prodotti in quantità gigantesche a prezzi bassissimi. Finora non abbiamo mai avuto problemi di reagenti. Il nostro è un test fatto in casa e molto affidabile, validato da diversi laboratori.

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Il ruolo di Google

Oltre alla riapertura delle scuole, anche spostamenti e viaggi rischiano di incrementare il numero dei contagi, come accaduto nel periodo estivo. Per scongiurare il problema, un controllo delle frontiere diventa indispensabile. Per fare ciò, ha spiegato il virologo, è necessaria una “centrale comune d’analisi dei dati”. Per questa fase Crisanti pensa a Google. Ha detto:

Bisogna stringere un accordo con Google, per utilizzarne i dati relativi agli ingressi in Italia dall’estero, che il portale registra attraverso il movimento dei telefonini. Chi arriverà alle frontiere o in aeroporto sarà invitato a sottoporsi a tampone e anche a quarantena, se sarà il caso. Nel momento in cui scatterà il controllo, i dati relativi alla persona saranno automaticamente eliminati: nessuna memorizzazione.

Il vantaggio dell’app Immuni

Anche l’app Immuni rientrerebbe nella strategia, anche se finora i risultati ottenuti non sono sufficienti. Ha spiegato Crisanti:

Solo 5 milioni di italiani finora hanno scaricato l’app. Cifra ridicola. Per incentivarla, agli iscritti verrà data priorità per il tampone, salteranno tutte le attese.

Leggi anche: Arriva Immuni, l’app per tracciare i contagi da Coronavirus

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Elza Coculo, 30 anni, di adozione romana. Lettrice appassionata con formazione in Studi italiani. Laureata in Editoria e Scrittura. Redattrice per Il Digitale. Amo scrivere di attualità e cultura eco-sostenibile.
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