Bonus nozze per i giovani, ma solo se si sposano in chiesa

Marianna Chiuchiolo
Marianna Chiuchiolo
Giornalista con studi in Mediazione Linguistica, una formazione da teatrante e una generale tendenza a perdersi nei vicoli di una fervida immaginazione. Ama in egual misura la scienza e la poesia e si spende da tempo per la crociata della Mental Health Awareness come missione di vita.
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Quello del matrimonio, si sa, è un passo importante, un impegno che richiede coscienza, maturità e – soprattutto! – spese. La generazione dei Millennials, un po’ per la sua cultura più libera e aperta, un po’ per i suoi stipendi tristemente magri rispetto a quelli delle generazioni precedenti, è sempre più orientata verso la convivenza o il matrimonio civile, celebrazione decisamente più economica rispetto a quella religiosa. Leggi anche: Da fedeli a follower il passo è breve: arriva l’App per pregare con il Papa Sarà per questo che la Lega ha deciso di venire incontro agli under 35 con una proposta di legge decisamente succulenta, non fosse altro che per le controversie ad essa collegate: detrazioni fiscali fino al 20% sulle spese del matrimonio in chiesa.

Fino a 20.000 di detrazione a tre condizioni

A firmare la proposta di legge sono stati circa 50 deputati con a capo Domenico Furgiuele, tutti schierati contro il calo dei matrimoni che pare stia scardinando le fondamenta del nostro paese. Tra le spese detraibili ci saranno quelle per gli ornamenti in Chiesa, per gli abiti degli sposi, il servizio di ristorazione, le bomboniere e persino trucco e parrucco. Il tutto per un totale detraibile di non oltre 20.000 Euro da ripartire in cinque quote annuali. Un’offerta che non si può rifiutare, direbbe qualcuno. Leggi anche: Perché il caso dei social dell’Inps è lo specchio impietoso della nostra società Le condizioni per usufruire delle agevolazioni sono tre: gli sposi dovranno avere meno di 35 anni ed essere cittadini italiani da almeno 10 anni, presentare un ISEE non superiore a 23.000 Euro e le nozze dovranno essere celebrate in territorio italiano, rigorosamente in chiesa e rigorosamente con rito cattolico.

Se è vero che l’Italia è un paese laico…

Poche volte ci siamo trovati davanti a una proposta così contraddittoria. Di certo molti giovani sono credenti e non hanno i mezzi economici per sposarsi, ma questo vale anche per gli atei e per gli appartenenti a una diversa confessione! Da qui la domanda: è giusto che uno stato dichiaratamente laico faccia passare una legge che agevola una categoria di persone sulla base della sua fede religiosa? Fino a che punto preservare la tradizione diventa a tutti gli effetti mezzo discriminatorio in un luogo che dovrebbe essere neutrale dal punto di vista della fede? A voi la risposta.   di Marianna Chiuchiolo

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