“Arrendersi o perire”: cosa sanno realmente i giovani italiani del 25 aprile

Oggi si celebra il 76° anniversario della Liberazione d’Italia da parte dei partigiani dalle truppe nazifasciste. Ma cosa realmente sanno i giovani di oggi sul 25 aprile?

Vittoria Lolli
Vittoria Lolli
In Brasile per i primi anni di vita, al sesto vola in Italia. Poliglotta, ora studia giornalismo, e nel mentre divora i libri dell’Oriana. Ottimista anche quando non c’è nulla per cui esserlo.
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Cosa sanno i giovani del 25 aprile? Un’occasione di festa per sbizzarrirsi tra alcool, amici e sole in spiaggia o vi giace dietro qualcosa di più importante?

Molti ragazzi sentono questa ricorrenza come un qualcosa di lontano e oggi fin troppo politicizzato. Secondo altri, si tratta di qualcosa che sicuramente non li riguarda. E a questi, fortunatamente, si aggiungono forse le persone ancora in grado di comprendere l’importanza di una data così carica di significato e speranza, incisa per l’eternità nella storia nazionale d’Italia.

Un unico grido: “Arrendersi o perire!”. Questo il messaggio diffuso ai microfoni di Radio Milano Liberata da Sandro Pertini per proclamare lo sciopero generale del 25 aprile 1945 contro i nazifascisti, rendendo gli italiani un popolo ufficialmente libero.

25 aprile, anniversario della Liberazione d’Italia: perché è importante ricordare

cosa sanno i giovani del 25 aprile

In breve, il 25 aprile si celebra l’anniversario della Liberazione d’Italia dall’occupazione nazista e dal regime fascista. Per la storia nazionale del Paese rappresenta una data emblematica, carica di importanza, ancora in grado di emozionare gli italiani, soprattutto coloro che la storia l’hanno fatta e vissuta in prima persona.

Il 25 aprile segna la data che pone ufficialmente fine alla dittatura del Ventennio, alla guerra che per cinque interminabili anni aveva devastato la Penisola.

Il 25 aprile segna la vittoria dei partigiani dopo i duri mesi della Resistenza.

Ma soprattutto, il 25 aprile segna la condanna a morte di tutti i gerarchi fascisti e del loro capo: Benito Mussolini.

Se volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati.

Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero perché lì è nata la nostra costituzione.

(Dal discorso di Pietro Calamandrei ai giovani)

Il 22 aprile 1946, su proposta del Presidente del Consiglio Alcide De Gasperi, il principe Umberto II proclamava ufficialmente la festività che con gli anni avrebbe ottenuto rilevanza nazionale.

Ma qual è il valore odierno di questa ricorrenza? Cosa è rimasto nelle generazioni di oggi della storia che questa data racconta? Cosa sanno i giovani del 25 aprile, del giorno che cambiò per sempre le sorti dell’Italia?

L’Italia liberata: cosa sanno i giovani del 25 aprile

Dunque, cosa sanno i giovani del 25 aprile? Troppo poco. Le nuove generazioni dimostrano di essere disinformate al riguardo, disinformazione dovuta forse alla scarsa attenzione tra i banchi di scuola o ad una semplice noncuranza nei confronti di un argomento tanto importante quanto significativo.

Voltare lo sguardo dall’altra parte di fronte ai fatti della nostra storia di italiani è molto comune oggigiorno, quasi al pari del rifiutarsi di andare a votare perché “tanto i politici sono tutti uguali, non fa differenza andare a votare”.

Da un reportage di Ballarò del 2015, emerge in modo quasi divertente, ma allo stesso tempo agghiacciante, cosa sanno i giovani del 25 aprile. E alcune risposte sono particolarmente spiazzanti.

I commenti di due intervistati: “Non volevo essere liberato. A quest’ora avremmo avuto la Merkel, sarebbe andato tutto molto meglio, non credi?” E ancora: “Non sono molto attaccata a queste cose, perché il regime fascista dipende da come viene visto o interpretato”.

Atrocità pronunciate dalle bocche di giovani che neanche troppo giovani sono. Parole che dimostrano cosa realmente sanno i giovani sul 25 aprile e sui martiri della Resistenza, morti per un ideale che ormai non ricordiamo più.

Un ideale forte, potente, che impone a tutti noi una domanda precisa: cosa dobbiamo a queste persone? E c’è una sola risposta: la libertà.

Leggi anche: Il massacro delle foibe, perché si parla di strage dimenticata

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