Covid, apertura del Vaticano: “Vaccini creati da feti abortiti moralmente accettabili”

La Congregazione per la Dottrina della Fede in una nota approva la vaccinazione per contrastare il “grave pericolo” della diffusione del virus, anche se il farmaco è stato realizzato usando cellule di feti abortiti.

Elza Coculo
Elza Coculo
Elza Coculo, 30 anni, di adozione romana. Lettrice appassionata con formazione in Studi italiani. Laureata in Editoria e Scrittura. Redattrice per Il Digitale. Amo scrivere di attualità e cultura eco-sostenibile.
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Inaspettata l’apertura del Vaticano su vaccini anti-Covid realizzati utilizzando linee cellulari provenienti da feti abortiti.

La Congregazione per la Dottrina della Fede fa sapere in una nota, sottoscritta dal Santo Padre, che “è moralmente accettabile utilizzare i vaccini anti-Covid che hanno usato linee cellulari provenienti da feti abortiti nel loro processo di ricerca e produzione”.

In tempi di pandemia, pur di contrastare il “grave pericolo” della diffusione del virus, scrive la Congregazione, “si possono usare tutte le vaccinazioni riconosciute come clinicamente sicure ed efficaci”.

Il Vaticano apre all’utilizzo dei feti abortiti per i vaccini anti-Covid

Quando “la realtà è più forte dell’idea”, insegna Papa Francesco, anche la Chiesa è disposta a cedere. In questo caso la realtà si chiama Covid19, l’idea sono i principi custoditi dalla Chiesa stessa.

L’apertura del Vaticano non è affatto un passo indietro su tali principi, ma, appunto, uno sguardo lucido sulla realtà. Alla vigilia delle grandi campagne vaccinali annunciate dai molti Paesi colpiti dal morbo, il documento vaticano interviene in modo autorevole per chiarire dubbi e incertezze emerse negli ultimi mesi.

Accettare i vaccini sviluppati grazie alla ricerca sui feti abortiti non significa “una cooperazione formale all’aborto dal quale derivano le cellule con cui i vaccini sono stati prodotti” scrive la Congregazione. Nella nota si spiega, però, che quando non esistono vaccini “eticamente ineccepibili” allora è “moralmente accettabile” vaccinarsi anche con quelli provenienti da feti abortiti.

Leggi anche: L’esempio di Mattarella: “Non appena possibile mi sottoporrò al vaccino”

Il Vaticano sulla moralità dei vaccini

vaticano
Piazza San Pietro, Roma. Il 17 dicembre 2020 con una nota, controfirmata dal Santo Padre, la Congregazione per la della Dottrina della Fede apre sui vaccini anti-Covid realizzati utilizzando linee cellulari provenienti da feti abortiti.

Lungi dal voler intervenire in materia di sicurezza ed efficacia degli attuali farmaci, che compete invece a ricercatori e alle agenzie dei farmaci, la Congregazione si concentra solamente “sulla moralità dell’uso di alcuni vaccini anti-Covid 19”. Si chiarisce nella nota:

L’utilizzo moralmente lecito di questi tipi di vaccini, per le particolari condizioni che lo rendono tale, non può costituire in sé una legittimazione, anche indiretta, della pratica dell’aborto, e presuppone la contrarietà a questa pratica da parte di coloro che vi fanno ricorso.

Infatti, l’invito alle aziende farmaceutiche rimane comunque quello di produrre “vaccini eticamente accettabili che non creino problemi di coscienza”.

Il Vaticano ricorda l’importanza della tutela della salute

Ognuno è libero di scegliere, insiste la Congregazione, ma perseguendo il bene comune. Il fine, spiega la Chiesa, è quello della tutela della vita di ciascuno, in questo caso soprattutto della vita dei più vulnerabili.

“La vaccinazione non è, di norma, un obbligo morale e che, perciò, deve essere volontaria” si legge ancora nella nota, ma “in assenza di altri mezzi per arrestare o anche solo per prevenire l’epidemia, si può raccomandare la vaccinazione, specialmente a tutela dei più deboli ed esposti”.

Per chi rifiuta questo tipo di vaccini, rimando obiettore, si invita ad “adoperarsi per evitare, con altri mezzi profilattici e comportamenti idonei, di divenire veicolo di trasmissione dell’agente infettivo”.

Infine, l’ex Sant’Uffizio si augura che i vaccini siano accessibili “anche ai Paesi più poveri e in modo non oneroso per loro”, poiché la mancanza di accesso alle cure “diverrebbe un altro motivo di discriminazione e di ingiustizia”.

Leggi anche: Covid, la variante inglese del virus è in Italia

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Elza Coculo, 30 anni, di adozione romana. Lettrice appassionata con formazione in Studi italiani. Laureata in Editoria e Scrittura. Redattrice per Il Digitale. Amo scrivere di attualità e cultura eco-sostenibile.
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