Il senatore americano Bernie Sanders blocca vendita di armi in Israele e si scaglia contro Netanyahu: “Ha fomentato la violenza”

Il senatore democratico tramite una risoluzione sta tentando di impedire la vendita di un carico di armi a Israele, armi che dovrebbero essere vendute ugualmente nonostante la tregua.

Tommaso Panza
Tommaso Panza
Salentino, classe 1993. Una laurea in mediazione linguistica. Fondazione Basso(Roma). Amante della lettura e del cinema, in particolare delle opere che raccontano spaccati di realtà. Deciso sin da piccolo a diventare un giornalista.
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Armi in Israele bloccate, forse. Lo scorso giovedì, nelle ore precedenti al raggiungimento per l’accordo sul “cessate il fuoco” tra Israele e Hamas, il senatore democratico, nonché ebreo, Bernie Sanders ha depositato in Senato a Washington una risoluzione che mira a bloccare la vendita di armi statunitensi a Israele per un valore complessivo 735 milioni di dollari.

Portando avanti in questo un’iniziativa della Camera dei Rappresentanti in risposta al conflitto tra Israele e il gruppo di Hamas nelle terre di Gaza.

Armi in Israele, l’opposizione di Bernie Sanders: “Apriamo la strada a un futuro di pace”

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Il profilo social di Bernie Sanders è tra i più attivi del panorama dei politici americani, e durante i giorni del conflitto, fin dall’inizio, non ha fatto mai venir meno la sua contrarietà ai missili israeliani su Gaza, nonostante Sanders sia di religione ebraica ma non per questo favorevole a un genocidio di massa, a ragion veduta poi.

Subito dopo il cessate il fuoco tra Israele e Hamas il senatore democratico ha rilasciato una dichiarazione che riguardava in particolare il ruolo degli Stati Uniti:

Credo che gli Stati Uniti debbano aiutare ad aprire la strada a un futuro pacifico e prospero sia per gli israeliani che per i palestinesi

La risoluzione di Berni Sanders per bloccare il carico di armi in Israele era stata presentata mercoledì, questa sottolineava in particolar modo l’importanza delle vite israeliane e palestinesi: “Considerando che ogni vita palestinese è importante, e considerando che ogni vita israeliana è importante: ora, quindi, sia riportato che il Senato (…) solleciti un cessate il fuoco immediato. Così recitava uno dei passaggi della risoluzione di Sanders.

Armi in Israele: la risoluzione di Bernie Sanders e i tumulti all’interno del partito democratico

Armi in Israele: la risoluzione di Bernie Sanders e i tumulti all'interno del partito democratico

Ora che tra i vertici politici del governo americano, a meno di 24h dal raggiungimento dell’accordo di tregua tra Hamas e Israele, nessuno sapesse nulla è veramente poco realistico da credere. Quindi tregua o no il carico di armi americane in Israele ci dovrà arrivare lo stesso.

Tutto questo pur volendo prescindere dal fatto che gli aiuti militari degli Stati Uniti a Israele ammontano a circa 4 miliardi di dollari l’anno, come ribadito in più occasioni dal senatore Sanders.

La risoluzione di Bernie Sanders per bloccare la vendita immediata di 735 milioni di dollari di armi in Israele è stata una mossa attuata su due fronti.

La risoluzione era stata depositata lo scorso mercoledì in risposta a una misura separata del senatore repubblicano Rick Scott che afferma il sostegno degli Stati Uniti a Israele.

Divisioni nell’ala democratica

Il conflitto in Medio Oriente tra Israele e Hamas ha generato delle crepe molto profonde all’interno partito democratico tra l’ala progressista e quella diciamo un pò più conservatrice che sostiene le linee guida della Casa Bianca. 

Ora c’è un dato che fa riflettere: l’amministrazione del neo presidente americano Joe Biden ha approvato la potenziale vendita di armi per 735 milioni di dollari a Israele e l’ha inviata al Congresso il 5 maggio per una revisione formale, a ridosso del conflitto tra Israele e Hamas che sarebbe scoppiato di li a pochissimo, esattamente 5 giorni dopo, il 10 maggio.

I leader democratici e repubblicani delle relazioni estere del Senato e dei comitati per gli affari esteri della Camera hanno tutti appoggiato la vendita durante la revisione del 5 maggio. Una revisione puramente di facciata, essendo come già detto il sostegno dell’America a Israele non solo politico ma soprattutto militare.

I legislatori avevano infatti annunciato che eventuali sforzi per fermare la vendita sarebbero falliti, dato il tradizionale forte sostegno bipartisan sia alla Camera che al Senato per la vendita di armi a Israele.

Per evidenziare la spaccatura all’interno della corrente democratica è da riportare che il senatore democratico per lo stato del New Jersey, Bob Menendez, nonché presidente democratico delle relazioni estere del Senato, aveva anche lui annunciato che si sarebbe “opposto alla risoluzione di Sanders

Ha anche detto di non essere sicuro che Sanders lo avesse presentato entro un periodo di 15 giorni di preavviso richiesto.

“Non riesco a immaginare che passi”, ha detto ai giornalisti Il ​​senatore Jim Risch, il massimo esponente repubblicano del comitato per le relazioni estere del Senato, circa la risoluzione di Bernie Sanders riguardo il blocco per la vendita di armi in Israele.

Quello che è chiaro è che queste armi a prescindere dalla pace, o per meglio dire dalla temporanea sospensione del conflitto, dovranno essere recapitate a Israele, Sanders ne ha sicuramente rallentato la spedizione, resta da capire se riuscirà anche ad annullarla.

Bernie Sanders parla della politica di Netanyahu

Bernie Sanders parla della politica di Netanyahu

Bernie Sanders, non ha mai condiviso nulla della politica di Netanyahu, e ogni qualvolta il senatore democratico può esprimersi a sfavore delle politiche del primo ministro israeliano lo fa senza freni diplomatici.

Lo ha fatto alcuni giorni fa, mentre il conflitto era ancora in corso, sul New York Times, e il suo intervento ha destato non poco scalpore.

Su Sanders sono piovute subito le critiche di uno dei più famosi politologi e avvocati americani, Alan Dershowitz, professore presso la facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Harvard nonché ebreo-ortodosso e che ha definito Bernie Sanders:

Un ebreo che odia se stesso, è disposto a vedere Israele sconfitta militarmente da un gruppo terroristico solo perché lui é all’estrema sinistra.

Bernie Sanders sta sostanzialmente incoraggiando Hamas a continuare quello che sta facendo, e la squadra è il New York Times.

Quello che Bernie Sanders ha fatto sul NYT è stato attaccare la cultura e la politica razzista e repressiva del governo di Benjamin Netanyahu riversata militarmente sulla Palestina, qui alcuni estratti:

Le famiglie palestinesi nel quartiere di Gerusalemme di Sheikh Jarrah vivono da molti anni sotto la minaccia di sgombero, navigando in un sistema legale progettato per facilitare il loro spostamento forzato. E nelle ultime settimane, i coloni estremisti hanno intensificato i loro sforzi per sfrattarli.

Quegli sfratti sono solo una parte di un più ampio sistema di oppressione politica ed economica. 

Per anni abbiamo assistito a un approfondimento dell’occupazione israeliana in Cisgiordania e Gerusalemme est e un continuo blocco su Gaza che rendono la vita sempre più intollerabile per i palestinesi. 

A Gaza, che conta circa due milioni di abitanti, il 70% dei giovani è disoccupato e ha poche speranze per il futuro.

In una recente intervista rilasciata recentemente a Face the Nation sulla rete Cbs, Sanders si è nuovamente scagliato pesantemente contro Netanyahu:

Quello che dovete fare è anche capire che, nel corso degli anni, il governo Netanyahu è diventato estremamente di destra, e che ci sono persone nel governo israeliano ora che sono apertamente razziste.

Durante più di un decennio del suo governo di destra in Israele, il signor Netanyahu ha coltivato un tipo di nazionalismo razzista sempre più intollerante e autoritario.

Nel suo sforzo frenetico di rimanere al potere ed evitare di essere perseguito per corruzione, il signor Netanyahu ha legittimato queste forze, tra cui Itamar Ben-Gvir e il suo partito estremista Potere Ebraico, portandole nel governo.

Bernie Sanders ha poi concluso:

È scioccante e triste che le folle razziste che attaccano i palestinesi nelle strade di Gerusalemme abbiano ora una rappresentanza nella sua Knesset (Parlamento israeliano).

Leggi anche: La denuncia di Weapon Watch: “Le armi israeliane passano dai porti italiani”

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Salentino, classe 1993. Una laurea in mediazione linguistica. Fondazione Basso(Roma). Amante della lettura e del cinema, in particolare delle opere che raccontano spaccati di realtà. Deciso sin da piccolo a diventare un giornalista.
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