Cos’è il premierato voluto da Meloni: come funziona e le differenze col presidenzialismo

Bisognerà capire esattamente in cosa consisterà il "modello italiano” della Presidente del Consiglio Meloni, ma ecco cosa si intende quando si parla di "premierato”.

Asia Buconi
Asia Buconi
Classe 1998, romana. Laureata in Scienze politiche e relazioni internazionali, ama l’attualità e la letteratura, ma la sua passione più grande è la sociologia, soprattutto se applicata a tematiche attuali. Nel tempo libero divora film e serie tv.
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Cos’è il premierato? Ieri, come noto, è stato il primo giorno di confronto sulle riforme costituzionali tra la Premier Giorgia Meloni e le opposizioni. Con più di qualcuno che considera questi colloqui una mera formalità, un modo che la Presidente del Consiglio usa per accentuare il suo spirito decisionista in tempi di calo dei consensi.

In ogni caso, è emerso un fatto chiaro: sul sistema del premierato non convergono solo le forze di Centrodestra. Anche il Terzo Polo di Italia Viva e Azione si è dichiarato favorevole alla proposta della Premier, ritrovando finalmente un punto d’incontro. Massima contrarietà, come prevedibile, dal Partito Democratico di Elly Schlein e dal Movimento 5 Stelle di Giuseppe Conte (anche se i pentastellati si sono detti aperti a una bicamerale).

Cos’è il premierato? La proposta del Terzo Polo per il “Sindaco d’Italia”

Anzitutto va chiarito che quando si parla di “premierato” ci si riferisce a un termine ombrello che prevede l’elezione diretta del Premier da parte dei cittadini e, più in generale, un rafforzamento dei poteri del Presidente del Consiglio. Questa base, poi, può essere declinata in forme diverse.

Si parla molto ad esempio del “Sindaco d’Italia” tanto caro al Terzo Polo, che prevede l’elezione diretta del primo ministro e lo scioglimento automatico delle Camere in caso di sfiducia o dimissioni. Insomma: bisognerà capire esattamente in cosa consisterà il “modello italiano” tanto voluto dalla Presidente del Consiglio Meloni.

Tra i poteri in più del Premier, ad esempio, potrebbe esserci quello di nominare e revocare l’incarico direttamente ai suoi ministri o quello della cosiddetta “sfiducia costruttiva”, che impedirebbe di togliere fiducia a un Governo se non dopo averla accordata a un altro esecutivo.

Anche perché la soluzione terzopolista, che prevederebbe proprio come accade per l’elezione dei sindaci pure un ballottaggio, non piace al Centrodestra, che rischierebbe nel secondo turno di essere sconfitto da una coalizione di blocco.

Il premierato: le ambizioni della destra e il modello inglese

Nei piani di Giorgia Meloni il premierato, quindi l’elezione diretta del Capo dello Stato, sarebbe l’antidoto migliore all’eterna instabilità politica italiana. Quel che molti hanno fatto notare, però, è che questa forma di Governo sarebbe un unicum nell’Ue, dato che nessun Paese elegge direttamente il proprio Premier.

L’unico esperimento di premierato come elezione diretta del Capo di Stato è avvenuto in Israele tra il 1992 e il 2002, per poi essere modificato.

Anche per questo si potrebbe protendere verso il cosiddetto “modello Westminster”, ovvero quello inglese: non è prevista l’elezione diretta del Premier, certo, ma viene sempre scelto come tale il leader del partito vincitore. Il che rappresenterebbe comunque una forma di legittimazione popolare che non dispiace al Centrodestra nostrano.

Anche se il modello inglese non convince per la possibilità di poter passare da un Premier all’altro senza sentire il parere delle urne, come sta accadendo proprio negli ultimi tempi: basti pensare al caso di Boris Johnson, che ha lasciato il posto prima a Liz Truss e, oggi, a Rishi Sunak.

Premierato, presidenzialismo e semi-presidenzialismo: le differenze

Insomma: se in campagna elettorale la destra parlava di presidenzialismo e semi-presidenzialismo, possiamo dire che col premierato quegli obiettivi siano stati ridimensionati in nome di un compromesso.

Il presidenzialismo, infatti, è quello statunitense, in cui la figura di presidente e primo ministro coincidono. Nel semi-presidenzialismo, come nel modello francese, è il Capo di Stato che nomina il primo ministro. Ma, contrariamente a quanto accade in Italia, lì il presidente della Repubblica è eletto dai cittadini e ha quindi una funzione politica, non super-partes.

Nel contesto del premierato, invece, si potrebbe protendere a una soluzione simile a quella tedesca, col cancelliere che non viene eletto dal popolo ma che ha più poteri del Premier italiano: ha una fiducia personale con il Parlamento (slegata dal suo Governo) e può nominare e revocare i suoi ministri. Quel che è certo è che il modello italiano è tutto da scrivere e, al momento, una convergenza sembra ancora molto lontana.

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Classe 1998, romana. Laureata in Scienze politiche e relazioni internazionali, ama l’attualità e la letteratura, ma la sua passione più grande è la sociologia, soprattutto se applicata a tematiche attuali. Nel tempo libero divora film e serie tv.
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