Comunità energetiche: cosa sono e come funzionano

Comunità energetiche e gruppi di autoconsumatori diventeranno presto il nuovo modo per disporre di energia elettrica derivata da fonti rinnovabili, pur non avendo un impianto solare.

Enrica Vigliano
Enrica Vigliano
Enrica Vigliano, romana per adozione. Lavora nel mondo dell’arte e della comunicazione di eventi, dopo gli studi di Archeologia e di Business dei beni culturali. Adora parimenti la matematica e la grammatica, avendo una predilezione per le parole crociate e per la vita all’aperto.
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Le comunità energetiche o Energy Community sono gruppi di autoconsumatori di fonti rinnovabili che si riuniscono per produrre energia elettrica pulita, condividerla e consumarla direttamente sul posto.

Sancite dalla Legge Milleproroghe, le norme e le disposizioni per la costituzione e le modalità di adesione a uno o più gruppi collettivi permettono il formarsi di comunità energetiche di quartiere

Perché nascono le comunità energetiche?

Il 2021 è appena cominciato, ma i risultati del fotovoltaico fanno già registrare record più che incoraggianti: entro la fine dell’anno è prevista una capacità globale di produzione di energia elettrica proveniente dai pannelli solari pari a 181 GW, mentre la domanda di forniture si fa sempre più alta.

Un trend che va di pari passo al costo sempre più competitivo di questo tipo di impianti, poiché una recente ricerca del World Nuclear Industry Status Report ha dimostrato quanto convenga produrre con il fotovoltaico rispetto ad altre fonti di energia. Un esempio? Per ogni kWh si spendono 16,3 dollari con il nucleare, 11,2 dollari con il carbone, 5,9 con il gas e 4 con l’eolico. Per produrre lo stesso kilowattora con il fotovoltaico sono sufficienti appena 3,7 dollari, un primato che promette di alzare ancora di più l’asticella del confronto.

Verso la transizione energetica

Se è chiaro che siamo di fronte a una trasformazione ecologica radicale e pervasiva, altrettanto non lo è sul piano delle singole utenze, dei condomini e delle residenze multifamiliari. In questo quadro, ad esempio, si colloca il progetto GECO, Green Energy Community, dell’ENEA che mira a una gestione comunitaria degli impianti a disposizione sul territorio nei quartieri di Roveri e Pilastro, Bologna, per far sì che sempre più persone possano beneficiare di energia pulita e a basso costo.

Le comunità energetiche rispondono quindi a tre bisogni principali che sono: la responsabilità ambientale, quella sociale e infine quella economica, verso una transizione energetica sostenibile e duratura.

Come si configurano le comunità energetiche?

Comunità energetiche_schema

Cittadini, imprese e attività sul territorio possono produrre, scambiare e gestire insieme l’energia elettrica prodotta da un impianto sostenibile, messo a disposizione da uno o più soggetti che partecipano alla comunità. Stipulando un contratto comunitario si stabiliscono le regole e le modalità dell’autogestione e della condivisione dell’energia.

Quartieri, rioni, distretti territoriali possono dunque massimizzare sia i benefici dell’energia solare che gli investimenti da fare per gli impianti.

La partecipazione a una comunità energetica è aperta e volontaria e si attua tramite la stipula di un contratto con i proprietari dell’impianto che condivide l’energia extra prodotta dai pannelli fotovoltaici agli aderenti.

Ovviamente uno dei principali vincoli della comunità energetica è che gli utenti devano trovarsi in prossimità dell’impianto generatore, o che si trovi su reti sottese alla stessa cabina di trasformazione.

L’impianto condiviso, poi, non deve avere una potenza complessiva superiore ai 200kW, ma tutta l’energia prodotta può eventualmente essere immagazzinata in opportuni impianti di accumulo.

Autoconsumo collettivo e comunità energetiche

La legge italiana attualmente prevede due tipologie di agevolazioni sia per i gruppi di autoconsumo che per le comunità energetiche.

I primi, ad esempio gli appartenenti a uno stesso condominio che impiantino un sistema solare sul tetto o sulle zone pertinenziali alla residenza, possono accedere a una tariffa cumulabile con il Superbonus 110% pari a 100€ ogni MWh prodotto.

Per le seconde, costituite da azionisti, enti locali, persone fisiche, piccole e medie imprese, amministrazioni comunali, la tariffa è di 110€/MWh.

Da consumer a prosumer: il ruolo delle comunità energetiche nel futuro

Comunità energetiche_panorama

In ritardo rispetto ad altri paesi del Nord Europa che sono già dotati di comunità energetiche da anni, come Danimarca e Germania, secondo il Politecnico di Milano questi tipi di unioni prolificheranno in modo esponenziale anche in Italia nei prossimi anni.

Entro il 2025, se l’andamento dovesse mantenersi sui valori attuali, saranno più di un milione le utenze private o residenziali e tra le 150.000 e le 300.000 quelle aziendali e industriali, per un totale di oltre 20.000 comunità energetiche in Italia nel giro di un decennio.

Chi partecipa a un gruppo collettivo di energia rinnovabile, fornendo il proprio impianto in condivisione, assumerà dunque la posizione di prosumer, termine derivante dalla commistione di due parole inglesi, producer, produttore, e consumer, consumatore.

Obiettivi delle comunità energetiche rinnovabili

Ecco quindi quali sono i principali obiettivi che la nuova formula di produzione e consumo delle comunità energetiche si propongono:

  • Lotta contro lo spreco energetico e utilizzo di risorse non rinnovabili.
  • Favorire il mercato dell’energia pulita su bassa e larga scala, incentivando con prezzi concorrenziali la fornitura di elettricità prodotta dagli impianti condivisi.
  • Stimolare il mercato e la produzione degli impianti fotovoltaici stessi, per rendere più competitivo il settore a livello internazionale.
  • Riduzione delle emissioni di milioni di tonnellate di anidride carbonica.
  • Dare l’opportunità al sistema energetico nazionale di raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione previsti dall’Agenda 2030 per il 2050.

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