Roma, dopo un anno la biblioteca di Palazzo Venezia riapre grazie a una petizione di 6.500 firme

Dopo oltre un anno di ingiustificata chiusura, la biblioteca di Palazzo Venezia, punto di riferimento nazionale per studenti e lavoratori, ha riaperto. Ora se ne attende il trasferimento.

Asia Solfanelli
Asia Solfanelli
Intraprendente e instancabile penna, poliglotta, appassionata lettrice e avida viaggiatrice. Sviscerata amante del cinema. E ultimo, ma non per importanza, eterna studiosa, perché non si finisce mai d’imparare.
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La biblioteca di Palazzo Venezia a Roma, l’unica ad essere specializzata in archeologia e storia dell’arte a livello nazionale, finalmente è riuscita a riaprire le sue porte, inspiegabilmente chiusa da ormai oltre un anno dal primo lockdown.

La Consulta Universitaria Nazionale per la Storia dell’Arte si è mossa indirizzando una lettera proprio al Ministro Franceschini e il professor Enrico Parlato, docente dell’Università della Tuscia e presidente della Consulta Universitaria Nazionale per la Storia dell’Arte (CUNSTA), ha potuto annunciare con gioia la riapertura.

Contro l’ingiustificata chiusura della biblioteca di Palazzo Venezia 6.500 firme

Contro l'ingiustificata chiusura della biblioteca di Palazzo Venezia 6500 firme.

Come ogni attività, la Biblioteca di Archeologia e Storia dell’Arte (BIASA) lo scorso anno ha dovuto sospendere i propri servizi. Ma il fatto che a distanza di oltre un anno, malgrado le disposizioni vigenti lo consentissero, non avesse ancora riaperto risultava strano e ingiustificato.

Studenti, studiosi e lavoratori dei beni culturali, che avevano così perso un polo di riferimento, una fonte imprescindibile di reperimento di materiali, non sono potuti restare in silenzio e soffocare il proprio disagio.

La CUNSTA, la Consulta Universitaria Nazionale per la Storia dell’Arte, ha deciso così di intervenire rivolgendosi direttamente al ministro della Cultura Dario Franceschini: attraverso una petizione online sono state raccolte ben 6.500 firme a favore della riapertura con la massima urgenza di quello che per moltissimi è uno strumento di formazione e lavoro imprescindibile.

La lettera della CUNSTA per la riapertura della biblioteca di Palazzo Venezia

Nella lettera indirizzata al Ministro per la biblioteca di Palazzo Venezia la CUNSTA scriveva:

Gentile Ministro Dario Franceschini, con la presente, la CUNSTA Le chiede di voler determinare con la massima urgenza la riapertura della Biblioteca di Archeologia e Storia dell’Arte di Palazzo Venezia a Roma. 

Gli studenti di storia dell’arte, archeologia e beni culturali, hanno in questa Biblioteca lo strumento primario della loro formazione e in essa dovrebbero trovare gli strumenti della loro iniziale carriera: per esempio i dottorandi, sottoposti a ritmi e scadenze da osservare obbligatoriamente pena la perdita dell’obiettivo.

Questi giovani studiosi sono costretti ad affollare le biblioteche straniere, che però sono di solito riservate solo a studiosi accreditati e che già stanno restringendo gli accessi ai più giovani.

La chiusura della Biblioteca di Palazzo Venezia è dunque un danno grave, in particolare nei confronti delle giovani leve ma anche di tutti gli studiosi e coloro che curano il patrimonio artistico nel Ministero da Lei diretto e in generale nel mondo del lavoro; è un’incomprensibile dispersione di risorse che sottrae libri e fondi preziosi alla pubblica consultazione; un plateale spreco di denaro pubblico, considerando i costi di gestione e del personale.

Fortunatamente, il Ministro ha accolto immediatamente l’istanza e ora il polo bibliotecario e i suoi servizi sono di nuovo accessibili.

Leggi anche: “10 anni d’amore non si cancellano”: Nuovo Cinema Palazzo faro per la comunità romana

Il futuro della biblioteca di Palazzo Venezia

Il futuro della biblioteca di Palazzo Venezia.

Come già spiegato, la biblioteca di Palazzo Venezia è un punto di riferimento per lavoratori e studiosi di importanza a livello non solo locale, ma nazionale.

Motivo per cui tutti i fruitori auspicano che il polo bibliotecario sia presto trasferito nella nuova sede di Palazzo San Felice, sempre a Roma e secondo il progetto elaborato da Mario Botta e per il quale sono già stati stanzianti ben 10 milioni di euro nell’ambito del programma di Grandi Progetti Beni Culturali del MiC, di cui tuttavia sono tuttora sconosciute le tempistiche.

La nuova struttura consentirebbe di disporre di nuovi spazi non solo per i visitatori, ma anche per numerosi volumi con cui si potrebbe valorizzare e arricchire il prestigio della BIASA.

La lettera con cui si rivendicava l’urgenza della riapertura è stata quindi un ottimo pretesto per sollecitare, seppur implicitamente, anche il trasferimento ed evitare che venisse preso a pretesto per una non riapertura.

Né vogliamo credere che il MIC voglia utilizzare il progettato trasferimento della Biblioteca in altra sede (i cui tempi sono molto aleatori) come alibi per una chiusura sine die.

Un piccolo sforzo organizzativo si tradurrebbe in un segnale di concreto ottimismo di cui tutto il Paese ha bisogno. Sarebbe un modo semplice per ribadire quella centralità e il ruolo civile dei Beni Culturali e della memoria storica, messaggio di cui Ella si è fatta portavoce in molteplici occasioni; e anche una prova d’orgoglio da parte di un Paese e di un settore scientifico che attualmente dipendono dalla cortesia e disponibilità di istituzioni straniere.

E conclude:

certi dell’attenzione che lei vorrà prestare a una questione che tocca trasversalmente tutte le categorie che lavorano nel Ministero da lei diretto e più in generale tutto il mondo dell’arte e dell’archeologia in Italia.

Leggi anche: In occasione della Giornata mondiale del libro, un viaggio tra le biblioteche più belle del mondo

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