Coronavirus, l’Italia e l’Europa verso una crisi d’identità sociale ed economica

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Dopo che il Presidente del Consiglio Conte, il 9 marzo 2020 ha annunciato la quarantena obbligatoria e la conseguente chiusura di tutte le attività non necessarie, i pronto soccorso e gli ospedali sono arrivati praticamente al collasso soprattutto nelle regioni settentrionali. Ciò che rischia di collassare e che anzi ha già cominciato a farlo, è l’economia delle famiglie. Si stanno moltiplicando da nord a sud episodi che possono essere assimilati a rivolte per la sussistenza. Le regioni più provate da questo punto di vista sono la Puglia, la Campania e la Sicilia.

La disperazione comincia a farsi sentire

In Puglia si è registrato l’episodio simbolo della disperazione di questi giorni, una persona lamentava la chiusura della banca e quindi l’impossibilità di ritirare la pensione. A Palermo ci sono stati episodi di rivolta nei supermercati con delle persone presentatesi alle casse con i carrelli pieni ma con la pretesa di andarsene senza pagare ciò che avevano acquistato. Si moltiplicano su Facebook e su altri social video di coloro che non riuscivano ad arrivare a fine mese nemmeno prima della chiusura, figuriamoci ora. Leggi anche: Nel dolore si conosce un amico: l’Albania invia in Italia medici e infermieri

Contrastare i rivoltosi e la criminalità organizzata

Il Viminale teme che tutto questo possa finire per alimentare lo spirito di rivolta e di disubbidienza sociale e per gonfiare le fila della criminalità organizzata. Secondo il Ministero dell’Interno è necessario un intervento, prima di tutto sul piano sociale e poi su quello della repressione. Da questo punto di vista il viceministro dell’economia Laura Castelli, ha ipotizzato di concedere un cosiddetto reddito di emergenza a tutti coloro che potrebbero averne necessità. Nella pratica si tratterebbe di concedere “una cifra dignitosa”, così ha dichiarato la viceministro Castelli, a tutti coloro che avevano un reddito e non ce l’hanno ma anche a chi non è riuscito a rientrare nelle specifiche del reddito di cittadinanza. In altre parole si tratterebbe di allargare reddito di cittadinanza a tutti coloro che non hanno lavoro, perché hanno probabilmente lavorato in nero oppure a coloro che un lavoro ce l’avevano e adesso non possono svolgerlo.

100 miliardi di euro e il reddito d’emergenza

Il viceministro ha anche parlato di una cifra che potrebbe aggirarsi sui 100 miliardi di euro e di una durata del reddito di emergenza che dovrebbe corrispondere esattamente alla durata del lockdown. In altre parole si tratterebbe di dover garantire un flusso di denaro per due o tre mesi. Infine la viceministro pentastellata ha auspicato l’istituzione degli Eurobond ma non il ricorso al Mes relativo al patto di stabilità perché sforare il debito pubblico per poi doverlo risanare in 2-3 anni sarebbe un’ipotesi non praticabile dal momento che, secondo Laura Castelli, questo tempo non basterebbe. Il tessuto sociale delle regioni meridionali è fatto da parcheggiatori abusivi, venditori ambulanti talvolta anche essi abusivi, lavoratori occasionali che venivano sfruttati in nero e altre manovalanze di questo genere. Leggi anche: Coronavirus, le regole per chi vuole andare in chiesa

La crisi esplode prima a Sud

Queste problematiche sono diffuse In tutta la penisola ma sono più marcate al Sud. Anche la nostra Costituzione, all’articolo 53 tiene conto della partecipazione alle spese pubbliche in ragione della capacità contributiva. Per questo motivo sarebbe opportuno, cosa buona, giusta, necessaria e auspicabile che il governo mettesse in campo una proposta del genere e vi desse attuazione. Da questo punto di vista alla vice ministro Castelli ha fatto eco dapprima il ministro dello sviluppo economico, nonché compagno di partito Stefano Patuanelli, il quale, in merito agli episodi registrati negli ultimi due giorni ha affermato:

È necessario per evitare di vedere quelle scene nei supermercati e quindi bisogna pensare di allargare la platea alle altre parti della società che stanno andando in difficoltà. È un obiettivo giusto, anche del Movimento 5S, e ovviamente del governo.Credo che si possa allargare addirittura sul piano europeo il reddito di cittadinanza, che non è più una chimera, ma una necessità in questo momento.

Gli aiuti sotto forma di buoni spesa

Successivamente è intervenuto in diretta e a reti unificate anche il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, coadiuvato nella conferenza stampa anche dal ministro dell’economia Roberto Gualtieri. I due membri dell’esecutivo hanno spiegato al Paese che ci saranno degli aiuti sotto forma di buoni spesa per tutti coloro che ne hanno bisogno. Per la distribuzione di tali buoni sarà di vitale importanza il ruolo dei sindaci. Quello dei primi cittadini in questo momento è un ruolo così cruciale che nella stessa conferenza stampa è intervenuto in video conferenza anche il Presidente dell’Anci e sindaco di Bari Antonio Decaro. Nella stessa conferenza stampa il Presidente del Consiglio Conte, incalzato dai giornalisti circa dichiarazioni contraddittorie della presidente della commissione europea Ursula Von Der Lyen, ha a sua volta dichiarato:

Io non passerò alla storia come colui che non si è reso responsabile per non aver fatto tutto quello che andava fatto da parte dei cittadini europei. Io mi batterò fino all’ultima goccia di sudore, fino all’ultimo grammo di energia per ottenere una risposta.

Il Decreto prevede 400 milioni di euro stanziati per i buoni spesa, una cifra che sui circa 7900 comuni italiani corrisponde a una media leggermente superiore ai 50 mila euro a comune. C’è chi crede che questo non sia sufficiente, quello che tutti possiamo augurarci però è che si tratti solo di un primo passo.

L’Europa deve dare risposte entro 15 giorni

L’Europa deve dare risposte entro 15 giorni, chissà che l’austerità monetaria decisa dalla BCE e avallata dalla Commissione e dalla maggioranza del Parlamento Europeo non sia alla fine per lasciare spazio, così com’è avvenuto negli Stati Uniti dopo la crisi del 1929 e dopo l’abbandono degli accordi di Bretton Woods del 1973, a una politica monetaria che tenda a immettere nel mercato la sufficiente liquidità. Anche questa deve essere una manovra prudente e controllata che ha tanti potenziali risvolti infelici. Questo però è un problema da considerare e risolvere immediatamente dopo la soluzione delle attuali necessità sanitaria ed economiche. Leggi anche: Premier Conte: “La storia chiama e non avverte quando arriva” di Domenico Di Sarno

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