Così Big Data e intelligenza artificiale scoprono chi fugge dalla quarantena

Clarice Subiaco
Clarice Subiacohttps://medium.com/@ClariceSubiaco
Classe 1986, passato di studi umanistici e presente nel mondo dei dati. In mezzo, esperienze di lavoro come Digital PR, Content Strategist e Project Manager per startup e agenzie internazionali. Ama raccontare l'innovazione che ha un forte impatto sociale.
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Proprio questa notte è arrivata la notizia di un ulteriore inasprimento delle misure adottate per combattere il Coronavirus da parte del Presidente Conte. Tali misure hanno lo scopo di far scendere la curva del contagio e di dare sollievo al sistema sanitario che al momento è molto provato. Per far sì che siano efficaci, però, è necessario che siano rispettate da tutti, altrimenti si rischia di vanificare i sacrifici che personale medico e sanitario, cittadini e aziende stanno facendo in questo momento.

La ricerca di Ghost Data e Logograb

Secondo una ricerca realizzata dal gruppo di data analysis, Ghost Data, e dalla società Logograb, specializzata in image recognition, le cose non stanno andando esattamente come dovrebbero. L’analisi condotta tra l’11 e il 18 marzo, ha studiato le immagini e i video di 552 mila profili Instagram, con relative stories, e li ha incrociati con i dati della geolocalizzazione. L’intelligenza artificiale, una volta eliminate le foto fuori contesto, ovvero quelle che facevano riferimento a periodi precedenti al lockdown, è stata in grado di isolare alcuni elementi come ad esempio la presenza di una o più persone, il tipo di ambiente – al chiuso o all’aperto -, la presenza di animali o oggetti particolari ecc.

Lombardia, Campania, Lazio e Sicilia le regioni meno virtuose

Le immagini così selezionate e riesaminate manualmente per verifica, hanno svelato un’amara realtà: in Lombardia, Campania, Lazio e Sicilia la quarantena viene infranta con frequenza. Tra le persone che violano il divieto, il 40,4% passeggia tranquillamente per la città, il 26,3% preferisce il mare, il 17,2% si riunisce nei parchi, il 6,1% in montagna e il 4% si reca al supermercato in coppia. Volendo fare un raggruppamento per attività, possiamo dire che il 40% si riunisce nei centri urbani, il 26 si dedica a prendere il sole, il 23% fa corsetta, camminate o sport di gruppo.

Come funziona l’image recognition

Il sistema di intelligenza artificiale noto come image recognition è piuttosto complesso e si basa sulle reti neurali, ovvero dei modelli matematici composti da neuroni artificiali che si ispirano al funzionamento biologico del cervello umano. Questi sistemi riescono ad esaminare un input di tipo visivo (foto o video) e ad estrapolarne delle informazioni. Gli algoritmi sono allenati su un numero altissimo di immagini e perciò sono in grado di riconoscere dei pattern che poi vengono associati a degli oggetti. In altre parole il sistema può, ad esempio, essere in grado di contare tutte le persone presenti ad un concerto a partire da una fotografia aerea, identificando gli elementi che compongono l’oggetto “essere umano” come capelli, orecchie, naso, occhi ecc. Questa tecnica è meglio nota come “object detection”.

object detection
Un esempio di “object detection”, ovvero il riconoscimento di oggetti per mezzo dell’intelligenza artificiale.
Leggi anche: Coronavirus, l’arma per sconfiggerlo si chiama Intelligenza Artificiale

Regione Lombardia: il 40% dei cittadini non rispetta le regole

Proprio qualche giorno fa il governatore della Lombardia Fontana, aveva reso noto un allarmante dato: il 40% dei cittadini della regione non rispetta l’obbligo di stare in casa. Per ottenere questo dato la regione Lombardia si è avvalsa della collaborazione dei diversi operatori telefonici che hanno fornito dati anonimi e aggregati provenienti dalle celle telefoniche. Nel monitoraggio sono compresi anche gli spostamenti di chi lavora, ha precisato in una diretta Facebook il vicepresidente della regione Fabrizio Sala, che ha aggiunto:

Il 40% non è un dato sufficiente per dire che riusciamo a contenere nel miglior modo possibile il virus.

Cina, Sud Corea e Singapore: i paesi che usano la tecnologia per tracciare i cittadini

I sistemi finora menzionati rientrano sotto il cappello di quello che in gergo tecnico viene chiamato data tracing, ovvero tracciamento dei dati. Sistemi del genere sono stati messi in atto in maniera massiva in Cina, in Corea del Sud e Singapore per tracciare, monitorare e mappare i positivi al virus, in modo da contenerne il più possibile la diffusione. In Cina ad esempio, sono state messe in campo telecamere intelligenti in grado di rilevare le persone con temperatura corporea superiore ai 37,7°C e altre applicazioni fornite con il supporto di giganti del mondo tech come Tencent, Baidu, Alibaba ecc. In Corea del Sud, ci si è presto resi conto che le normali misure di lockdown non sarebbero state sufficienti e si è deciso di ricorrere all’aiuto dei Big Data e della geolocalizzazione GPS. Singapore ha realizzato una mappa del contagio, tracciando tutti gli spostamenti delle persone positive e l’ha resa disponibile per tutti i cittadini.

La mappa del contagio ricostruita dal governo di Singapore
La mappa del contagio ricostruita dal governo di Singapore

Il Ministro Pisano: “il diritto alla privacy è importante tanto quanto il diritto alla salute”

Non possiamo fare a meno di sottolineare che in alcuni dei paesi menzionati vigono regimi autoritari, che in molti casi non tengono conto della privacy e della libertà dei cittadini nemmeno in periodi non toccati da emergenze. In Italia e in generale in Europa la questione si fa più delicata. Da noi il focus non è tanto come applicare i dispositivi di data tracing, ma se applicarli.

La risposta bisogna darla insieme al Garante per la Privacy. Il diritto alla privacy è un diritto fondamentale altrettanto come quello alla salute. Se fosse mostrata l’efficacia ne parleremo insieme al Garante e a tutti gli attori e poi prenderemo una decisione.

Queste le parole del ministro per l’Innovazione e la Digitalizzazione Paola Pisano, che si mostra molto cauta sulla possibilità di mettere in campo delle applicazioni che traccino ogni singolo movimento dei cittadini.

Identità digitale e Spid, come alleati nella lotta al Covid-19

Il ministro Pisano non esclude però l’utilizzo dell’identità digitale e nello specifico del sistema di identificazione elettronica noto come Spid, come alleati nella lotta al Coronavirus.

Per noi sarebbe interessante riuscire a fare un’autocertificazione che si lega a Spid, all’identificativo digitale unico, in modo da sapere a chi appartiene. Oggi questo processo fa ancora fatica ad entrare nella mentalità della PA, che preferisce gestire le cose, soprattutto in questo periodo di emergenza, in modo più standard.

Ancora una volta, dunque, si rende urgente la necessità di velocizzare il processo di digitalizzazione del paese e di far sì che la tecnologia possa aiutarci a uscire dall’emergenza il prima possibile. Leggi anche: Identità digitale: tutti ne parlano, ma sai davvero cos’è?

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