Addio a Hans Küng, il ‘teologo ribelle’ che negò l’infallibilità papale

Scomparso Hans Küng: "Una grande figura nella teologia dell'ultimo secolo le cui idee e analisi devono fare sempre riflettere la Chiesa, le Chiese, la società, la cultura".

Asia Solfanelli
Asia Solfanelli
Intraprendente e instancabile penna, poliglotta, appassionata lettrice e avida viaggiatrice. Sviscerata amante del cinema. E ultimo, ma non per importanza, eterna studiosa, perché non si finisce mai d’imparare.
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Hans Küng, teologo dissidente, si è spento a Tubinga, in Germania, all’età di 93 anni.

Noto soprattutto per le sue posizioni critiche nei confronti della Chiesa e per le dispute teologiche che lo hanno visto scontrarsi il Papa emerito Joseph Ratzinger, suo antico compagno di studi, il teologo cattolico svizzero Hans Küng è tra i più celebri ‘teologi ribelli’.

Presbitero e saggista, Küng fu tra i teologi più osannati e criticati ad un solo tempo: una figura di assoluto rilievo quando si pensa all’evoluzione della Chiesa e alla sua apertura nei confronti della società contemporanea.

Chi era Hans Küng?

Chi era Hans Küng?

Svizzero di nascita ma residente a Tubinga, in Germania, Hans Küng venne ordinato sacerdote nel 1954 e alla sola età di 32 anni divenne professore ordinario della Facoltà di Teologia cattolica all’Università di Tubinga, città dove stabilì anche la sua fondazione, Weltethos (Etica Mondiale).

Tra i più giovani partecipanti del Concilio Vaticano II, quando vennero discussi i rapporti tra la Chiesa e la società moderna, in uno momenti di maggiore apertura della Chiesa cattolica al mondo laico, Küng fu tra gli oppositori del conservazionismo, fu un progressista, un riformista, bollato “relativista” dai più tradizionalisti.

Hans Küng, il dissidente sull’infallibilità papale

Hans Küng, il dissidente sull'infallibilità papale.

Alla fine degli anni Sessanta, le opinioni di Küng si materializzarono in un libro: nel 1970, nell’opera Infallibile?, il teologo mise in discussione l’infallibilità papale, cioè la necessità di prendere per vero e assodato tutto ciò che il Papa sancisce come verità di fede e di morale nei documenti ufficiali: un concetto in più occasioni ribadito dalla Chiesa e presente nelle conclusioni del Concilio Vaticano II.

Una tesi che nel 1979, al secondo anno di pontificato di papa Giovanni Paolo II, valse a Küng la revoca della ‘missio canonica’, ovvero l’autorizzazione all’insegnamento della teologia cattolica per opera della Congregazione per la dottrina della fede, l’ente della Chiesa cattolica che ne promuove la dottrina e che un tempo era nota come Santa Inquisizione.

Continuando ad essere sacerdote e a insegnare teologia ecumenica, nel 1995 fondò la Stiftung Weltethos, la Fondazione per l’etica mondiale, che, partendo da valori comuni, sostiene il dialogo e la cooperazione tra diverse religioni.

Leggi anche: L’Irlanda celebra la Giornata per le vittime di abusi sessuali, Papa Francesco: “Chiediamo perdono”

Hans Küng e la sua critica alla Chiesa

L’autorità papale per Küng era un’invenzione umana, pertanto non smise mai di esserne critico, così come del culto mariano.

Fautore dell’ammissione delle donne a ogni ministero, della partecipazione dei laici, sostenitore del dialogo ecumenico e interreligioso e di un’apertura al mondo con conseguente abbandono dell’esclusivismo teologico e l’eurocentrismo, il teologo svizzero si contrappose non solo al pontificato di Giovanni Paolo II, ma anche a quello di Ratzinger.

Quest’ultimo in particolare, nel 2000, con la dichiarazione Dominus Iesus sull’unicità salvifica di Cristo e della Chiesa, valse alla Chiesa una severa accusa di “megalomania e arretratezza vaticana”.

Ma non è tutto. Lo stesso Benedetto XVI finì più volte nel mirino di Küng: non solo accusato di essere conservatore e responsabile dei silenzi della Chiesa sulla questione mai risolta della pedofilia, ma anche attaccato per via della gestione del Vaticano e per il provvedimento con cui lo stesso Papa consentiva il rientro degli anglicani nella Chiesa cattolica.

Hans Küng con Bergoglio: “È rinata la mia speranza nella Chiesa”

Hans Küng con Bergoglio: "È rinata la mia speranza nella Chiesa".

Nel 2013, con l’elezione di Bergoglio, Küng sembrava avere ritrovato fiducia e speranza nella Chiesa. In un’opera autobiografica, dove lo stesso rivelava di aver invitato tramite una lettera il nuovo pontefice ad avere “coraggio” nell’intraprendere le riforme e a non lasciarsi abbattere da “forze contrarie”, scrisse: “È rinata la mia speranza nella Chiesa”.

Ritiratosi a vita privata per questioni di salute nello stesso anno, oggi la Pontificia Accademia per la Vita lo ricorda con un tweet:

Scompare davvero una grande figura nella teologia dell’ultimo secolo, le cui idee e analisi devono fare sempre riflettere la Chiesa, le Chiese, la società, la cultura.

Leggi anche: Papa Francesco in Iraq: è il primo pontefice a toccare “la terra di Abramo”

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