“Una buona madre può commettere errori?” Ecco la risposta degli psicologi

Siamo sicuri che una madre per essere considerata perfetta non debba commettere sbagli? Donald Winnicott centra la sua teoria sulle imperfezioni che non dovremmo mai togliere dalla figura materna.

Melissa Matiddi
Melissa Matiddi
Esperta in comunicazione e digital marketing, studia lo yoga e le discipline orientali. Ama creare, leggere e viaggiare. Silenziosa ma rumorosa, è sempre pronta a varcare nuovi orizzonti.
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Chi ha detto che per essere una buona madre non bisogna commettere alcun tipo di errore?

Lo psicologo britannico Donald Winnicott ha messo a punto una teoria in cui ha dimostrato che le madri non devono seguire per forza ideali di perfezione nella cura dei propri figli.

Lo studio più conosciuto in merito, è quello sulla madre sufficientemente buona o dei genitori sufficientemente buoni.

Infatti, secondo lo psicanalista di stampo freudiano, non esiste una madre perfetta o meglio uno standard ottimale da seguire per evitare che i bambini non subiscano traumi o esperienze negative.

La teoria di Winnicott è riuscita ad alleggerire la figura materna dal peso sociale della perfezione.

Chi è la madre sufficientemente buona di Winnicott

Con madre sufficientemente buona, Winnicott definisce la capacità della figura materna di accudire il figlio, oscillando tra l’affetto e la frustrazione che il bambino subisce.

La figura materna possiede quella che Winnicott definisce come preoccupazione materna primaria, uno stato psicologico in cui vengono fornite al bambino le cure adeguate e la sperimentazione degli oggetti.

La mamma ha il compito di presentare al piccolo il mondo. Infatti, il comportamento della madre sufficientemente buona mira, attraverso un atteggiamento adattivo e identificativo nei confronti dei bisogni del bambino, ad un processo di sviluppo graduale.

Adattandosi ai bisogni del neonato, la mamma ne supporta il senso di onnipotenza. Secondo lo psicanalista, nei primi anni di vita, il bambino non esiste, lo stato simbiotico che lega madre e figlio assorbe tutto. Crescendo però le due figure si scindono dando luogo ad una separatezza fisica e psichica.

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La teoria dello sviluppo emotivo della madre sufficientemente buona

Secondo Winnicott una delle funzioni più importanti per essere una buona madre è permettere e stimolare il processo di integrazione dell’Io attraverso la protezione del bambino e la soddisfazione dei suoi bisogni.

Questi comportamenti che contengono il processo di integrazione dell’Io vengono definiti holding, permettono al neonato di acquisire fiducia nei confronti dell’ambiente esterno.

La madre sufficientemente buona di Winnicott presenta anche la funzione della manipolazione, detta handling, intesa come la capacità di maneggiare il figlio in tutte le sue parti corporee.

Anche il concetto di dipendenza viene affrontato dallo psicanalista che sostiene si manifesti tramite tre stadi:

  • Dipendenza assoluta, il piccolo non riesce in alcun modo a controllare l’affetto materno
  • Dipendenza relativa, il neonato ha sempre più bisogno delle attenzioni della mamma
  • Indipendenza, il bambino sviluppa un proprio modo di fare per non dipendere dalle cure materne

Prima di raggiungere l’interdipendenza, il bimbo deve soddisfare tre esigenze: l’integrazione delle parti di sé, la spersonalizzazione e la relazione d’oggetto tramite cui distingue la realtà interna da quella esterna.

Winnicott esamina ed approfondisce anche la questione della madre non sufficientemente buona. In questo caso però la condizione è legata ad una patologia psicologica e depressiva in cui la madre agisce in modo meccanico senza alcun tipo di adattamento provocando nel figlio angoscia e pericoli per lo sviluppo emotivo.

Leggi anche: Le migliori e le peggiori mamme Disney e Pixar: dietro un eroe c’è sempre sua madre

Come essere una buona madre

Per troppo tempo le madri sono cadute di fronte ai loro errori, pensando di non essere in grado di badare e accudire i loro figli. Cadute in quel vortice che accomuna mamma e perfezione in un’unica parola, hanno inseguito ideali di perfezione utopici.

Essere una buona madre non significa non commettere errori e non avere momenti di caduta libera. Essere consapevoli dei propri limiti e difetti è già di per sé molto positivo ed educativo.

La ricerca della perfezione non solo porta effetti negativi nella nostra vita, ma condiziona passivamente anche quella dei nostri figli. Solo guardando gli errori della madre, il bambino riuscirà a sviluppare quel senso di indipendenza e autonomia con cui sarà in grado di affrontare ogni tipo di esperienza.

Quindi, l’ideale di perfezione viene sgretolato dalla teoria di Winnicott secondo cui le imperfezioni fanno parte della figura materna e non dovrebbe per alcuna ragione essere cancellate.

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