Coronavirus, la variante “giapponese” dimostra resistenza agli anticorpi

Una variante giapponese del coronavirus, denominata E484k, è sotto osservazione “speciale” da parte degli esperti per la sua particolare resistenza agli anticorpi, senza però necessità di gettare allarme.

Luca Tartaglia
Luca Tartaglia
Classe 88. Yamatologo laureato in Lingue Orientali, specializzato in Editoria e Scrittura, con un Master conseguito in Diritto e Cooperazione Internazionale. Ama dedicarsi a Musica e Cultura, viaggiare, “nerdeggiare” e tutto ciò che riguarda J. J. R. Tolkien
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Coronavirus, 2021. A tenere banco oggi è la variante giapponese. Dalla sua scoperta, un paio di mesi fa ormai, ha attirato l’attenzione per la particolare resistenza agli anticorpi e la supposta riduzione dell’efficacia dei vaccini.

Notizie provenienti dalla televisione giapponese parlano di uno studio della Tokyo Medical University che ha analizzato 14 soggetti nel mese di marzo 2021, trovando 10 positivi a questa variante del coronavirus chiamata E484k. La cosiddetta variante giapponese riunisce alcune caratteristiche sia di quella più famosa inglese che di quella sudafricana.

Un Giappone che fino ad ora ha gestito, per la sua caratteristica insulare, per una naturale predisposizione al distanziamento fisico e alla disciplina sociale, con estrema efficacia questa pandemia globale. Un andamento che però non è in linea con la campagna vaccinale, che ancora oggi è estremamente indietro con meno dell’1% della popolazione sottoposta a vaccinazione.

La notizia di “varianti” non deve far allarmare e anzi deve esser visto come un fattore positivo a detta del Dott. Pregliasco, virologo dell’Università di Milano e direttore dell’Irccs Galezzi, in quanto il tener d’occhio queste mutazioni permette di identificare il miglior modo di affrontarle per tempo.

Cosa dice lo studio sulla variante giapponese

La variante giapponese era già stata osservata nel mese di Febbraio 2021, ma la sua particolare resistenza ha meritato le attenzioni degli scienziati della Tokyo Medical University, che hanno lavorato a un recente studio. E si hanno già le prime tracce di questa mutazione in Austria e in alcuni stati meridionali degli USA come Texas e Arizona.

Gli immunologi giapponesi che hanno sequenziato la variante giapponese avvertono sulla sua particolare costituzione, resistente agli anticorpi sviluppati dalla precedente infezione di Sars-Cov-2. Uno studio in essere, che va preso con estrema cautela per non generare allarmismo infondato. Quanto detto finora, infatti, è frutto di studi ancora in fase iniziale. Ciò riguarda anche la possibilità che questa mutazione possa avere come caratteristica una maggiore contagiosità, cosa possibile ma ancora totalmente da dimostrare.

Il Coronavirus ha 1200 varianti: tra queste anche la giapponese, E484k, ma è normale

Anche il Dott. Burioni invita alla calma, sottolineando che le varianti siano una cosa naturale e prevista nell’andamento mutevole di un qualsiasi virus. E in secondo luogo, evidenziando come il vaccino Pfizer sembri comunque essere efficace su questa ennesima variante.

Si calcola ad oggi la presenza di circa 1200 varianti di Covid-19, di cui 400 sotto particolare osservazione, come quella giapponese. Ha detto il professor Burioni:

Dobbiamo preoccuparci quando queste (varianti Nda) hanno caratteristiche che le rendono pericolose. 

Leggi anche: AstraZeneca, ancora dubbi sul vaccino inglese: nuovi casi di trombosi sospette

Variante giapponese, quarta ondata e Olimpiadi: la situazione

variante giapponese Coronavirus

Il Giappone, un paese caratterizzato dall’essere sviluppato su più isole e con 120 milioni di abitanti circa, fino a pochi mesi fa aveva resistito egregiamente all’impatto di questa pandemia da coronavirus. Addirittura i decessi totali nel 2020 sono stati minori del 2019, anno trascorso in assenza di Covid. E questo nonostante il Paese abbia diverse criticità quali: popolazione più anziana al mondo, città estremamente popolose con densità demografica molto elevata e, infine, anche forti flussi turistici.

In queste ultime settimane però il Paese dei samurai ha attraversato un repentino aumento di contagi nelle grandi città, specialmente Osaka, della variante inglese del coronavirus. I casi sono in aumento tra la popolazione in età avanzata, con un numero maggiore di decessi, (nonostante questo rimane altamente al di sotto della media dei paesi occidentali). Parliamo di poco meno di 10mila decessi, di cui l’80% registrati negli ultimi 4 mesi, durante la terza ondata che nel novembre scorso ha colpito il Giappone.

Ora il Paese sta adottando politiche più restrittive per cercare di interrompere quella che potrebbe essere una quarta ondata e che spaventerebbe di più la società nipponica di quanto non abbia fatto prima, anche in previsione delle Olimpiadi di questa estate già rimandata l’anno scorso, e ora riservate ai soli giapponesi.

Leggi anche: Coronavirus, scienziati inglesi: “Mascherine, detergenti e distanziamento rimarranno per anni”

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Luca Tartaglia
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Classe 88. Yamatologo laureato in Lingue Orientali, specializzato in Editoria e Scrittura, con un Master conseguito in Diritto e Cooperazione Internazionale. Ama dedicarsi a Musica e Cultura, viaggiare, “nerdeggiare” e tutto ciò che riguarda J. J. R. Tolkien
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