Attrazione sessuale genetica, quando l’eccitamento è verso un genitore

L'attrazione sessuale genetica rappresenta uno dei tabù più resistenti e callosi di sempre. La totale assenza di studi dimostra la vergogna e il disgusto provati dalla società.

Melissa Matiddi
Melissa Matiddi
Esperta in comunicazione e digital marketing, studia lo yoga e le discipline orientali. Ama creare, leggere e viaggiare. Silenziosa ma rumorosa, è sempre pronta a varcare nuovi orizzonti.
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L’attrazione sessuale genetica verso un genitore è reale. Anche se, a nostro avviso, si tratta di un immagine torbida, sudicia e impura, dobbiamo parlarne.

Il termine viene usato per descrivere il comportamento di certi adulti che, incontrandosi per la prima volta, vengono attratti gli uni dagli altri, pur avendo legami di sangue.

Una madre che non ha mai incontrato suo figlio, si ritrova, improvvisamente, attratta e si innamora follemente di lui, a tal punto da mollare la sua vita e destinare tutto il suo amore e le sue energie al figlio ritrovato.

Questa condizione colpisce un numero elevatissimo di persone, eppure, gli studi di genere sul caso sono limitatissimi. La totale mancanza di ricerca scientifica è un fatto davvero preoccupante e inquietante. L’oscenità e la repulsione per l’argomento hanno completamente oscurato uno dei fenomeni più diffusi di sempre.

Complice la schizzinosità di una società che ha preferito nascondere e allontanare un problema che ha inghiottito e inghiotte ancora famiglie intere.

Che cos’è l’attrazione sessuale genetica

L’attrazione sessuale genetica, conosciuta in inglese come Gsa, Genetic Sexual Attraction, è un fenomeno di attrazione sociale e fisica che si manifesta tra consanguinei che si incontrano per la prima volta dopo diversi anni.

Il termine è stato coniato per la prima volta negli Stati Uniti, alla fine degli anni ’80, da Barbara Gonyo, nel tentativo di separare la Gsa dall’incesto poiché considerato generalmente come forma di abuso. La fondatrice di Truth Seekers In Adoption, la Gonyo, supporta, sostiene e sensibilizza gli adottati e i loro parenti attraverso la creazione di un gruppo basato sulla comunicazione e il dialogo.

Nel suo memoir I’m His Mother, But He’s Not My Son, la donna ha raccontato di quando, da sposata e con tre figli, incontrò il figlio, Mitch. Nonostante il suo amore non fosse ricambiato, la signora è stata sempre condizionata e guidata dai sentimenti e dall’amore per il giovane in modo profondo, viscerale e passionale.

La storia di Gongyo testimonia la forte attrazione sessuale che un/a padre/madre può avere nei confronti del/lla figlio/a. All’età di 42 anni Barbara si è ricongiunta con il ragazzo, ormai 26enne. Follemente innamorata e attratta fisicamente, ha dovuto resistere e faticare una dozzina di anni per riuscire a frenare l’istinto originario di dormire carnalmente con lui.

Credimi, lo stato di eccitazione, che è cresciuto man mano che l’ho conosciuto, era erotico come qualsiasi cosa provassi per mio marito.

Volevo spogliarmi con Mitch, sentire la sua carne contro la mia. La prima volta che l’ho abbracciato, ha battuto qualsiasi sentimento che ho provato nella mia vita.

Se si fosse sentito allo stesso modo, non so se avrei potuto fermarmi. Ma Mitch aveva molta paura dei miei sentimenti e non parlerebbe mai di nessuno questo, o come si sentiva.

Dopo la pubblicazione autobiografica di Gongyo, l’espressione attrazione genetica è stata anche inserita nell’Oxford Dictionary of Psychology che la definisce come “una pulsione erotica tra parenti stretti, spesso fratelli o genitori-figli, che vengono separati all’inizio della vita e si ritrovano nell’adolescenza o nell’età adulta.

Confessare il proprio amore ad un figlio o ad un adulto è molto difficile, spesso chi esterna tali sentimenti si sente giudicato come anormale, peccaminoso e spaventoso. Ecco perché nella maggior parte dei casi, questo fenomeno resta silente e gli individui, anziché chiedere aiuto, restano nell’ombra.

Come avviene l’attrazione sessuale: lo studio

L’attrazione sessuale è il prodotto di intricate relazioni tra i geni e l’ambiente. Lo studio pubblicato sulla rivista Nature, Scientific Reports, chiamato, Opposite-sex attraction in male mice requires testosterone dependent regulation of adult olfactory bulb neurogenesis, indaga proprio sui meccanismi che regolano il comportamento d’attrazione fisica.

Per investigare al meglio tale funzionamento, gli scienziati hanno utilizzato un modello di topo caratterizzato da un gene specifico, chiamato Semaforina 7A. L’inattivazione di questo gene produce una drastica riduzione del numero di neuroni ipotalamici che producono l’ormone GnRh, il diretto responsabile del sistema di regolazione dell’asse riproduttivo.

Il modello ha rilevato che la riduzione di questo gene determina nei maschi un basso livello di testosterone. L’interesse verso questa struttura ha rilevato delle importanti evidenze sperimentali che regolano la produzione di nuovi neuroni nella vita. La neurogenesi adulta rappresenta dunque una forma di plasticità mentale in cui il cervello modifica la forma e l’attività dei suoi circuiti sulla base degli stimoli ambientali.

Lo studio ha dimostrato quindi che esiste una relazione diretta tra il livello di ormoni in circolo e l’interesse verso gli impulsi sessuali rilasciati da altri individui e che l’attrazione verso uno specifico sesso dipenda dal modo in cui viene modulato il processo di integrazione dei nuovi neuroni coinvolti nel comportamento sessuale.

Leggi anche: I giovani non fanno più sesso, la colpa è del capitalismo

Attrazione sessuale genetica: Freud contro l’effetto Westermarck

Nessuna analisi del desiderio proibitivo tra consanguinei è immune dal giudizio incombente di Sigmund Freud. Lo psicanalista austriaco sosteneva infatti che il Complesso di Edipo determinasse lo sviluppo di tutti i comportamenti sessuali. Tale teoria proposta nel 1897, affermava che ogni bambino avesse un istinto sessuale nei confronti della madre e ogni bambina lo avesse verso il padre.

Il superamento di questo complesso, produceva allo stesso modo, nel maschio e nella femmina, l’identificazione con il genitore dello stesso sesso e la soppressione di tutti gli stimoli sessuali. Tuttavia, ad ostacolare il pensiero del padre della psicanalisi, è stato l’antropologo finlandese Edward Westermarck, con il costrutto dell’anti-Edipo. Alla fine del 1800, affermò un punto di vista completamente diverso, basato sulla teoria dell’avversione naturale. Particolarmente interessato ai modelli matrimoniali e all’incesto, la sua idea venne, definita, imprinting inverso, in contraddizione con le idee di Freud.

Secondo il sociologo, i bambini che crescono in stretta vicinanza con gli adulti sarebbero meno attratti sessualmente gli uni dagli altri. L’effetto Westermarck dimostra che l’eccessiva familiarità, portava i fratelli e i parenti stretti, cresciuti insieme, ad evitare in ogni modo il contatto sessuale.

Quindi, per Freud il tabù dell’incesto è un meccanismo per reprimere le pulsioni sessuali verso i parenti, per Westermarck, invece, è la conseguenza al suo rifiuto.

Perché l’attrazione sessuale è ancora sconosciuta?

La schizzinosità della società ha reso questo argomento un vero e proprio tabù. La Gsa comprare raramente all’interno delle conferenze sulle adozioni perché le persone coinvolte e non, sono riluttanti a conoscere o riconoscere il fenomeno.

Senza studi e ricerche questo fenomeno continuerà a restare uno stigma sociale, condizionerà e destabilizzerà la maggior parte delle persone che ne soffrono.

Rompere il ghiaccio e confessare questo problema avviene di rado, solo quando la situazione verrà percepita come reale, gli individui cominceranno a farsi avanti e a raccontare di come l’attrazione sessuale per un parente abbia cambiato profondamente le loro vite.

Leggi anche: La monogamia ci ha reso infelici e infedeli

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