Antartide, il buco dell’ozono più grande degli ultimi 40 anni si è finalmente chiuso

Lo scorso settembre aveva raggiunto una dimensione di 24,8 milioni di chilometri quadrati. Oggi il buco dell’ozono più grande mai misurato si è finalmente chiuso.

Elza Coculo
Elza Coculo
Elza Coculo, 30 anni, di adozione romana. Lettrice appassionata con formazione in Studi italiani. Laureata in Editoria e Scrittura. Redattrice per Il Digitale. Amo scrivere di attualità e cultura eco-sostenibile.
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A pochi giorni dalla fine dell’anno 2020, il buco dell’ozono più grande e profondo degli ultimi 40 anni si è finalmente chiuso.

Si era aperto sull’Antartide e lo scorso settembre aveva raggiunto la dimensione record di 24,8 milioni di chilometri quadrati, diffondendosi su gran parte del continente antartico. L’Organizzazione mondiale di meteorologia ricorda:

È stato il buco più duraturo e uno dei più grandi e profondi dall’inizio del monitoraggio 40 anni fa.

Antartide, il buco dell’ozono più grande degli ultimi 40 anni si è chiuso

buco dell'ozono antartide

Il buco dell’ozono più grande mai misurato è stato originato da un vortice polare forte, stabile e freddo e dalle basse temperature alle altitudini della stratosfera. Gli stessi fattori meteorologici che hanno contribuito a creare il buco dell’ozono record nell’Artico del 2020.

È un fenomeno naturale che ciclicamente si ripropone. Scoperto nella prima volta nel 1985, il buco solitamente si riapre ogni anno tra agosto e dicembre. Può dipendere da fenomeni atmosferici naturali o anche dall’inquinamento causato dall’uomo. Si legge in una nota dell’OMM:

Le ultime due stagioni di buchi dell’ozono hanno dimostrato la variabilità anno su anno di queste brecce e migliorato la nostra comprensione dei fattori responsabili di queste formazioni, della loro estensione e della loro pericolosità.

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Il buco dell’ozono e il protocollo di Montreal

Il buco dell’ozono è una breccia che si crea di conseguenza alla riduzione dello strato di ozono che compone la stratosfera.

Il fenomeno naturalmente si verifica sulle regioni polari durante la primavera. Ci sono poi fattori esterni, quali l’inquinamento umano, che ne favoriscono la riduzione alterando gli equilibri naturali.

Lo strato di ozono, infatti, assorbe le radiazioni ultraviolette. Se lo strato si riduce, la quantità di radiazioni che raggiunge la superficie terrestre aumenta. In minima quantità gli ultravioletti non sono dannosi, ma se assorbiti in dosi maggiori hanno invece effetti negativi su tutto l’ecosistema.

Per scongiurare il pericolo di un eccessivo assottigliamento dell’ozono in stratosfera, nel 1987 si è provveduto a regolamentare l’uso di agenti chimici dannosi per l’ozono con il Protocollo di Montreal, favorendo la ripresa dello strato di ozono.

È stato calcolato che la situazione tornerà a livelli precedenti agli anni ’80 entro la metà del nostro secolo, ma, scrive l’OMM, per riuscire “abbiamo bisogno di un’azione internazionale continua per applicare il protocollo di Montreal”.

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Elza Coculo, 30 anni, di adozione romana. Lettrice appassionata con formazione in Studi italiani. Laureata in Editoria e Scrittura. Redattrice per Il Digitale. Amo scrivere di attualità e cultura eco-sostenibile.
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