Covid-19, ogni 475 nativi americani 1 muore: perché negli USA uccide di più?

Le stime parlano chiaro, i nativi americani hanno un tasso di mortalità doppio per Covid rispetto agli statunitensi bianchi: dramma non solo umano, ma anche culturale.

Asia Solfanelli
Asia Solfanelli
Intraprendente e instancabile penna, poliglotta, appassionata lettrice e avida viaggiatrice. Sviscerata amante del cinema. E ultimo, ma non per importanza, eterna studiosa, perché non si finisce mai d’imparare.
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Covid-19: per i nativi americani le possibilità di morire sono doppie, i bollettini la prova. Ogni 475 nativi americani, uno muore.

Il dramma non è soltanto sotto il profilo umano, ma la tragedia è anche culturale: a passare all’aldilà sono soprattutto anziani, coloro che conservano e hanno l’alto compito di tramandare quella tradizione culturale lunga generazioni che oggi rischia di scomparire.

Navajo, Sioux, Cherokee, solo per citarne alcune, che ne sarà di queste popolazioni? Servono vaccini, al più presto.

Covid-19: cosa fa morire di più gli aborigeni americani?

Dal Covid-19 non si salvano solo vite, ma anche culture: la lotta per i nativi americani.

Far arrivare i vaccini ai nativi americani è impellente, a rischio non solo solo vite, ma secoli e bagagli di culture e tradizioni. Intere comunità sono preoccupate, il tasso di mortalità è troppo alto.

Lo studio pubblicato a febbraio dall’Apm research lab sul legame tra decessi da Covid-19 ed etnie negli Stati Uniti parla chiaro: gli indiani d’America stanno morendo il doppio rispetto ai bianchi, che registrano un rapporto di 1/825, e fino a 2,7 volte più degli americani di origine asiatica, per cui il tasso di mortalità è di 1/1.320.

Le cause? La lontananza delle riserve dai presidi ospedalieri, quindi la mancanza di una pronta ed effettiva assistenza, la scarsità delle misure di igieniche, la difficoltà, ad esempio, di avere costantemente risorse d’acqua per consentire quella pulizia indispensabile a contenere i contagi.

Non solo, la questione è anche, in un certo senso, genetica, il sistema immunitario dei nativi americani sembra più fragile e più vulnerabile alle malattie.

Ciliegina sulla torta: il disinteresse e lo scarso riguardo protratto ormai da secoli nei confronti di queste popolazioni.

Leggi anche: Donne che difendono l’Amazzonia rischiando la vita

Dal Covid-19 non si salvano solo vite, ma anche culture: la lotta per i nativi americani

Vagliate le cause geografiche, economiche e sociali, l’indagine si sposta sulle conseguenze. Quando un anziano muore si perdono anni di storia, racconti e vicende, quando tanti nativi americani decedono si perdono secoli di credenze e usanze.

Mentre quella dei Maya, degli Aztechi e degli Incas sono civiltà ormai perdute, esistono nel continente americano ancora minoranze, che, almeno fino allo scoppio della pandemia, hanno resistito.

Navajo, Sioux, Cherokee, ma anche Chumash, Yakima, Shawnee, per dirne alcune. Queste popolazioni, dai tratti somatici simili a quelli asiatici, occhi allungati, zigomi sporgenti, barba quasi assente e capelli perlopiù scuri e lisci, e che vivono in riserve, porzioni di terra gestite proprio da tribù nativa e riconosciute dal governo federale, sono custodi di un patrimonio inestimabile: racconti, miti e leggende, musiche, danze, riti, tradizioni e suggestioni nonché oltre cento lingue indiane diverse.

Siamo tutti cittadini dello stesso pianeta e nessuno ha più diritto degli altri di restarci. Servono vaccini, al più presto.

Leggi anche: Amazzonia, la tribù Kayapo contro Bolsonaro, responsabile di morti Covid e deforestazione

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Asia Solfanelli
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Intraprendente e instancabile penna, poliglotta, appassionata lettrice e avida viaggiatrice. Sviscerata amante del cinema. E ultimo, ma non per importanza, eterna studiosa, perché non si finisce mai d’imparare.
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