Brasile, sentenza storica della Corte Suprema per i diritti indigeni: la comunità Guaraní torna a sperare

In Brasile una sorprendente vittoria della comunità indigena dei Guarani potrebbe vedere riconosciuti i loro diritti territoriali.

Luca Tartaglia
Luca Tartaglia
Classe 88. Yamatologo laureato in Lingue Orientali, specializzato in Editoria e Scrittura, con un Master conseguito in Diritto e Cooperazione Internazionale. Ama dedicarsi a Musica e Cultura, viaggiare, “nerdeggiare” e tutto ciò che riguarda J. J. R. Tolkien
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Brasile, una sentenza della Corte Suprema, forse storica, permetterà alle tribù indigene del Paese di avere un po’ di speranza dopo tanti soprusi e ingiustizie.

Non è un segreto che le diverse comunità tribali brasiliane, e non solo, da anni sono vittime di violenze, soprusi e trasferimenti forzati, soprattutto dopo la vittoria del presidente Bolsonaro. Però è una storia che getta le proprie radici ben più in là, dalla colonizzazione ai giorni nostri.

Queste collettività indigeni sono sempre state fragili prima ai conquistatori, gli industriali e le grandi multinazionali poi, e oggi anche ad interessi economici e politici. Ma questa vittoria, in particolare dei Guaraní, figlia di un ricorso alla Corte Suprema del Brasile dopo una sentenza del 2014 che vedeva annullati i confini di demarcazione delle loro terre ancestrali, permette di andare di nuovo a processo.

Un processo che forse sarà più equo e dove potranno avere udienza i Guaraní stessi, una delle comunità indigene più popolose del Sud America, in precedenza esclusi dal processo decisionale. Nonostante ciò sia un risultato in conlusione risibile, permette di avere un precedente e in caso di creare un nuovo equilibrio di potere insieme a tutte le altre comunità indigene brasiliane.

Brasile e i Guaraní, popolo spirituale alla ricerca di una “Terra senza Demonio”

Brasile protesta Guarani

Come detto, in Brasile il popolo indigeno più numeroso del paese sono proprio i Guaraní, con una popolazione di circa 51 mila persone sparsa per sette stati. Questa comunità, popolo profondamente spirituale e legato alla terra, ha decenni di ingiustizie alla spalle, fatta di omicidi dei propri leader, come Marco Veron nel 2003, picchiato a sangue da allevatori e collaboratori dei ricchi proprietari terrieri che si erano impossessati delle terre tribali, più o meno illegalmente.

Oggi la comunità, in particolare nello stato di Mato Grosso do Sul dove una volta occupava circa 350 mila chilometri quadrati, si trova stipata in piccolissime riserve sovraffollate, covid-19 o non covid-19, diritti e non. Sfrattati dagli allevatori e imprenditori per fare posto al più aggressivo disboscamento, e quindi alle fare spazio alle enormi piantagioni di canna da zucchero e soia per biocombustibili che hanno decimato per decenni intere porzioni di foresta amazzonica.

Sfrattati con violenza e arroganza, senza uno Stato forte alle spalle a tutelare i diritti delle comunità tribali. Un popolo che soffre nel non sentire più il legame con la propria terra, di vedere i propri leader assassinati e che da qualche anno vede anche un aumento importante dei sucidi all’interno della propria collettività.

QUESTA è LA MIA VITA, LA MIA ANIMA. SE MI ALLONTANERETE DA QUESTA TERRA MI TOGLIERETE LA VITA.

MARCOS VERON

Leggi anche: Amazzonia e Covid-19, a rischio la sopravvivenza delle tribù indigene

Brasile, la “retromada”: il tentativo di riprendersi le proprie terre e la decisione della Corte Suprema

Brasile indigeni

Il potere immenso degli allevatori è uno dei motivi di questo disastro ambientale e sociale per le comunità tribali. In particolare l’imprenditore e politico José Teixeira è implicato, secondo l’organizzazione Survival International, in una serie di attacchi alla comunità di Guyra Roka, un’altra tipologia di Guaraní, il cui leader Ambrosio Vilhalva è stato pugnalato a morte nel 2013 dopo una serie di “retromada”, tentativi di rioccupazione delle terre.

Uno scontro che va avanti da anni, perlomeno da quando è in vigore il cosiddetto Trucco del Limite Temporale, da Marco Temporal, l’ideatore di una manovra per manipolare la costituzione brasiliana, entrata in vigore nel 1988, e appropriarsi delle terre degli indigeni e provarli di ogni diritto di proprietà. Una proposta, in fase di discussione in Brasile, che in sostanza vorrebbe negare a qualunque comunità indigena il diritto di abitare su un dato terreno se non si fosse stati lì, fisicamente a presidiare la zona, nel 1988.

La paura, anche verso altri ricorsi in corso di altre comunità indigene, è che si crei un precedente che sancirebbe definitivamente una sconfitta difficile da superare per queste popolazioni e i loro diritti. Una manovra squilibrata e pericolosa che potrebbe trovare seguito sotto il governo di Bolsonaro, un presidente che a più riprese si è dimostrato ostile e arrogante con queste comunità e con l’ambiente che le circonda, con violenze, appropriazioni forzate, una totale deregolamentazione sulla tutela ambientale e non ultimo un tasso di deforestazione della foresta amazzonica senza precedenti.

Leggi anche: Bolsonaro indagato dall’Aia per genocidio dei popoli nativi del Brasile

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Classe 88. Yamatologo laureato in Lingue Orientali, specializzato in Editoria e Scrittura, con un Master conseguito in Diritto e Cooperazione Internazionale. Ama dedicarsi a Musica e Cultura, viaggiare, “nerdeggiare” e tutto ciò che riguarda J. J. R. Tolkien
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