Il congelamento ovuli diventa un benefit aziendale per le dipendenti che lo desiderano

Se prima se ne sentiva solo parlare solo in grandi realtà come Apple o Facebook, adesso la pratica di concedere alle dipendenti che lo desiderano questo trattamento è approdata anche nel nostro Paese.

Asia Buconi
Asia Buconi
Classe 1998, romana. Laureata in Scienze politiche e relazioni internazionali, ama l’attualità e la letteratura, ma la sua passione più grande è la sociologia, soprattutto se applicata a tematiche attuali. Nel tempo libero divora film e serie tv.
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Il congelamento ovuli sta diventando un benefit sempre più diffuso anche nelle aziende italiane. Se prima se ne sentiva parlare solo in grandi realtà come Apple o Facebook, adesso la pratica di concedere alle dipendenti che lo desiderano questo trattamento è approdata anche nel nostro Paese.

Nello specifico, sono state diverse realtà molto attente al welfare aziendale a scegliere di accompagnare questa pratica con benefit aziendali, offrendo un accesso facilitato ai dipendenti alla medicina della riproduzione.

Il congelamento ovuli diventa benefit aziendale, ma è polemica

Ma in cosa consiste esattamente il congelamento ovuli che sempre più aziende stanno offrendo come benefit? In breve, si segue un protocollo di stimolazione ormonale da effettuare con specifici farmaci sottocute per 10-12 giorni, il prelievo degli ovociti mediante un piccolo intervento chirurgico in sedazione, della durata di pochi minuti, e la loro crioconservazione in laboratorio tramite vitrificazione, che permette di mantenere inalterate le caratteristiche delle cellule uova, in modo da poterle utilizzare anche dopo molti anni.

Ma, a commento della notizia della scelta di molte aziende di offrire questo trattamento come benefit, molti utenti non hanno nascosto la loro indignazione. L’argomento principale di chi si oppone è ben riassunto dal commento di una donna, che scrive: “Farebbero meglio ad offrire agevolazioni alle giovani donne lavoratrici incentivandole a diventare mamme in tempo anziché ricorrere ai ripari dopo”.

In passato, invece, a sostegno di questa pratica si era espressa l’attivista della crioconservazione degli ovociti Brigitte Adams, che a NbcNews aveva spiegato come – vista la difficoltà per le madri di “conciliare una carriera di successo ai figli” – tale possibilità dimostrerebbe la volontà di “investire sulle donne”, permettendo loro di costruirsi la vita che desiderano.

Congelamento ovuli, come funziona

In Italia si è parlato molto di congelamento ovuli dopo che diverse donne dello spettacolo, come Bianca Balti ed Emma Marrone, hanno ammesso di averne fatto ricorso. Si tratta di una pratica particolarmente consolidata in Paesi come Spagna e Regno Unito, ma che sta iniziando a diffondersi anche in Italia. Secondo alcune stime, riporta il quotidianosanità.it, nel nostro Paese il numero di persone che fa questa scelta è raddoppiato nella primavera 2021 rispetto allo stesso periodo del 2019.

Ma perché scegliere questa opzione? Le donne che vogliono preservare la propria fertilità e avere figli più avanti nel tempo – quando magari potrebbero esserci maggiori difficoltà nel concepimento naturale – possono sottoporsi alla crioconservazione degli ovociti.

Oltre alla ricerca di una maggiore stabilità economica – che solo il tempo permetterà di avere – altre motivazioni che rendono consigliabile un trattamento di social freezing sono, ad esempio, la necessità di affrontare cure chemioterapiche, che potrebbe compromettere la capacità riproduttiva, e la familiarità di menopausa precoce.

A un’età favorevole alla riproduzione si prelevano nella donna gli ovociti che poi saranno utilizzati – con tecniche di procreazione assistita – nel momento in cui si dovessero presentare difficoltà nel concepimento.

Il social freezing consiste in un trattamento preventivo da parte del personale medico. In breve, occorre accertarsi, tramite un colloquio in un centro specializzato per l’infertilità di coppia e la Procreazione Medicalmente Assistita, della riserva ovarica mediante un dosaggio ormonale e una ecografia transvaginale, in fase mestruale. Sono inoltre previsti esami diagnostici e infettivologi di legge, induzione e monitoraggio dell’ovulazione, prelievo e congelamento degli ovociti in azoto liquido, a -196° C.

La crioconservazione andrebbe effettuata fra i 25 e i 35 anni, come consiglia Alberto Vairelli, segretario della SIFES-MR, Società Italiana di Fertilità e Sterilità, intervistato da Il Corriere della Sera: “La crioconservazione di numero di ovociti pari a 15, se effettuata prima del compimento del 35esimo anno, può offrire una possibilità di successo dopo fecondazione in vitro fra il 40% e il 50%. Dopo i 35 anni le chance di una gravidanza si riducono progressivamente”.

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Classe 1998, romana. Laureata in Scienze politiche e relazioni internazionali, ama l’attualità e la letteratura, ma la sua passione più grande è la sociologia, soprattutto se applicata a tematiche attuali. Nel tempo libero divora film e serie tv.
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