“A Chi Gioverebbe”, una commedia solletica il dibattito eternamente aperto sulla Legge Merlin

Una senatrice, Lina Merlin, si batté per abolire le case chiuse e vinse con una legge che porta ancora il suo nome. Ma fu un bene o no? È un tema ancora scottante, che non scade, bensì si complica, anche con l’aggravante del femminicidio, come dimostrano gli ultimi drammatici fatti di cronaca. A solleticare le coscienze questa volta è una commedia teatrale.

Silvia Buffo
Silvia Buffo
Silvia Buffo, 1985, giornalista. Ha fondato e dirige Il Digitale. Formazione classica e filologica, un dottorato di ricerca in Letteratura italiana, sui legami tra scrittura e nuovi media. “La bellezza è promessa di felicità” è il suo motto, che ha delicatamente rubato a Stendhal.

A solleticare l’eterno dibattito sulla Legge Merlin, stavolta ci ha pensato una commedia. A Chi Gioverebbe – Delitto e Castigo in una Casa di Piacere è una commedia teatrale che ci fa ritornare indietro al 1958, quando in Parlamento, in un’Italia ancora provata dalla Seconda Guerra Mondiale, si discuteva delle famose Case Chiuse dove si praticava la prostituzione sotto la tutela dello Stato. La commedia teatrale di Enza Li Gioi rimette in scena il cambio di paradigma della prostituzione avvenuto con l’approvazione della Legge Merlin.

Legge Merlin, fu un bene o no?

legge merlin

Fu un bene? L’intento era quello di eliminare il mestiere più antico del mondo o soltanto di sollevare lo Stato dalla funzione di protettore?
Il dibattito è ancora aperto, ma la prostituzione esiste ancora e oggi coinvolge nuove figure nate dall’immigrazione e da altre sfaccettature della società cosiddetta fluida in cui anche i social media fanno la loro parte.

E la brillante commedia della scrittrice goriziana Enza Li Gioi, è proprio in quel fatidico anno che mette in scena un’intrigante vicenda: nel bordello della signora Gemma, dove sono presenti ragazze provenienti da ogni parte del Paese con i loro relativi accenti dialettali, si consuma un delitto da parte di un politico su una giovane prostituta.

La polizia insabbia tutto come già accadeva e ancora accade con gli scandali che coinvolgono la politica. E da qui ha inizio la piccante, divertente e a tratti commovente storia, scritta da Enza Li Gioi per la regia di Mariaelena Masetti Zannini, andato in scena proprio in questi giorni nel Teatro Porta Portese.

L’intervista a Enza Li Gioi, autrice di A Chi Gioverebbe Delitto e castigo in una casa di piacere

legge merlin

Nella vita hai scritto tantissimo: libri, racconti, commedie, sceneggiature. Come nasce A Chi Gioverebbe?

Tra le numerose commedie che ho scritto e portato in scena A Chi Gioverebbe è quella che più amo per essere stata la prima in cui ho esordito come autrice teatrale. La scrissi nel 1995 quando ero direttore marketing della meravigliosa rivista “Primafila” edita dal Gruppo Poligrafico e Zecca dello Stato. Rivista che poi passò agli Editori Riuniti e infine chiuse come tante cose belle.

Come mai è stata riportata in scena solo moltissimi anni dopo?

Allora l’editore pubblicava anche testi teatrali in allegato al mensile. Avrei voluto farla pubblicare lì, ma non ne ebbi il tempo e il copione rimase nel cassetto fino al 2012 quando la rappresentammo al Teatro dell’Orologio e in seguito al Piccolo Teatro Campo D’Arte e alle Salette.

Nel 2018 un anniversario importante, quello dell’approvazione della Legge Merlin, ma anche adesso il tema è ancora ‘partecipato’, soprattutto post-pandemia nascono nuove declinazioni dell’argomento

Un lavoro come questo, per la sua tematica antica, ma sempre attuale, non ha bisogno di ricorrenze. La Legge Merlin infatti non eliminò di certo la prostituzione, ma di fatto ne eliminò lo sfruttamento dello Stato gettando migliaia di donne — schedate in questura e quindi messe nell’impossibilità di trovarsi un’occupazione — sulla strada senza speranza se non quella di ritornare al mestiere e di finire nelle mani di nuovi sfruttatori. Oggi chi pratica la prostituzione da strada è nelle mani della malavita organizzata e le protagoniste provengono in buona parte dal bacino dell’immigrazione. Va da sé che qui le connivenze politiche, come si rappresenta nella commedia, sono ancora più forti e temibili.

Sì, è un tema che non scade mai, bensì si complica… con l’aggravante femminicidio

No, non è scaduto il tema, ma si è ulteriormente complicato e sono anche di cronaca abbastanza recente casi di prostitute uccise proprio a Roma. Tutti casi purtroppo irrisolti e insabbiati come da triste tradizione.

La mia scelta quindi per un ritorno dopo tre anni di doloroso oscurantismo, non è solo di carattere affettivo per questo mio primo lavoro, ma anche per la trascuratezza che purtroppo riguarda questo enorme problema sociale (ultimamente siamo state escluse da un bando della Regione) a cui va aggiunto quello del femminicidio.

Professionisti della scena ti hanno affiancata in questo brillante progetto, com’è stato lavorare con i tuoi ‘fedelissimi’?

Sono grata della loro grande bravura e dedizione. È stato un lavoro di grande sacrificio. Mettere in scena questa commedia è stato fortemente voluto da chi già in precedenza l’aveva diretto con la consueta visionarietà e magnificenza spettacolare. Parlo di Mariaelena Masetti Zannini e del suo scenografo Anthony Rosa che l’ha affiancata gloriosamente. Una menzione particolare va all’ineffabile Maestro Francesco Paniccia e alla soprano Sara Pastore nonché a tutte le attrici e gli attori bravissimi dentro e fuori scena, poiché in questa nuova versione si è utilizzata la cosiddetta Quarta Parete con i contributi di Noemita Cortos e Giulia Ranzanici.

Lunga vita al teatro che “è la bella copia della vita”

LEGGE MERLIN

Ringraziando Enza Li Gioi di questa intervista, ricordiamo come questo lavoro artistico, di una sottile e tagliente riflessione sociologica, è stato possibile grazie a professionisti quali, Mariaelena Masetti Zannini alla regia, il maestro Paniccia alle musiche dal vivo, Antonis per l’iconica Foto di locandina, Carlo Sabelli alle luci e alla grafica, Antony Rosa alla scena e ai costumi, con un prezioso contributo dell’archivio vintage “La Gallina dalle ova d’oro”.

E alle interpreti e agli interpreti, al fianco della stessa Li Gioi in scena, Emanuela Bolco, Sylvia Di lanni, Franco Dragotta, Loredana Guagliuolo, Enza Li Gioi, Elena Marcon, Mariaelena Masetti Zannini, Brando Neri, Sara Pastore, Daniele Sirotti
Simona Sorbello, e la partecipazione speciale di Noemi Euticchio e ReginaQueen.

Quale futuro per la risoluzione di questo urgente e sfaccettato tema sociale? Intanto lunga vita al teatro che, come diceva Franca Valeri, ci piace, perché “è la bella copia della vita”.

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Silvia Buffo
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Silvia Buffo, 1985, giornalista. Ha fondato e dirige Il Digitale. Formazione classica e filologica, un dottorato di ricerca in Letteratura italiana, sui legami tra scrittura e nuovi media. “La bellezza è promessa di felicità” è il suo motto, che ha delicatamente rubato a Stendhal.
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