Violenza sulle donne: primo bilancio annuale del Codice Rosso

Dopo un anno dall'entrata in vigore del Codice Rosso si valutano gli effetti della legge contro la violenza sulle donne: meno maltrattamenti e abusi, ma più soprusi in famiglia e più femminicidi. La situazione è ancora drammatica.

Asia Solfanelli
Asia Solfanelli
Intraprendente e instancabile penna, poliglotta, appassionata lettrice e avida viaggiatrice. Sviscerata amante del cinema. E ultimo, ma non per importanza, eterna studiosa, perché non si finisce mai d’imparare.
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Codice Rosso contro la violenza sulle donne: il 19 luglio 2019 entra in vigore la legge n.69 che definisce nuovi reati di maltrattamento e violenza di genere introducendo nuovi meccanismi di tutela del sesso femminile. Poco più di un anno dopo, il 25 novembre, in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, la Polizia di Stato valuta gli effetti della direttiva e redige il bilancio: calo di stalking, ma aumento dei maltrattamenti in casa, oltre 1000 indagini di revenge porn e ancora troppi femminicidi.

Dati ancora preoccupanti, stop alla violenza sulle donne

violenza sulle donne
Stop alla violenza sulle donne: stalking e maltrattamenti in calo, ma ancora troppi soprusi domestici, e ancora troppe vittime.

La legge n.69 sancisce, innanzi tutto, che la violenza sulle donne necessita di una corsia preferenziale e di inchieste immediate. Pene più severe per violenza sessuale e stalking, e stop a revenge porn, sfregi al viso e matrimoni forzati. L’entrata in vigore del Codice Rosso aveva già dimostrato, nell’esigenza di definire nuovi crimini e di introdurre nuove strategie di difesa, la drammaticità della situazione e l’urgenza di un intervento. Un anno dopo, purtroppo non troviamo conforto nei dati: seppure migliorato rispetto allo scorso anno, il quadro sembra ancora molto lontano dall’avere un lieto epilogo.

Dati aggiornati rispetto al 2019 riportano: violenza sessuale -4%, corruzione di minorenne -10%, violenza sessuale di gruppo -17%, stalking -4%. Complessivamente, si registrano: 1.055 ammonimenti per stalking, 956 per violenza domestica e 352 provvedimenti di allontanamento d’urgenza dalla casa familiare e, da aggiungere, 1000 inchieste di revenge porn solo in un anno.

Cali rassicuranti solo se non si dovessero fare i conti con il lockdown che, oltre a bloccare buona parte dei crimini in strada, ha reso anche di più difficile la denuncia di quelli in casa. E proprio in questo contesto non sorprende il +11% di soprusi in famiglia. Sfatiamo anche il mito che siano principalmente gli immigrati i responsabili di tali deplorevoli azioni: i carnefici, ma anche le vittime, sono perlopiù italiani di età compresa tra i 31 e i 44 anni.

Leggi anche: Revenge porn, stupro, violenza fisica, verbale, stalking, femminicidio

Il dato più allarmante: i femminicidi

violenza sulle donne
Violenza sulle donne: numero di femminicidi in crescita, il dato penoso e allarmante.

Il calo dei numeri che riguardano stalking e maltrattamenti ci ‘rincuora’, almeno in parte. Il ‘sollievo’ però svanisce immediatamente non appena si va a vagliare quello che è il dato più doloroso e allarmante, il numero di femminicidi.

Rispetto alle 82 vittime del periodo compreso tra gennaio e settembre del 2019, il 2020 segna già ben 88 casi, di cui 77 con donne che risultano uccise da partner o ex partner, dato che rileva un aumento del 13,2% in relazione allo scorso anno. Liti e motivi passionali sono i principali moventi, mentre per l’esecuzione ci si serve tendenzialmente di coltelli o strumenti da lavoro. Un trend purtroppo reale e ancor più terrificante se solo si annoverano i due casi di ieri di Padova e Calabria.

Violenza sulle donne: manca cultura o l’intervento dello Stato?

Nell’attesa e speranza che si possa presto parlare di queste vicende come di un ormai passato superato, ci si continua a domandare se c’è qualcosa che ancora può essere fatto. Tra i due sessi un solo tipo di relazione dovrebbe essere possibile, quella di rispetto reciproco.

Il Codice Rosso non è bastato, forse lo farà. Forse sarà necessario un intervento più severo del legislatore o delle forze dell’ordine ancora più presenti, o persino invadenti. Dopo anni di lotte, purtroppo, ancora non abbiamo risposte né soluzioni.

Il patriarcato è finito, o almeno dovrebbe esserlo da un pezzo. E se non si può negare che uomini e donne non siamo uguali, e non lo sono per caratteri genetici, tendenze e inclinazioni, non si può neanche non riconoscere che che abbiano le stesse capacità e che debbano avere gli stessi diritti e le stesse possibilità. Semplicemente perché esseri umani, semplicemente perché anime. Quando impareremo questo, forse, potremo davvero parlare di progresso.

La violenza di genere è un crimine odioso che trova il proprio humus nella discriminazione, nella negazione della ragione e del rispetto. Una problematica di civiltà che, prima ancora di un’azione di polizia, richiede una crescita culturale.

Leggi anche: Femminicidio a Padova, uccide moglie incinta: la violenza sulle donne non si ferma, neanche oggi

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Asia Solfanelli
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Intraprendente e instancabile penna, poliglotta, appassionata lettrice e avida viaggiatrice. Sviscerata amante del cinema. E ultimo, ma non per importanza, eterna studiosa, perché non si finisce mai d’imparare.
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