Omelia choc del parroco di Cesena: “Fanno abortire donne e usano feti vivi per sperimentare i vaccini”

Domenica scorsa nella parrocchia di San Rocco le parole di don Paolo Pasolini hanno creato indignazione e sconcerto tra i fedeli. Ecco cosa è successo.

Elza Coculo
Elza Coculo
Elza Coculo, 30 anni, di adozione romana. Lettrice appassionata con formazione in Studi italiani. Laureata in Editoria e Scrittura. Redattrice per Il Digitale. Amo scrivere di attualità e cultura eco-sostenibile.
spot_img

“Fanno abortire le donne e usano feti vivi per le sperimentazioni dei vaccini anti-Covid”: queste le parole pronunciate la scorsa domenica durante l’omelia da don Paolo Pasolini, parroco nella chiesa di San Rocco, a Cesena.

Una denuncia pesante ma, soprattutto, priva di alcun fondamento scientifico, che ha finito per creare iun certo sconcerto tra i fedeli.

Il parroco ha parlato di “povere donne pagate per farsi ingravidare, e poi fatte abortire al quarto-quinto mese con l’estrazione del feto vivo”. Secondo il prete sarebbe plausibile checi sono aziende, e non cosche mafiose, che pagano donne povere per asportare il feto vivo, a cui vengono tolti gli organi e ceduti a chi sperimenta e vende vaccini”.

Ingenuità o mera ignoranza? Be’, in questo caso don Paolo non solo è caduto vittima di una vecchia fake news rilanciata spesso dai no-vax e già ampiamente smentita, ma dimostra anche di non conoscere le posizioni vaticane rispetto alle sperimentazioni sui vaccini che utilizzano feti abortiti, posizioni chiarite già dalla stessa Congregazione per la Dottrina della fede.

Cesena, omelia choc del parroco don Paolo: “Povere donne pagate per farsi ingravidare”

Dopo il terremoto che ha coinvolto il vaccino AstraZeneca e gli allarmanti ritardi della campagna di vaccinazione, la notizia del parroco della chiesa San Rocco a Cesena aggiunge benzina sul fuoco.

Durante l’omelia della scorsa domenica, don Paolo si lascia andare a un pasticciato discorso sul senso della vita e la pratica dell’aborto. Ha detto:

Siamo impazziti non solo sui rapporti sociali, ma sul valore della nostra vita.

In 14 mesi abbiamo imparato a non morire e ciascuno di noi si è talmente aggrappato alla vita che abbiamo fatto di tutto pur di non morire e non far morire, ed è giusto così.

Ma non abbiamo capito la logica di Gesù.

Qui stiamo imparando il ‘Si salvi chi può’, il ‘Mors tua vita mea’, cioè la tua morte è la mia salute. Vedi per esempio la fabbricazione di vaccini, a onor del vero anche di tanti altri vaccini fatti fino adesso, tramite le sperimentazioni fatte con feti vivi abortiti.

Dicono che è necessario e lo facciamo.

Ma nella macchina retorica del ‘bene comune’ c’è dietro un mondo mostruoso in cui la vita degli altri è la nostra vita e siamo disposti a passare sopra una stradina di feti abortiti, purché io arrivi in fondo guarito, sano e vivo.

Ma di cosa stava parlando don Paolo nella sua omelia? Facciamo chiarezza.

Leggi anche: Da Israele le parole choc del rabbino Asor sul vaccino: “Non lo fate, diventerete gay”

Le posizioni di don Paolo in contrasto con quanto chiarito dalla Congregazione

La notizia dell’omelia choc di don Paolo ha presto fatto il giro dei social e il dibattito che ne è seguito ha finito per rispolverare una “vecchia questione” già chiarita dalla stessa Congregazione per la Dottrina della fede non più tardi dello scorso dicembre.

In sintesi, tempo addietro la Congregazione è intervenuta per rassicurare i fedeli e ha chiarito che pur di contrastare il “grave pericolo” della diffusione del Covid-19 “in assenza di altri mezzi per arrestare o anche solo per prevenire l’epidemia, si può raccomandare la vaccinazione, specialmente a tutela dei più deboli ed esposti”. Il che significa accettare anche i vaccini sviluppati grazie alla ricerca sui feti abortiti. Segue però la Congregazione con estrema chiarezza:

L’utilizzo moralmente lecito di questi tipi di vaccini, per le particolari condizioni che lo rendono tale, non può costituire in sé una legittimazione, anche indiretta, della pratica dell’aborto, e presuppone la contrarietà a questa pratica da parte di coloro che vi fanno ricorso.

Insomma, l’accesso al vaccino anti-Covid non costituisce alcun tradimento di alcun principio della dottrina cattolica per la Chiesa. E anche la diocesi locale di Cesena ha ben presto preso le distanze dall’omelia di don Paolo, chiarendo che quelle dichiarate “erano posizioni personali del parroco”.

Leggi anche: Un vaccino contro il Covid esisteva già dal 2003, Gambotto: “Avrebbe potuto fermare la pandemia”

spot_img

Correlati

Chi era Antonio D’Acci, macchinista eroe che ha salvato 87 passeggeri prima di un infarto

Antonio D'Acci era un macchinista in servizio per Trenitalia da 40 anni e la...

Kledian Leka è il primo laureato non vedente in informatica a Parma con 110 e lode

Kledian Leka è un 23enne di origine albanese, residente a Casalmaggiore in provincia di...

Chi era il veterinario Marco Petrini, il Dottor Pet famoso sui social scomparso a 37 anni

Marco Petrini, meglio conosciuto come il Dottor Pet, si è spento la scorsa domenica,...
Elza Coculo
Elza Coculo
Elza Coculo, 30 anni, di adozione romana. Lettrice appassionata con formazione in Studi italiani. Laureata in Editoria e Scrittura. Redattrice per Il Digitale. Amo scrivere di attualità e cultura eco-sostenibile.
spot_img