Perché il 25 aprile dovrebbe diventare una festa europea

La resistenza non fu solo italiana, ma anche francese, olandese, tedesca e danese. Estendere la festa del 25 aprile a tutta l'Europa potrebbe essere davvero una cosa buona. Vediamo il perché.

Melissa Matiddi
Melissa Matiddi
Esperta in comunicazione e digital marketing, studia lo yoga e le discipline orientali. Ama creare, leggere e viaggiare. Silenziosa ma rumorosa, è sempre pronta a varcare nuovi orizzonti.
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Il 25 aprile, come tutti sanno, si celebra in Italia la festa della liberazione. Per tenere viva la memoria di un paese che non si è arreso alla sconfitta, è stata istituita questa giornata in cui, grazie agli atti di resistenza e di coraggio, la dittatura venne piegata.

Riscrivere la storia non è possibile, ma possiamo partire proprio dal 1945, data in cui i destini di tutti si sono incrociati, per utilizzare la morte di uno dei mali più oscuri della nostra epoca e per unificare e rafforzare le democrazie e le coscienze europee di oggi, verso un solo tipo di politica: quella esercitata dai cittadini tramite la consultazione popolare.

Questo tipo di uniformazione potrebbe appunto iniziare estendendo a tutta l’Europa una festa che viene celebrata solo a livello nazionale.

Festeggiare insieme il 25 aprile: verso l’unificazione delle democrazie

Il 25 aprile del 1945 vennero liberate le grandi città tenute ostaggio dal nazifascismo. I protagonisti principali di questo grande movimento furono i partigiani che, con il loro coraggio riuscirono ad avere la meglio sulle forze militari di Mussolini dislocate nel nord-Italia.

Gli eroismi di quel giorno sono impressi in una memoria, la cui ricorrenza annuale cade solo nel nostro paese. E se la resistenza di quel giorno fosse celebrata in ogni città europea proprio per riportare alla luce e condividere quegli atti di ribellione e di disobbedienza civile che furono intrapresi non solo da italiani, ma anche dai cittadini europei, in quella e in altre occasioni?

Mettere insieme tutte le resistenze ci ricorda qual è il nemico che abbiamo combattuto e sconfitto. Per sentirci più vicini sotto il grande tetto della democrazia che prima di ogni cosa, unisce, bisognerebbe creare una festa europea.

25 aprile: verso la celebrazione di una Resistenza a livello europeo

Proprio durante la puntata di “Che tempo che fa”, il Ministro della Giustizia Carlo Nordio ha presentato la proposta di trasformare la festa Nazionale del 25 aprile in festa europea.

Se fosse per me il 25 aprile, o una data comunque lì vicina, dovrebbe diventare non solo una Festa nazionale ma una Festa europea perché la Resistenza non fu un fenomeno esclusivamente italiano, al contrario: iniziò in Francia nel 1940, con un gruppo nazionalista conservatore, quello di Combat comandato da Frenay, uno dei padri dell’unità europea.

Il Ministro ha poi proseguito spiegando come la sconfitta della dittatura possa diventare un elemento unificante per le democrazie: “Poi ci fu una Resistenza olandese, una Resistenza danese, una Resistenza russa e ovviamente anche una Resistenza tedesca, come si vide con la Rosa Bianca e con l’attentato di Stauffenberg alla Tana del Lupo. Ne farei una Festa europea perché la distruzione, la sconfitta del nazifascismo è un elemento che deve unificare le democrazie”.

Il mio primo gesto politico come Ministro, quando fui nominato nel novembre 2022, fu di recarmi al Mont-Valérien a Parigi, che è un po’ come le Fosse Ardeatine di Roma, dove c’è il monumento ai partigiani fucilati dai nazisti. Sono stato il primo Ministro della storia italiana a recarsi in questo luogo sacro dei francesi, proprio dove è iniziata la Resistenza Francese. Nel libro d’oro delle firme, dove compaiono soltanto Primi Ministri, capi di Stato e Ministri, la mia firma era accanto a quella di Macron. Era la prima volta che un italiano andava lì. Ho un sentimento di deferenza e devozione nei confronti di chi ha combattuto il nazifascismo”.

25 aprile: la storia non si può cambiare, il futuro sì

Estendere i festeggiamenti di un giorno di liberazione potrebbe soltanto che fare del bene a tutti quei cittadini comunitari, i cui pensieri sono ancorati ad una visione singolarista della liberazione.

Non una, ma tante celebrazioni con lo scopo di sentirci tutti parte della stessa famiglia, ma soprattutto figli della stessa madre: la democrazia.

Troppo spesso ci dimentichiamo quello che hanno dovuto passare i nostri antenati, minimizzando o normalizzando il coraggio di quella brutta epoca in cui persino i più temerari videro sbriciolarsi a poco a poco le loro possibilità di riuscita.

Per loro, per noi e principalmente per non commettere più errori atroci propaghiamo e festeggiamo insieme ai nostri fratelli europei la grande liberazione che fu.

Leggi anche: “Arrendersi o perire”: cosa sanno realmente i giovani italiani del 25 aprile

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Esperta in comunicazione e digital marketing, studia lo yoga e le discipline orientali. Ama creare, leggere e viaggiare. Silenziosa ma rumorosa, è sempre pronta a varcare nuovi orizzonti.
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