Caso Genovese, parla Giulia: “Ho visto preti pippare coca e divertirsi con 18enni”

Le feste a Terrazza sentimento non sono le uniche in circolazione. Anzi, in giro c'è addirittura di peggio delle serate di Alberto Maria Genovese. Preti tra sesso e coca? Una modella racconta di aver visto questo e altro.

Silvia Aldi
Silvia Aldi
Classe 1990, laureata in Scienze Politiche con una specializzazione in Comunicazione pubblica Internazionale. Amante della storia sin da piccola e appassionata di grandi classici della letteratura italiana. Si auto definisce una sognatrice che tende a considerare sempre il bicchiere mezzo pieno anche nelle situazioni più critiche. Altri segni particolari? Appassionata di calcio e tifosissima!
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Si continua a parlare del caso Genovese e delle feste a Terrazza sentimento. Ma a quanto pare queste non erano le uniche in circolazione. Anzi, in giro c’è addirittura di peggio delle serate di Alberto Maria Genovese. Si racconta di preti tra sesso e coca e no, non è una scena della serie tv Suburra e improvvisamente non compaiono Aureliano e Spadino.

Ma ecco che compare Giulia Napolitano, giovane fotomodella che lavora come ragazza immagine per feste private, che a Fanpage.it, proprio sul caso Genovese racconta: “Ho visto preti mettere in fila ragazze nude cosparse di cocaina, ristoratori pagare 18enni per guardare porno assieme. Se faccio i nomi mi ammazzano”.

Caso Genovese e le notti brave dei preti tra sesso e coca

La giovane modella Giulia Napolitano, 21 anni, si è trasferita a Roma dalla Sicilia. Giulia ha raccontato di aver partecipato alla prima festa privata quando aveva solo 18 anni. Un giorno ha scoperto che la sua coinquilina faceva la escort ed è stata invitata in una famosa villa a 4 piani. Da lì ha assistito a tantissime scene di notti proibite, dal calcio alla Chiesa.

Ed è proprio quest’ultima è quella che è rimasta più impressa a Giulia che racconta come Roma sia piena di vescovi e preti che “fanno messa e tre ore dopo pippano cocaina e si divertono con 18enni come se niente fosse“. E racconta una di quelle notti brave in cui ha visto uomini di Chiesa divertirsi tra sesso e cocaina:

Una volta, in una bellissima villa romana di proprietà di una ex escort, ho visto un prete che aveva messo in fila tre ragazze nude sul letto e ognuna di loro aveva una striscia di cocaina sul pube. Il resto si può immaginare.

Ne ho visto un altro che faceva un threesome, un trio con due ragazze, e non si è fermato neppure quando sono passata nella stanza per andare in bagno.

Leggi anche: Alberto Maria Genovese, coca e festini a Terrazza Sentimento

Caso Genovese, parla Giulia Napolitano: “Le feste private a Terrazza sentimento non sono le uniche”

Alberto Maria Genovese
Caso Genovese, shockanti novità sull’imprenditore e i suoi festini a Terrazza Sentimento.

Fanpage.it ha rintracciato Giulia nell’ambito delle ricerche sul caso Genovese e lei ha confessato che le feste a Terrazza sentimento non erano le migliori in circolazione:

Preferisco non parlare di Terrazza sentimento perché le feste di Genovese non erano il top in circolazione.

La modella svela di aver visto feste peggiori di quella di Genovese in tutta Italia: a Milano, Roma, Sicilia e Sardegna.

Leggi anche: Violenza sulle donne: primo bilancio annuale del Codice Rosso

Il copione delle feste è sempre lo stesso: niente cellulari per rispettare la privacy

caso genovese
Caso Genovese, durante le feste come quella di Terrazza Sentimento c’è sempre la stessa regola: niente cellulare.

Giulia descrive lo stesso copione scoperto dagli investigatori della Squadra mobile a lavoro sui misteri del caso Genovese e delle feste di Terrazza Sentimento: niente cellulare durante le feste. Una regola fondamentale da seguire se si vuole partecipare. Serve per garantire le privacy degli ospiti o almeno così si dice. Racconta Giulia Napolitano:

Tutti gli organizzatori di feste private fanno lasciare il cellulare all’ingresso e molti usano bodyguard dentro e fuori casa per garantire la privacy degli ospiti, che spesso sono avvocati, medici, notai, ma anche calciatori, procuratori.

Dicono che sia per la sicurezza, in realtà nessuno vuole che si sappia che di giorno sono stimati professionisti e di notte si drogano e pagano ragazzine.

Eppure Giulia confessa di aver trovato un modo per aggirare il regolamento sul cellulare durante la sua partecipazione alle feste:

Avevo comprato un altro piccolo cellulare che nascondevo nelle mutande, nel reggiseno o negli stivali alti.

Così appena arrivavo andavo in bagno e scrivevo un messaggio a mia madre per informarla della situazione e avvertirla che nel caso non rispondessi oltre una certa ora avrebbe dovuto chiamare la polizia dando l’indirizzo.

L’omertà sulle feste: “Guadagnano 10mila euro al mese e droga gratis, meglio stare zitte”

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Caso Genovese e non solo: l’omertà sulle feste è dettata dalla paura di perdere lavoro e droga gratis.

Insomma, le feste private di Alberto Maria Genovese a Terrazza Sentimento non sono assolutamente un caso isolato. Anzi ce ne sono di peggiori. La domanda che sorge è perché le ragazze continuano a non rivelare quello che accade in questi party. Secondo Giulia Napolitano, infatti, l’omertà delle invitate alle feste come quella di Genovese è dettata dalla paura di perdere il lavoro e la droga gratis. Ha detto:

Ma chi vuole fare un lavoro serio? Guadagnano 10mila euro al mese se vogliono e all’improvviso devono andare a lavorare in un bar per mille? No, meglio stare zitte.

Insomma, viene da chiederci se si fa tutto questo per una borsa firmata. La risposta purtroppo è sì. La dignità, secondo Giulia, è barattata per quella borsa da 1000 euro perché proprio in quelle feste c’è il professionista di turno che, come compenso per passare una notte con lui, ti paga esattamente quella cifra:

Non si pente nessuna di questa vita. È difficile tornare a una vita mediocre, chi smette è perché è troppo vecchia, ha trovato marito o è morta per la droga. In ogni caso c’è un mare di ragazze che fa a gara per partecipare a queste feste.

Mica vai lì per la bella musica o per fare amicizia, ci vai perché c’è l’avvocato che ti dà mille euro. Così ti paghi l’università o magari ti compri la borsa che volevi. E poi non ci dimentichiamo che molte sono tossicodipendenti e lì trovano la droga gratis.

Dopo tutto quel che ha visto in questi tre anni di lavoro, Giulia è scioccata e dice di fidarsi “di Dio, non della Chiesa“. E voi?

Leggi anche: Diritto di voto alle donne: ecco come è andata

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